Nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967 moriva, a
soli 29 anni, Luigi Tenco. In questo articolo, pubblicato su ansa.it il
ricordo del cantautore a cui oggi è rivolto il pensiero di tutti i musicisti e
amanti della musica.
Luigi Tenco cerco' di evitare fino all'ultimo la sua partecipazione al
Festival di Sanremo quando, nella notte del 26 gennaio 1967, nella
stanza 219 dell'Hotel Savoy, un colpo di pistola alla tempia mise fine
alla vita del cantautore. A rivelarlo, nel 2002, e' stato un amico e
collaboratore di Tenco, Vittorio Scapin, al quale Tenco chiese di
prendere il suo posto sul palco dell'Ariston. ''No, Luigi al Festival di Sanremo non ci voleva andare -racconto'
Scapin -. Due mesi prima, alla fine di dicembre, tornando da una serata
a Cavi di Lavagna mi chiese se me la sentivo di andare a Sanremo al suo
posto. Io gli risposi di si' e lui mi disse che ne avrebbe parlato con
la casa discografica, la RCA. Poi non ne seppi piu' nulla''. Un presentimento? Scarsa fiducia nelle sue possibilita'? Paura del
celeberrimo palco dell'Ariston? In ogni caso, il suicidio di Tenco,
nato a Cassine (Alessandria) nel 1938, ma cresciuto a Genova, pare
fosse nell'aria gia' dal pomeriggio. La sua canzone 'Ciao amore, ciao',
cantata in coppia con l'attrice-cantante francese Dalida, conosciuta un
anno prima nella sede della Rca a Roma e da qualche settimana sua
compagna anche nella vita, viene subito eliminata. Prima
dalle giurie (38 voti su 900) poi da una speciale commissione di
ripescaggio, che gli preferisce 'La rivoluzione' di Gene Pitney e
Gianni Pettenati. Una riunione difficile: uno dei membri, il
giornalista Lello Bersani, da' le dimissioni per protesta.
Il pezzo aveva avuto molte stesure (tra l'altro inizialmente il titolo
era 'Ciao amore' ma per questioni legali Tenco e' costretto a cambiare
il titolo in 'Ciao amore, ciao'), tra le quali una di Sergio Bardotti
intitolata 'Il mondo gira'. Giunto a Sanremo, per Tenco cominciano
subito i problemi: qualcuno gli fa notare che Dalida canta meglio di
lui la canzone. Tenco non ha con se' la pistola, una Walter
Ppk, calibro 7,65, denunciata due mesi prima ai Carabinieri di Recco
(Genova). Gli sara' riconsegnata a Sanremo da un componente della sua
casa discografica, prova che non era partito per il Festival con
intenzioni suicide. Al momento dell'esibizione (e' penultimo in
scaletta) la paura lo travolge. Prima di salire sul palco fa ricorso a un tranquillante. Il conduttore di quell'edizione, Mike Bongiorno, nota il suo malessere e cerca di incoraggiarlo:
''Tu sei un vero artista - gli dice - ti devi impegnare a fondo per
dimostrare quanto vali, cosi' se questa canzone entrera' in finale, non
sara' stato solo per la presenza di Dalida''. ''Ecco, faccio questa
canzone e ho finito'', risponde il cantautore. E aggiunge: ''Sai Mike
dove vorrei essere adesso? A dieci metri sott'acqua, con in mano il
fucile''. Sale sul palco alle 22,15, pallido, tesissimo.
L'orchestra fatica a stargli dietro. Sceso dall'Ariston, si addormenta
su un biliardo. Gli comunicano che la sua canzone e' stata
bocciata.Torna nella sua stanza, nel seminterrato dell'Hotel Savoy,
dove viene ritrovato in una pozza di sangue, da Dalida. ''Io ho voluto
bene al pubblico e gli ho dedicato cinque anni della mia vita'', lascia
scritto su un biglietto, in cui spiega il suo gesto ''come atto di protesta
contro un pubblico che manda in finale 'Io, tu e le rose' e una
commissione che seleziona 'La rivoluzione'. Spero che serva a chiarire
le idee a qualcuno. Ciao, Luigi''.