Creato da attiduequattro il 19/04/2008

attiduequattro

Cristo è la Via

UN PO' DI "INUTILE" ME

E' finita la ricerca. Ora inizia la vita. Ho fatto una scelta controcorrente, ho scelto il debole, il povero, il senza tetto, il condannato: GESU'! Ed ho scoperto che "quelli che hanno messo sottosopra il mondo" sono proprio quelli che lo seguono.


Puoi conoscere qualcosa di più di me su scegligesu.com


www.la-bibbia.it parla di me. leggilo ora


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"Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e quello che udite dettovi all'orecchio, predicatelo sui tetti” (Matteo 10:27)     

Quello che di sensato e buono riusciamo a dire pubblicamente è soltanto frutto di una comunione intima e segreta con Gesù. Il valore delle nostre parole è dato unicamente da quello che lo Spirito Santo ci suggerisce nel “segreto della nostra cameretta”. Le nostre parole possono ferire o lenire le ferite, possono consolare o turbare i cuori, possono essere di edificazione o abbattere gli spiriti. Tutto dipende da quello che abbiamo imparato a udire nel nascondimento della nostra comunione con Dio: se il nostro cuore è ricolmo della Parola di Dio, della virtù del Suo Spirito, allora potranno scaturire dalle nostre labbra parole che fanno trasparire il carattere e il pensiero di Cristo. La Sua compagnia influenzerà il nostro linguaggio oltre che il nostro atteggiamento. Vogliamo essere saggi? facciamo una cosa semplice: preoccupiamoci di ripetere quello che lo Spirito Santo ci suggerisce all’orecchio, non aggiungiamo altro, rischieremmo soltanto di fare danni, ma se la compagnia di Gesù, se l’esserci ritirati in disparte con Lui ispira il nostro parlare, allora non esitiamo ad aprir bocca perché faremo soltanto riverberare la Sua voce. Prima di parlare in pubblico, però, stiamo in privato con Gesù

www.evangelo.it

 

 

"Signore aiutami!"

Post n°88 pubblicato il 20 Marzo 2013 da attiduequattro
Foto di attiduequattro

Gesù si ritirò a Tiro e Sidone e, mentre passava per quei luoghi, una donna cananea, estranea alla promessa "venne fuori e si mise a gridare". Trovò il coraggio di superare il pregiudizio del proprio vicinato e, per gli effetti della Grazia, riconobbe in Gesù la soluzione del suo problema. Il suo problema non le apparteneva, era della figlia. Quella donna trovò nella fede la forza di "uscire fuori" e di far valere i diritti del suo amore verso sua figlia. Un amore, quello che ci lega ai nostri genitori e a nostri figli, dipende dal ruolo, che ha i suoi diritti e i suoi doveri. Leggi tutta la storia in Matteo 15:21-28

Questa donna, questa mamma aveva deciso in cuor suo, di superare ogni ostacolo pur di arrivare alla soluzione del problema e, lasciandosi guidare dalla certezza che Gesù era colui che operava grandi opere, aveva riposto in quell'incontro tutte le sue possibilità. Non sbagliò il colpo. Adempì al suo compito, amare la figlia fino alla fine e, fino alla fine, credette che  Gesù potesse salvarlo.

Da questa mamma, da questa donna arriva l'esempio per i genitori di oggi: intercediamo, preghiamo, facciamoci garanti (per quanto possibile) davanti a Dio, per i nostri figli. E' un nostro compito. Il passo da compiere è facile. Tre piccoli gesti: "uscire fuori", "mettersi a gridare", "chiedere aiuto": il Signore è pronto.

 
 
 

Gesù, fermatosi, disse: «Chiamatelo!»

Post n°87 pubblicato il 08 Febbraio 2013 da attiduequattro
Foto di attiduequattro

Solo quando riconoscerai che sei cieco e mendicante, che hai bisogno di "pietà" e che è arrivato il tempo di arrendersi e griderai "Figlio di Davide, abbi pietà di me" allora Gesù si fermerà e ti manderà a chiamare. "Gesù, fermatosi, disse: «Chiamatelo!»" E' questo che successe a Bartimeo prima di essere guarito, prima di iniziare a "seguire Gesù per la via". E' questo che ti capiterà se gridi a Lui: ti cambierà il cuore e tu lo seguirai. Non sarai più cieco. Non sai più mendicante.

 
 
 

“Io riconosco che tu puoi tutto”

Post n°86 pubblicato il 24 Settembre 2012 da attiduequattro

Giobbe, troppo spesso, viene ricordato come l’uomo della pazienza, come colui che ha sofferto tanto e poi ha ricevuto. Ma di Giobbe, oltre le sue peripezie, è bello ricordare quello che Dio dice di Lui: “Quest’uomo era integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male”.

Ci vogliamo fermare qui e chiederci noi come siamo? Cosa temiamo? Cosa fuggiamo?

Potrebbe essere un ottimo esercizio per la nostra vita, ma quello che sta scaldando il mio cuore sono i primi 5 versi del capitolo 42 che trovano nel 6 la conclusione perfetta. “Perciò mi ravvedo”.

Per cosa?

Perché Giobbe, e oggi io e te, possiamo ravvederci dai nostri errori, dai nostri peccati e dalla nostra falsa condizione riconoscendo per Dio può tutto. Senza saperlo, il benedetto Giobbe (si avvia ad essere quello che “morì vecchio e sazio di giorni”) ci sta dando una prova della perfetta e Santa Trinità.

“Io riconosco che tu puoi tutto” è la confessione di una fede sincera che può esprimere solo un cuore che ha provato i benefici della Grazia. Senza Grazia, senza l’intervento diretto di Gesù nella nostra vita siamo privati di questa meravigliosa occasione. Una stilla pura di benedizione che riempie la nostra vita. Gesù è Dio. Dio è Gesù. E Dio e Gesù sono lo Spirito Santo. Un unico Dio con tre figure ben distinte. Come Giobbe anche io e te siamo fatti alla “loro” immagine: siamo corpo, spirito e anima eppure siamo uno. Quale meraviglia potevamo avere di più? Un cuore rigenerato, che si apre alla lettura e alla meditazione della Parola di Dio, la Bibbia, è un cuore che coglie occasioni diverse.

Abbiamo bisogno della nostra esperienza personale e non ci deve bastar aver sentito (il mio orecchio aveva sentito parlare di te) dobbiamo vedere di persona, dobbiamo essere testimoni oculari della Sua Potenza (ma ora l’occhio mio ti ha visto).

Gesù può tutto, non ci sono dubbi.

Cosa può? Ti faccio un esempio. C’era un giornalista che un giorno scrisse un articolo. In questo articolo puntò il dito, secondo una intuizione sbagliata contro due giovani. Lei, la ragazza “colpita” ci restò male e iniziò a guardare con “occhi ostili” il giornalista. Passano i mesi e la rabbia di questa ragazza resta immutata. Portava dentro di se un sentimento triste. Una sera, dopo un commento Facebook, il giornalista ebbe l’occasione (inaspettata anche perché pensava che quel sentimento non ci fosse più o almeno non lo considerava così presente) di poter raccontare la sua esperienza personale, diretta, con Colui che “può tutto”, Lei smise di “guardalo con occhi ostili”.

Spesso sbagliando crediamo che Dio debba operare con i nostri pensieri (eppure i suoi non sono i nostri e le sue vie sono più alte delle nostre) e con i nostri sentimenti. Giobbe, invece, ci esorta a riconoscere Gesù come “Colui che può tutto” e, ancora di più, ci esorta a realizzare nel nostro cuore che “nessuno può impedirgli di eseguire un tuo disegno”.

Spesso Dio usa le circostanze (chiedilo a Gedeone quando da 32mila uomini se ne trovò solo con 300) per “appianare le nostre vie” e allontanare da noi “gli occhi ostili” e liberare i cuori “da sentimenti tristi”. Gesù può tutto

 
 
 

Fortificati e compòrtati da uomo! (I Re 2:2)

Post n°85 pubblicato il 20 Giugno 2009 da attiduequattro
 

Risuona strano sentir Davide parlare con questi termini. L'uomo di Dio, il piccolo pastorello che sapeva indignarsiper le offese dirette al suo Dio incoraggia Salomone a "compotarsi da uomo". Volendo applicare queste parole alla nostra società, agli insegnamenti che la cultura di impone e al comune pensare di questi giorni, tutto si può dire tranne che di aver a che fare con qualcosa di cristiano.

Davide: "Io m'incammino per la via di tutti gli abitanti della terra". La morte è un sentiero che dobbiamo tutti calpestare. Buoni e cattivi. Pii ed empi. Uomini e donne. Santi e non. Padri e Figli. Madri e figlie. Suocere e nuore (per elencare le divisioni prodotte da Gesù. Magari leggile in Luca 12). E così, Davide, l'uomo dal cuore di Dio, assicura Salomone suo figlio, di essersi incamminato sul quel sentiero lì...
E, sul principio della sua testimonianza il Re, incoraggia il figlio a "comportarsi da uomo".

Cosa è comportasi da uomo.
Secondo le regole di oggi, comportarsi da uomo è l'insieme di tanti atteggiamenti che dovrebbero produrre una personalità o un idea. Magari, tante volte, dovrai far finta di quella o di quell'altra cosa. Qualche altra ancora, dovrai nascondere un pezzo della verità. Qualche altra volta ancora dovrai schierarti da una parte o dall'altra. Ma è così?

Comportasi da uomo, altre volte significa passare su alcuni principi, dimostrare di essere furbo, dimostrare di essere forte, dimostrare di valere qualcosa, dimostrare di aver il pugno duro, dimostrare di aver il principio. Ma è così?

Comportarsi da uomo, altre volte implica che tu scenda a compressi ora con tizio ed ora con caio. Significa vendere o mercizzare un'idea, una posizione, un pensiero. Altre volte ancora significa mostrare un lato falso di te. Altre volte dovrai girarti per non vedere. Ma è così?

Comportarsi da uomo, potrebbe significare stare sulla linea di mezzavia, così da tenere un piede di qui ed uno di là. Altre volte, invece, significa imparare ad incassare per poi ripartire. Significa schivare fino a quando puoi ma quando ti tocca sferrare, significa fare centro con potenza. Ma è così?

Comportarsi da uomo, oggi ha cambiato un po' il verso senso di quello che è.

A me piace questa definizione di comportasi da uomo: "Osserva quello che il Signore, il tuo Dio, ti ha comandato d'osservare, camminando nelle sue ie e mettendo in pratica le sue leggi, i suoi comandamenti, i suoi precetti, i suoi insegnamenti, come sta scritto nella Legge di Mosè, perchè tu riesca in tutto in quello farai e dovunque tu tu volga, (I Re 2:3, 4)

Ecco secondo Davide e soprattutto secondo lo Spirito Santo, cos'è comportarsi da uomo.

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Certe volte siamo chiamati a comportarci da uomini, soprattutto quando bisogna perdonare, pregare, intercede, amare, donarsi, comprendere.
Signore, abbi pietà di noi, pechè non sappiamo comportarci da uomini e donaci sempre di più uno Spirito di rivelazione affinchè possiamo imparare dall'uomo perfetto: Gesù!

 
 
 

Evangelizzazione

Post n°84 pubblicato il 26 Aprile 2009 da attiduequattro

Nel Vangelo di Luca, capitolo 12 dal versetto 49 al 53, Gesù ci mostra il template (duro da accettare) di tante evangelizzazioni. Durante lo scontro, durante la divisione, quando qualcuno è contro di te allora devi mostrare l'amore che serve. E quell'amore - utile - non è il tuo. Gesù ci mostra, con disarmante semplicità, che il tuo primo amore deve essere quello per Lui. Quando riuscirai a mettere in secondo piano gli altri amori allora avrai salito lo step necessario per amare. Sopporta la divisione. Sii coerente con chi ti è contro. Certo, sono divisioni e contrasti molto intimi, ma se la tua intimità è maggiore di quella carnale e sei intimo con Gesù, allora anche la divisione e il constrasto saranno piccola cosa da superare.

C'è un'altra piccola considerazione che voglio condividere con te. E' la grandezza dell'amore di Gesù. E' così che grande che avvolge tutti gli altri. Li avvolge. Allora, sei sei diviso con, e se sei contro con, ama di più Gesù, e il suo amore avvolgerà tutti.

Per capire fino in fondo quello che voglio dire è consigliabile la lettura del passo bibilico Luca 12:49-53.

 
 
 
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VÀ, PRENDI

Và, prendi le acque dell'oceano e contane le gocce, và conta i granelli del lido del mare e quando avrai compiuto tutto questo, non potrai ugualmente sapere quanto Gesù ti ami! Egli ti amava perfino quando prevedeva il tuo peccato. Ti amava con la conoscenza di quella che sarebbe stata la tua iniquità. E non di meno ti ama ora.

C.H. Spurgeon

 
 
 

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