IL CARTOLIBRATEO

SCONFITTE LE LOBBY


Ecco, missione compiuta: il governo ha sconfitto la potente e miliardaria lobby dei giornalai, liberalizzando la vendita della collezione di santini di padre Pio, dei macinini per il caffè, delle divise dell'esercito austroungarico nella prima guerra mondiale e dei quotidiani. Una grande prova di forza nei confronti di una categoria potentissima e infiltrata a tutti i livelli nell'apparato statale. Cosa dite? Ma i notai? Ma i farmacisti? Ma i tassisti? eh cosa volete che sia, lobby minori, e in fondo quante volte ci si va in farmacia? Una volta alla settimana? Una volta al mese? Cari signori, in edicola ci si va quasi tutti i giorni, è lì che bisogna intervenire per risolvere i problemi della nazione.Io, comunque, mi permetto di fare alcune considerazioni:1) I prezzi dei giornali, essendo imposti dall'editore, non potranno calare di un centesimo.2) I punti vendita non aumenteranno, se non in misuria irrisoria, in quanto non è conveniente per i distributori locali attivarne di nuovi, che comportano costi elevati di fronte ad aumenti presumibilmente insignificanti dei volumi di vendita.2 bis) La rete delle edicole è già notevolmente capillare e non si vede il bisogno di ampliarla.3) Se aumentassero i punti vendita la distribuzione non riuscirebbe a coprire adeguatamente la resa, e quindi capiterebbe di dover girare diversi punti vendita prima di trovare la testata un po' particolare (cosa che già avviene adesso).4) La polverizzazione della rete di vendita porterebbe a un notevole aumento delle percentuali di resa, con relativi costi a carico della filiera, in primis degli editori, in seconda battuta per distributori e edicole.5) Quasi tutte le edicole sono già in crisi, alcune hanno chiuso e migliaia sono a rischio di chiusura. Da 4 o 5 anni il fatturato è in calo, come minimo del 3% all'anno. I subentranti spesso sono indiani, raramente italiani.Riassumendo, i risultati della liberalizzazione dovrebbero essere:1) Maggiori costi per tutta la filiera, che già si trova in stato di crisi.2) Nessun vantaggio per il consumatore, né a livello di prezzo, né a livello di capillarità della distribuzione, la quale, anzi, probabilmente peggiorerà.3) Minore redditività generale del settore, con conseguente minor gettito fiscale.Una sola parola sui tabacchi: hanno fatto bene a non aumentare le sigarette, perché il maggiore gettito sarebbe stato vanificato dall'aumento del contrabbando (cosa che già si è verificata in Francia con gli ultimi aumenti). Infatti il governo è tornato sui suoi passi, e cosa ha pensato? Di aumentare il tabacco: una tassa non sui poveri, ma sui poverissimi, quelli che non hanno neanche i soldi per comprare le sigarette già fatte.