"IL MIO TANGO"

L'OGGETTO DEL PECCATO NON è UNA MELA


- Cristo Santo, Mà, guarda che mi è venuto fuori!!!-- Che modi d'espressione...zappatore primitivo, chissà la pianti di perdere tempo coi cavalli...-- Mà, tu non capisci...queste sono stimmate!!!!-- Ho una figlia tutta scema...-Sù sù, pensa jess, perchè proprio le caviglie? Perchè son state le caviglie forse, l'oggetto del mio peccato??- A proposito, il 25 agosto scendono tutti da milano per il matrimonio...-- agosto?? Mà, hai detto AGOSTO?????? -- Figlia mia non è che alle Tremiti hai preso troppo sole e viene fuori a scoppio ritardato? -AGOSTO AGOSTO AGOSTO Tutto è cominciato una sera d'Agosto, mentre lavoravo e scrivevo di fantasia, con me che sorseggiavo un the caldo in un bar. Poi il Suo arrivo. Lui era diverso dagli altri. Lui non voleva abbordarmi con uno di quei mezzucci squallidi. Lui sembrava non avesse nemmeno notato la mia presenza. Era un uomo sulla trentina, trentacinque al massimo. Era ben vestito, in un completo grigio gessato, camicia bianca dal collo celeste chiaro e cravatta in tinta. Lo osservavo da lontano. Tutto mi incuriosiva di quell'uomo. Il modo che aveva di passarsi le mani fra i capelli corvini, le dita che scorrevano lentamente fra le pagine di un libro forse. Poi l'ho visto d'un tratto alzare lo sguardo e guardarmi dritto negli occhi, come a voler dire - basta giocare a nascondino, so a cosa stai pensando-. Mi sentivo nuda, e imbarazzata, così ho lasciato sul tavolo il conto e sono uscita di tutta fretta dal bar chiudendo la calura e la vergogna per quello sguardo fugace, strette nel cappotto. Le strade di New York non mi erano mai sembrate così poetiche quanto allora. E nevicava quel giorno, quanto nevicava. Immersa nei pensieri proseguivo senza meta distratta fra la gente. E quella distrazione l'ho pagata cara. Un piede messo male su una leggera coltre di ghiaccio, et voilà, ho ritrovato la realtà su un'algida nuvola di neve. Sentivo il gelo penetrarmi nelle ossa. Solo allora, alzando lo sguardo ho incontrato ancora i Suoi occhi. Sembrava leggermi dentro mentre mi diceva - Tutto bene, signorina?- Era stato alle mie spalle per tutto il tempo. Mi aiutò a rialzarmi, ma avevo una caviglia dolente e l'altra slogata. Ricordo ancora quell'istante, di quando mi cingeva per sorreggermi e aveva il cappotto aperto. Ho avvertito il calore del suo corpo vigoroso. E il suo odore forte, penso mi abbia quasi ubriacata.  Sentivo le gambe via via, venire meno. Si offrì gentilmente di accompagnarmi al mio appartamento, ed io, stupita di averlo invitato a salire, per asciugarsi, per offrirgli un caffè bollente. Riscaldava il suo corpo davanti al fuoco vivo del camino, sorseggiava il suo caffè, e mi osservava col suo sguardo penetrante mentre io massaggiavo le caviglie. Lo vidi avvicinarsi, avvertivo  la distanza fra noi diminuire vertiginosamente, e sapevo che in quel momento stava varcando altro che una misera soglia immaginaria.....- Mà, è un segno di Dio. Vuole dirmi qualcosa, lo so.....-- Si, di startene a casa tua e di smetterla di massacrare la vita pure a quelle povere bestie...-
     jess(con la bua alle caviglie...mannaggia alla caviglie mannaggia ;)