Il Vento Del Tempo

kerma e il Faraone Nero (1° Parte)


Basso Egitto, anno 720 a.C. (circa). In un palazzo di Eliopoli ci sono due uomini faccia a faccia: uno bianco e uno nero. Uno dei due, seduto sul trono, esibisce le insegne del potere: nella mano sinistra ha il flagello, nella destra il pastorale, mentre sul capo porta una calotta bianca-rossa decorata dall'ureo, il diadema d'oro a forma di cobra che per tradizione è riservato ai faraoni e al dio Osiride. L'altro uomo ha dei vestiti laceri, l'aria rassegnata: prono e a capo chino, chiede clemenza al suo interlocutore e gli giura obbedienza eterna.A quanti uomini neri è toccato fare altrettanto di fronte ai conquistatori bianchi che li avevano sottomessi e schiavizzati? La storia non li conta. E la letteratura ne cita uno a simbolo di tutti: il celebre Zio Tom, creato nell'Ottocento dalla scrittrice americana Harriet Beecher Stowe. Ma la cosa strana è che a Eliopoli i ruoli consueti sono invertiti: infatti lo "Zio Tom" genuflesso è bianco, mentre il re sul trono è nero. Il primo si chiama Tefnakht e ha sangue mediterraneo. Il secondo si chiama Piye e viene da Npata, nell'Alta Nubia (ora Sudan).Oggi nessuno conoscerebbe la scena descritta sopra se nel 1862, vicino alla città sudanese di Kerma, un ufficiale ottomano non avesse trovato una stele con l'atto di sottomissione di Tefnakht, ex-ribelle, al re nero Piye. Nel testo, il bianco si descrive come un pezzente: "Ho il capo scoperto e le vesti in cenci". Poi invoca pietà: "Io certo sono un miserabile, ma non punirmi in proporzione al mio crimine". Infatti si auto-espropria: "Vadano al tuo tesoro tutti i miei beni: oro e ogni pietra preziosa e anche il fiore dei miei cavalli".
Raramente lo si ricorda, ma per cent'anni sull'antico Egitto regnarono faraoni dalla pelle scura: cinque re della stessa famiglia, nota come XXV dinastia. Venivano dal deserto, erano armati solo di archi e frecce, ma i loro architetti facevano miracoli: costruirono templi imponenti, eressero piramidi le più aguzze mai viste sul Nilo, tentarono addirittura di scolpire a forma di cobra un intero monte. Il primo faraone nero fu appunto Piye (o Piankhy), seguito dal fratello Shabata, dai figli Shabataka e Thaparqa, infine dal nipote Tunitamon.  
Tutto ciò accedeva fra il 747 e il 656 a.C., quando Roma era solo un neonato villaggio di pastori, impegnati in risse di paese coi vicini Sabini, allevatori contenti. Invece l'Egitto allora detto Tawy ("Due Terre"), aveva già alle spalle 2.500 anni di Storia ed aveva già vissuto e perduto la sua età dell'oro: prima aveva raggiunto la massima potenza militare col "Napoleone d'Africa" Thutmosi III (1458-1424 a-C.); e poi aveva toccato il culmine del prestigio con Ramses II (1279-1212 a.C.), il faraone di Mosè per intenderci; infine si era avviato al declino. Anche la Nubia, allora chiamata Kush, aveva storia da vendere. Intorno al 2.500 a.C. aveva visto nascere un regno con una grande capitale (Kerma) e ricche miniere d'oro. L'archeologo Charles Bonnet, dell'Università di Ginevra, che dagli anni '70 condusse scavi nella zona, disse che "Era il primo vero Stato d'Africa Nera". Grazie, anche, a Bonnet, oggi sappiamo molte cose dei primi Kushiti: che mummificavano i morti; che costruivano case di mattoni crudi; che avevano una sorta di parlamento, con sede in un edificio circolare.Sappiamo anche cose poco simpatiche: per esempio che, quando un notabile moriva, veniva sepolto in grandi tumuli a forma di torta, in compagnia di arieti (animali sacri) o schiavi vivi. Invece una cosa che tutt'ora non si sa a cosa servisse, sono alcuni enormi edifici cubici, detti DEFFUFA, che sorgevano al centro della città di Kushite. Oggi Kerma è solo un paesino circondato da rovine, ma la sua Deffufa, benchè malconcia, è ancora in piedi. E fuori porta sono state trovate "torte" larghe fino a 100 metri: una conteneva i resti di 400 persone.