L'intollerante

"Chi sei tu per giudicarmi?"...perchè le attuali generazioni non vogliono crescere!


"Chi sei tu per giudicare me?". Quante volte, durante una discussione che accennasse una qualche forma di considerazione morale sul prossimo, vi siete sentiti dire questa frase? Da un po' di anni, la mia risposta è sempre la stessa e di solito funziona; manda in crisi:"E tu chi sei per pretendere di non essere mai giudicato per ciò che dici e fai"?. Il punto, vedete, è abbastanza semplice: il paradossale relativismo assoluto, la cui moda è esplosa definitivamente nella seconda metà del 900, con il passare delle generazioni ha creato un vero e proprio esercito di bambinoni frignoni, permalosi, presuntuosi ed assolutamente insofferenti ad ogni tipo di critica motivata ed obiettiva. Si è confusa la lotta allo stupido e bigotto moralismo, con la necessità di darsi al più insensato "faicometiparismo". E così, da "tromboni-bacchettoni", siamo diventati direttamente e rovinosamente irresponsabili. Non ci sono state vie di mezzo; giusti compromessi che ci permettessero di maturare senza le ossessioni moraliste dei nostri bisnonni.E così che, nei bimbi e negli adolescenti moderni, si è radicata la semplicistica convinzione che "ognuno è speciale a modo suo" o che "alla fine ognuno ha le sue idee e queste ultime devono sempre essere rispettate". In tal modo, nel corso degli anni, si è arrivati a far coincidere la libertà di pensiero e di espressione con il divieto assoluto di critica nei confronti dell'espressione stessa. Qualunque tronfia idiozia, qualunque insulsa opinione priva di logica e fondamento, deve essere quindi tollerata e mai bollata con aggettivi che possano ferire chi l'ha espressa. Non è un caso, quindi, che flotte di ventenni ed ultratrentenni, arrivino ad una certa età totalmente impreperati al durissimo confronto con il mondo; come se non esistesse nessuna morale da rispettare, nessun buon esempio da emulare, nessun paletto da non valicare per rispetto della propria dignità; nessuna responsabilità intellettuale ed esistenziale da prendersi. Guardando l'attuale classe dirigente, non a caso, si ha proprio l'impressione di trovarsi dinanzi ad un manipolo di cialtroni maicresciuti che sono campioni olimpionici in un'unica specialità: lo scaricamento del barile. Quasi più nessuno sembra entrare in contatto con un sano senso di vergogna, con il giusto interesse per la propria reputazione e, nel caso in cui si collezioni figure indecorose, con la necessità di sparire dalla scena pubblica. Uno stato dove la raccolta differenziata ed il riciclo dei rifiuti solidi urbani è ancora utopia, registra invece un riciclaggio pari quasi al 100% di rifiuti solidi umani.E' per questo che, da sempre,  mi riscopro intimamente più vicino ai valori (oramai perduti e svenduti) della cosiddetta "destra". Il senso di rigore, affiancato a quello di responsabilità per i propri, obiettivi e plateali errori, ha caratterizzato la mia educazione fin da quando ero piccino. Ogni volta che litigavo con qualche amichetto, il primo a prenderle, anche se avevo ragione, ero proprio io. Il frignare non era concepito; l'autocommiserazione idem. Bisognava reagire e rialzarsi, sempre e comunque. Un sano e non esasperato spirito competitivo, aiuta a mettersi in gioco e ad ambire ad elevarsi moralmente ed eticamente e non solo economicamente. Accettare il fatto che esistano individui che, per scelte e sacrifici  fatti durante la propria vita, siano obiettivamente migliori di altri, aiuta a crescere in maniera equilibrata e ad essere persone più complete e realmente umili. Perchè non vogliamo capirlo? Perchè ci ostiniamo a sostare in questa paraculata deresponsabilizzante che sospende il giudizio per mancanza di coraggio e maturità? Forse qualche "adulto" saprà rispondermi. Chissà...