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Beach Volley Gate: lo scandalo FIPAV/FIVB (4a puntata)

Post n°17 pubblicato il 12 Giugno 2008 da emanuelemonduzzi
 

(PER VEDERE LE PUNTATE PRECEDENTI RICERCA I "TAGS" BEACH VOLLEY GATE)

LA VERGOGNA DI GINOSA

La "vergogna di Ginosa" fu la prima grande nefandezza cui assistetti e di cui fui vittima. Fu la classica goccia che fece traboccare il vaso, ma in questo caso più che una goccia fu una vera e propria secchiata.

I fatti: il sottoscritto in compagnia del compagno di ventura del momento, Omar Caidi, decidemmo di partecipare alle qualificazioni del Campionato italiano in programma a Ginosa di Taranto. Correva l'anno 2003 e qualcuno aveva avuto la "brillantissima idea" di far disputare le qualificazioni al Campionato Italiano nel weekend antecedente la tappa ed addirittura in un'altra location, a volte anche parecchio distante. In pratica le qualificazioni in programma a Ginosa (TARANTO - Mare Ionio) erano previste il 19-20 Luglio mentre la tappa ufficiale era in programma a Vasto (CHIETI - Mare Adriatico) il 26-27 Luglio.

Omar ed io, avendo pochi punti nel ranking, avevamo deciso di puntare su questo evento abbastanza certi di superare le qualifiche ed entrare nel tabellone a Vasto anche se ovviamente la/le trasferta/e sarebbero risultate lunghe ed onorose.

Fatti gli ultimi allenamenti ed effettuata correttamente l'iscrizione cercai di reperire le poche informazioni logistiche disponibili sull'evento per sapere qualcosa riguardo il luogo di gara, orari, eventuali alberghi convenzionati... Il sito FIPAV era, a quei tempi, praticamente nullo e le uniche informazioni erano disponibili sul sito del Comitato Regionale FIPAV della Puglia. Ripeto erano le uniche e comunque quelle ufficiali.

Fra le poche informazioni disponibili l'unico riferimento utile per l'orario di ritrovo era fissato per la mattina del sabato alle 8.30 di mattina. Tralasciamo il fatto che da nessuna parte era scritto che l'evento si disputava a Marina di Ginosa e non a Ginosa, magari per un indigeno la cosa era ovvia, per chi veniva da 600 km un po' meno. Ad ogni modo verso le 8.00-8.15 arrivammo ai campi dove il giorno prima ci eravamo allenati e dove quindi era chiaro a tutti (presenti numerosi atleti e gli stessi membri dell'organizzazione) che eravamo presenti e che volevamo partecipare all'evento, visto che altre volte era capitato che alcune squadre, sebbene iscritte non si fossero presentate. Mentre parcheggiavamo arrivarono le prime telefonate di altri beachers che concitatamente mi riferivamo che l'organizzazione mi stava per "skretchare" (termine folcloristico che significa eliminare d'ufficio) visto che non eravamo presenti alla riunione tecnica prevista dalle 07.30 alle 08.00!

Iniziarono subito le prime proteste sia col il responsabile FIPAV di turno tale Domenico Traversa che con il responsabile del tour, il povero Gianni Rinci.

Una definizione: il responsabile FIPAV della manifestazione ha la qualifica di 'supervisor', termine che dovrebbe conferire chissà quale auge o potere illuminato per fare in modo che tutto fili liscio, scordatevelo: la realtà è ben diversa, quindi mi scuserete se non lo chiamerò supervisor.

Fu chiaro sin dall'inizio la profonda ottusità del soggetto sopra indicato che iniziò a campare le scuse più incredibili parlando di regole non scritte e boiate simili. Altre due squadre vennero squalificate per gli stessi motivi. Venimmo poi a scoprire che il chiaro intendimento di Domenico Traversa, e dei suoi infidi compari del luogo, era quello di favorire il più possibile la qualificazione di alcune coppie pugliesi alla tappa di Vasto.

Lo stesso Gianni Rinci fece una telefonata a Roberto Reggiani, factotum federale nel beach volley, ma fu chiaro anche in questo caso che la volontà era quella di lavarsene le mani prima possibile e di fregarsene di coloro che si erano fatti così tanti kilometri ed avevano rispettato le regole previste.

Scrivemmo un lettera di protesta ma poi ripartimmo da Ginosa pieni di rabbia per il sopruso ed i danni subiti.

Tornato a casa aprii di nuovo il sito della FIPAV-Puglia per vedere se veramente potevo aver preso un abbaglio MA sorpresa delle sorprese il famoso documento con le uniche informazioni sull'evento era SCOMPARSO!

Il caso volle però che io mi ero già fatto una copia che custodii gelosamente.

(Per i più curiosi ecco alcuni dei documenti): http://digilander.libero.it/emanuelemonduzzi/vergogna.htm

Cominciò poi la parte formale di protesta con raccomandate, lettere ed email a tutte le parti coinvolte: la FIPAV nazionale, la FIPAV Puglia, la Fulvio Taffoni Eventi Sportivi (responsabile per tutti i tornei di qualificazioni), la RCS... ovviamente si risolse tutto in una bolla di sapone visto che l'unica via possibile era quella legale. La federazioni sanno benissimo che, avendo fior di legali a loro servizio e gestendo praticamente la giustizia sportiva "in casa", questo è il miglior strumento di potere a loro disposizione.

In pratica le federazioni sanno di poter fare ciò che più gli pare e piace contro atleti, società ed in generale contro i loro membri visto che sanno di avere sempre il coltello dalla parte del manico.

Infine mi fu consigliato di cercare di parlare con Franco Brasili che, a quel tempo, era il sommo responsabile FIPAV del beach volley per cercare una specie di accomodamento.  Le risposte furono tutte in politichese, in definitiva asserì che "non voleva creare un precedente"...ma come un'ingiustizia è stata fatta e tu la vuoi avallare? Questo sì che è un precedente!

Ora svelerò un segreto: molte delle telefonate fatte con Brasili sono state registrate e le conservo ancora su un cd! Visto che i documenti sparivamo avevo deciso di cautelarmi onde evitare almeno di essere preso in giro.

La spocchiosità, l'arroganza e l'ignavia di tutti coloro che furono la controparte del fattaccio di Ginosa (Traversa, Rinci, Taffoni, Reggiani, Brasili, Magri...) furono le cose che più mi diedero fastidio, oltre al fatto di aver subito un danno sportivo/economico. Il loro pensiero di "machissenefrega di 'sto Monduzzi" fu la famosa goccia che mi fece giurare vendetta contro il cosiddetto sistema, certi che il banco avrebbe sempre vinto e chi tutti avrebbero sempre subito le loro angherie.

Ma questa volta non potevano immaginare cosa sarebbe potuto accadere quando qualcuno reclama i propri diritti e minaccia vendetta.

E così fu.

 
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