L'intollerante

Un fredda sera d'ottobre


“Occorrono vent’anni, ad una donna, per fare di suo figlio un uomo e venti minuti, ad un'altra donna, per trasformare quell’uomo in un perfetto idiota”. Queste parole di Charles Dikens fanno sorridere e riflettere al tempo stesso e le porto con me da quando, tre anni fa, le lessi su un libro di letteratura inglese. Ho sempre amato leggere gli aforismi e le riflessioni dei grandi uomini e poi addentrarmi nelle loro biografie, cercando di capire quali sono stati gli episodi che, nella vita di questi uomini, hanno contribuito alla loro formazione e alla loro consacrazione tra coloro che hanno lasciato un segno, indelebile, nella storia dell’umanità. Non so se diventerò mai qualcuno ma so che farò di tutto per riuscirci e per mantener fede ai miei principi, ai miei valori; alle mie idee. Sempre più spesso mi sento fuori luogo e, il patrimonio emotivo ed intellettivo che ho dentro, diviene un fardello del quale vorrei liberarmi. Non ho mai avuto fretta di crescere, ma non ho nemmeno mai temuto di diventare grande e, anzi, ho sempre avuto questa tensione alla maturità che tante sofferenze e delusioni mi ha causato e mi causa. Più volte ci chiediamo chi siamo e quanto valiamo e prima diventiamo uomini o donne di valore. E come se, la mia età anagrafica, non fosse riuscita a tenere il passo con la mia forma mentis e sia rimasta indietro, atterrita dalle troppe esperienze e dall’eccessiva sensibilità del mio carattere. Ogni cosa del mondo mi colpisce, profondamente e violentemente e, questa mia iper-pecettibilità, mi fa sentire incredibilmente lontano dal modo di vivere un po’ amorfo ed inerziale dei miei coetanei. Mi maledico, spesso, sempre più spesso per questo mio essere sempre così rispettoso dei sentimenti altrui e così comprensivo dinanzi alle debolezze delle persone alle quali tengo. E non posso nemmeno rifugiarmi nel pallido aforisma consolatorio che recita:”Si raccoglie ciò che si semina”…un contadino laborioso, infatti, si prenderà cura del proprio orto ma, per quanto possa essere premuroso e accorto nei confronti del suo raccolto, potrà sempre arrivare una tempesta a rovinare tutto il suo lavoro. L’unica cosa certa è che non esiste un modo, o una ricetta per vivere felici e soddisfatti. Ogni scelta comporta una rinuncia, più o meno grande, e una scissione tra l’io razionale e l’io irrazionale. Ed io, che sono sempre stato, alla maniera Kantiana, un illuminista romantico, ora non so più dove andare a parare e cosa diamine pensare del mondo che mi circonda. Vorrei non vivere in questa città di merda, così bigotta e vuota, così meschina, frivola e superficialmente borghese; a volte vorrei evadere persino da me stesso. Ieri, una ragazza di un paio d’anni più giovane di me, voleva scoparmi e farmi ogni genere di “servizio”. Una ragazza bellissima, con un viso che trasmetteva pudicizia. Ascoltavo le sue proposte e  rimanevo incredulo dinanzi ai doppi sensi che uscivano dalla sua bocca. Fino ad una settimana fa, l’amore immaginavo di poterlo fare con una sola donna: la mia e, ieri, una specie di ninfomane, voleva darmi l’occasione di “tirarmi su”. Eravamo soli in macchina, io e lei e non l’ho nemmeno sfiorata…ero troppo incredulo e spiazzato dai suoi atteggiamenti e, in quel momento, l’ultima cosa di cui avevo bisogno era squallido sesso occasionale con una perfetta sconosciuta. Le ho solo detto: “Cosa ti fa pensare che un uomo possa stimarti o darti un valore o che, addirittura, possa desiderarti…così bella ma così facile da avere”. Lei si è ovviamente stizzita e mi ha detto: “ Ma chi cazzo ti credi di essere, stronzo…guarda che non sono certo una puttana…mi concedo solo a chi dico io”. Poi si è fatta riaccompagnare a casa di corsa. E’ inutile credere nelle donne se, le donne, per prime, non credono in loro stesse e si fanno ammaliare da false libertà.