L'altra notte, verso le 2,15 mi è arrivato un sms in cui un'amica mi chiedeva: "ma tu come fai quando sei triste?". Io ancora mi stupisco che:a) la gente mi chieda consiglib) la gente mi chieda consigli, conoscendomic) la gente mi chieda consigli, conoscendomi, alle due di notte.Ma a parte questi piccoli dettagli, su cui è bene soprassedere, ho trovato il quesito decisamente stimolante. E numerose attività mi sono venute alla mente ravanando tra le mie numerose strategie di coping. Ecco le più significative. Soluzione n. 1: mangiare. Scommetto che nessuno l'avrebbe mai detto. Contrariamente alle abitudini popolari, però, io non ritengo la Nutella il rimedio supremo contro la malinconia. Personalmente preferisco le usanze romagnole: una bella piadina con dentro formaggio, prosciutto, verdure, marmellata, vicini di casa, bambini, animali domestici, insomma... piadina iperfarcita da divorare a suon di morsi famelici tra un grugnito e l'altro. Non che poi io mi formalizzi più di tanto: se la depressione è invalidante e tutto ciò che posso permettermi è la sedimentazione sul divano, mi accontento di quello che trovo in giro: l'importante, dal mio punto di vista, è sbranare il tutto sbrindellandone le parti con efferatezza.Soluzione n. 2: andare a passeggiare in un parco in una giornata di sole. Là dove il verde fa meraviglia del mondo, le farfalle colorano l'aria e il cinguettio degli uccelli rallegra i bambini, a volte si può trovare una Aus vagolante e afflitta, che cerca di immortalare la felicità altrui con la sua Olympus for dummies, e di trarrne giovamento contemplando poi il risultato con qualche ritocchino qui e là. (Ho anche provato a lasciarmi marcire in un angolo con le foglie d'autunno, ma devo ammettere che non mi ha dato la stessa soddisfazione, per cui non mi sento di consigliarlo a nessuno)Soluzione n. 3: rileggere il libro più bello mai letto. Per quel che mi riguarda, "Pomodori verdi fritti (al caffé di Whistle Stop)", "Pane cose e cappuccino dal fornaio di Elmwood Springs" e "In piedi sull'arcobaleno" compaiono periodicamente sul mio comodino sotto forma di Lexotan, Valium o Xanax, regalandomi una quiete e una pace interiore altrimenti irraggiungibile.Soluzione n. 4: rileggere il libro più triste mai letto. Quando sul mio comodino ritorna "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" (che, ormai, so a memoria), significa proprio che sono alla frutta e leggere di disgrazie altrui, per quanto meschino possa sembrare, mi dona sempre una certa fiducia nel futuro. In fondo a me non sta andando poi così male, penso.Soluzione n. 5: struggersi bavosamente raccattando i ricordi più strazianti, le canzoni più dolorose da ascoltare, le pagine proprie o altrui scritte di getto che lacerano un po' l'animo scosso dagli eventi. Lo so, sembra un metodo un po' estremo, eppure con me funziona a meraviglia. Dopo ore di pianti e copioso muco sparso, fili di bava e fazzoletti in avanzato stato di decomposizione, mi guardo allo specchio, inorridisco del mio stato e penso "Oggesùggiuseppemmaria! Chi mi ha rubato la faccia???". E esco dallo stato di trance per divorarmi una piadina ristoratrice.(e il cerchio si chiude. sempre lì)
LA AUS CONSIGLIA (MA VOI FATE FINTA DI NIENTE)
L'altra notte, verso le 2,15 mi è arrivato un sms in cui un'amica mi chiedeva: "ma tu come fai quando sei triste?". Io ancora mi stupisco che:a) la gente mi chieda consiglib) la gente mi chieda consigli, conoscendomic) la gente mi chieda consigli, conoscendomi, alle due di notte.Ma a parte questi piccoli dettagli, su cui è bene soprassedere, ho trovato il quesito decisamente stimolante. E numerose attività mi sono venute alla mente ravanando tra le mie numerose strategie di coping. Ecco le più significative. Soluzione n. 1: mangiare. Scommetto che nessuno l'avrebbe mai detto. Contrariamente alle abitudini popolari, però, io non ritengo la Nutella il rimedio supremo contro la malinconia. Personalmente preferisco le usanze romagnole: una bella piadina con dentro formaggio, prosciutto, verdure, marmellata, vicini di casa, bambini, animali domestici, insomma... piadina iperfarcita da divorare a suon di morsi famelici tra un grugnito e l'altro. Non che poi io mi formalizzi più di tanto: se la depressione è invalidante e tutto ciò che posso permettermi è la sedimentazione sul divano, mi accontento di quello che trovo in giro: l'importante, dal mio punto di vista, è sbranare il tutto sbrindellandone le parti con efferatezza.Soluzione n. 2: andare a passeggiare in un parco in una giornata di sole. Là dove il verde fa meraviglia del mondo, le farfalle colorano l'aria e il cinguettio degli uccelli rallegra i bambini, a volte si può trovare una Aus vagolante e afflitta, che cerca di immortalare la felicità altrui con la sua Olympus for dummies, e di trarrne giovamento contemplando poi il risultato con qualche ritocchino qui e là. (Ho anche provato a lasciarmi marcire in un angolo con le foglie d'autunno, ma devo ammettere che non mi ha dato la stessa soddisfazione, per cui non mi sento di consigliarlo a nessuno)Soluzione n. 3: rileggere il libro più bello mai letto. Per quel che mi riguarda, "Pomodori verdi fritti (al caffé di Whistle Stop)", "Pane cose e cappuccino dal fornaio di Elmwood Springs" e "In piedi sull'arcobaleno" compaiono periodicamente sul mio comodino sotto forma di Lexotan, Valium o Xanax, regalandomi una quiete e una pace interiore altrimenti irraggiungibile.Soluzione n. 4: rileggere il libro più triste mai letto. Quando sul mio comodino ritorna "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" (che, ormai, so a memoria), significa proprio che sono alla frutta e leggere di disgrazie altrui, per quanto meschino possa sembrare, mi dona sempre una certa fiducia nel futuro. In fondo a me non sta andando poi così male, penso.Soluzione n. 5: struggersi bavosamente raccattando i ricordi più strazianti, le canzoni più dolorose da ascoltare, le pagine proprie o altrui scritte di getto che lacerano un po' l'animo scosso dagli eventi. Lo so, sembra un metodo un po' estremo, eppure con me funziona a meraviglia. Dopo ore di pianti e copioso muco sparso, fili di bava e fazzoletti in avanzato stato di decomposizione, mi guardo allo specchio, inorridisco del mio stato e penso "Oggesùggiuseppemmaria! Chi mi ha rubato la faccia???". E esco dallo stato di trance per divorarmi una piadina ristoratrice.(e il cerchio si chiude. sempre lì)