L'intollerante

Essere se stessi,oggi...


Ed eccovi un altro pezzo, questa volta un po' più lungo, tratto da Scartato...diciamo che, con questo,dovreste avere un'idea più precisa sul tipo di libricino che sto tentando di scrivere...non fatevi spaventare dalla lunghezza;)
Ho iniziato a non sentirmi più bimbo quando mia nonna mi ha detto: “Adesso l’aspirina te la devi prendere intera, come gli adulti” e poi, pian piano, sono arrivato a sentirmi uomo. Come?! Semplice: ti senti uomo quando ripensi a com’eri qualche mese prima e poi ti dici: “Diamine, quant’ero pirla”. E questo senso di estraneità, di dissonanza inequivocabile con ciò che eri; questo tuo riuscire a provare riprovazione per gli atteggiamenti e i modi di pensare che facevano parte del tuo io, ti permette di affacciarti non tanto verso l’esterno, verso il mondo ma, al contrario, verso l’interno; verso te stesso e di trovare, proprio dentro di te, quel nuovo che fino a poco tempo prima ti eri sforzato di voler cercare nel mondo. Siamo noi, quando riusciamo a rinnovarci e a trovare un vera identità(tra le mille che, giornalmente, le relazioni interpersonali e la società, ci impongono di mostrare) ad aggiungere qualcosa di nuovo a “tutto il resto”. Eppure, essendo individui incredibilmente plasmabili, dai desideri volubili e spesso momentanei, non possiamo nemmeno illuderci di essere liberi, nel vero senso del termine, di essere come vogliamo. La classica frase tanto sbandierata che incita ad “essere sempre se stessi” non è che una pallida illusione retorica che svanisce ogni volta che, l’essere noi stessi, diventa noioso, prevedibile per chi ci sta intorno e, in una parola, scomodo per vivere “armoniosamente” con tutto ciò che sta fuori. Inutile convincersi di potersi chiudere in un involucro a tenuta stagna all’interno del quale “gli altri e l’altro” non possono toccarci, influenzarci, turbarci o cambiarci. Riflettendoci, nel corso della propria vita, solo qualche volta un uomo può sul serio essere se stesso(ammesso che, l’essere se stessi, sia una condizione non chimerica e definibile in maniera precisa e “finita”). E poi, siete sicuri che, in una società contraddittoria, capricciosa e dinamica come la nostra, sia sul serio così facile essere a tutti i costi se stessi?!Mi spiego: in un mondo dove esistono sempre meno punti di riferimento stabili e dove, quasi ogni cosa del vivere quotidiano, viene vissuta con fretta, distrazione e superficialità, che tipo di vita condurrà chi ha bisogno di sicurezze quasi assolute per sentirsi bene?! La stabilità e la durevolezza(anche nei rapporti affettivi) sono diventate caratteristiche sempre più rare e osteggiate in una società che vive di contraddizioni e di eccessi. Guardatevi intorno e non potrete non notare come, anche nel nostro paese, convivano una quantità incredibile di correnti opposte…il nostro è un mondo che, di giorno, si traveste da puritano e si scandalizza per ogni “trasgressione” e, di notte, si trasforma in una prostituta frustrata accecata dalle sue voglie represse. La lotta serrata all’ipocrisia e la propaganda(a sua volta ipocrita) contro l’apparire, baluardo insostituibile dell’uomo savio e corretto, non sono altro che altri due modi per mitigare e sotterrare gli effetti devastanti delle convulse cazzate travestite da bisogni inalienabili che siamo costretti a sorbirci ogni giorno, rincoglioniti da spot pubblicitari, modelli di vita preconfezionati e farlocchi e una classe politica sempre più sporca ed inefficiente. E’ assurdo come cerchino meschinamente di distrarci in ogni modo possibile, lecito ed illecito da quelli che sono i veri problemi, le vere necessità e i reali bisogni di cui un uomo dovrebbe curarsi. Siamo sottoposti continuamente a questo fuorviante gioco delle tre carte dove, a vincere, è sempre il banco. Poi ci dicono: “Siate sempre voi stessi” e “credete nei sogni” per conferirci quel contentino, quella pallida illusione di libertà di scelta che, nella nostra bella “democrazia”, non esiste. Insomma, per usare una metafora chiara, immaginate il mondo(ed in particolare il nostro paese)come ad un generale dispotico al quale dovete sottostare. Il generale dovrebbe prepararci alla guerra e fornirci i mezzi e le armi necessarie per non crepare al primo scontro ma, per nostra sfortuna, non fa che farci fare esercizi inutili e debilitanti, fornirci armi di cartone e concederci di andare a baldracche ogni volta che vogliamo. Poi, arrivato il momento decisivo, ci dice: “Non hai un’ arma, sei mezzo nudo e non ti conviene rimanere qui a scopare perché sei già sazio del sesso; tuttavia, non disperare…se credi nei sogni e resti te stesso, puoi salvarti”. Alla fine ci da una pacca sulla spalla, si fuma la sua bella sigaretta e pensa tra se: “Un altro povero coglione che va a farsi ammazzare...vabè, poco male…tanto, alla fine, lo stipendio lo percepisco comunque”. E’ questo quello che siamo: un branco di poveri coglioni spocchiosi e confusi che riempiono le loro vite con il niente, che sostituiscono il superfluo con il necessario, illudendosi che, una laurea, potrà comunque condurli lontano. E allora a me viene da porre una doppia, semplice e scomoda domanda: “Come facciamo ad essere noi stessi, se la società moderna ci impedisce di capire chi siamo e ci propina un milione di contraccettivi per il pensiero autonomo?! Quand’è che toglieremo il preservativo ai neuroni e ci ricorderemo quanto è bello l’orgasmo intellettivo provocato da un’idea nostra, vera; autentica?!”. Rispondetemi e, oggi, sarò meno incazzato del solito.