I rumori dell anima

il giullare di corte


Sottotitolo: Il problema è proprio che le donne di destra, vedono solo il "complimento" sotteso (e cioè che le italiane sono belle). Non ci arrivano, è evidente, non capiscono la gravità delle cose che dice e che fa. A questo punto, non possiamo nemmeno prendercela con lui per l'idiozia di chi lo vota. A tutto c'è un limite, non venitemi a dire però che con la destra bisogna dialogare. E' solo una perdita di tempo, e il "perder tempo a chi più sa più spiace". Buongiorno a tutti...
      C’era una volta un uomo molto spiritoso. Collezionava ville lussuose, cactus giganti, fuoriclasse brasiliani e avvisi di garanzia. Viveva in un paese lontano lontano, dove povertà e miseria erano un’invenzione dei pessimisti, i giornalisti erano comunisti, quindi avidi mangiatori di bambini , i magistrati erano rancorosi e sovversivi bolscevichi e le donne erano troppo belle per non correre il rischio di venire stuprate. Il buon giullare era convinto che “in ogni occasione servisse sempre il senso della leggerezza e dell'umorismo". Era più forte di lui: la battuta scattava in automatico ogni qualvolta gli capitava inavvertitamente di formulare un pensiero compiuto. L’universo femminile era per il giullare una feconda fonte di ispirazione. Così, dopo aver esortato Viviana a “fargliela vedere”, suggerito a una giovane precaria dal bel sorriso di farsi sposare da un milionario e aver giurato alla soubrette venezuelana che con lei sarebbe andato ovunque, venne il giorno che, di fronte all’ennesima violenza nei confronti di una donna, gli capitò di affermare che “Bisognerebbe avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane”. Così, per sdrammatizzare. Per vedere di nascosto l’effetto che fa. Non tutti gradirono l’uscita del giullare. Non tutti erano dotati di sense of humor, nel paese lontano lontano. C’erano alcune persone “oscene”, troppo serie e troppo tristi, con la presunzione di insegnargli a tenersi il cecio in bocca. Persone poco indulgenti verso un buon giullare simpatico, dotato, povero lui (e poveri noi) di una grandissima menomazione. Il poveretto non era dotato di immaginazione. Un handicap forte, il suo, che gli impediva di immaginare il paese reale. Tra le sue ville, i cactus, i suoi Kakà e i troppi avvisi di garanzia, il povero giullare non solo aveva perso il contatto con la realtà, ma neppure riusciva lontanamente a immaginarsela. Non vedeva un paese in cui gran parte delle donne era dotata di dignità, intelligenza e capacità. Un paese in cui ogni donna avrebbe dovuto avere il diritto di sentirsi sicura e protetta, ovunque vivesse, da qualunque famiglia o ceto provenisse. Un paese in cui la violenza era condannata con fermezza e serietà da tutte le persone dotate di buonsenso. Perché non su tutto si può usare leggerezza e umorismo. Il povero giullare visse lo stesso felice e contento, nessuna critica lo scalfiva, nessuna predica lo correggeva Solo ogni tanto, di fronte alle battute di qualche “collega” che si prendeva gioco di lui, sbottava, si arrabbiava e si strappava i capelli. Tanto, anche quelli, poteva ricomprarli. Come le ville, i cactus e i fuoriclasse brasiliani.    
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