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Sette gonne, sette onde


Il riposo della venditrice di pesce   Nazaré    foto di Miguel CostaSette come le virtù,  come i giorni della settimana, come i colori dell’arcobaleno, ma soprattutto  come le onde dell’Atlantico, che si infrangono sulla spiaggia, prima di acquietarsi per poi riprendere il loro moto ciclico scandito dal numero sette. Forse è stato proprio per contare i movimenti del  mare e permettere una navigazione  più sicura  che le donne di Nazaré hanno adattato l’usanza di indossare sette gonne. Infatti, questo pittoresco borgo, adagiato su un tratto di costa a nord di Lisbona, ha vissuto per secoli in simbiosi con l’oceano,  traendo sostentamento dal duro lavoro degli uomini in mare e delle donne sulla terraferma.  Però ormai da  parecchi anni  è arrivato il turismo e di conseguenza la pesca ha perso d’importanza. Ormai non si vedono più le donne che pregavano ed imprecavano quando la burrasca rischiava di prendersi la vita dei loro cari, come purtroppo spesso accadeva, o i  buoi trainare sulla sabbia le barche al sicuro, quando  non c’era ancora un porto dove attraccare. Ma il fascino di questo luogo non si è  perso del tutto. Se ci si inerpica per i tornanti che portano sino in cima a un belvedere,  si rimane senza fiato per la bellezza dell’ampio litorale che una barriera di massicce  rocce a strapiombo sull’acqua cinge come  in un abbraccio, mentre i gabbiani, per niente timidi, civettano con i turisti. Sulla piazzola antistante ci sono anziane venditrici di pesce e di frutta secca, alle quali    domandare, anche se lo spessore attorno ai  loro fianchi lo lasci intuire, se indossano ancora le sette gonne, sette come le onde del mare.