L'intollerante

Scartato: l'inizio


Dopo questo pezzo, non credo che inserirò altre parti del mio libro qui su badmind...questo perchè, comunque, non vorrei un giorno pubblicare qualcosa che è già stato letto in buona parte. Questo testo, però, è parte integrante dell'introduzione; rappresenta un po' il punto di partenza del mio discorso. Mi piacerebbe ricevere, come di consueto, i vostri pareri e, soprattutto, le vostre critiche e i vostri consigli. Grazie anticipatamente per il tempo che mi dedicherete, leggendomi.Germano
Hai fatto tutto quello che dovevi fare, hai adeguato i ritmi della tua anima a quelli del mondo e, il mondo, quel meschino bastardo, alla fine ti ha scartato. Hai appena compiuto 23 anni e, qualche mese prima, sei riuscito a prendere una bella laurea da 110 e lode; i tuoi genitori sono orgogliosi di te. Peccato, però, che tu non abbia un lavoro e, di conseguenza, un futuro. Ad un tratto ti senti di vivere la doppia sodomizzazione del servo obbediente e fedele che, dopo anni di servigi, viene buttato fuori dalla villa del padrone e lasciato morire di fame. Io ho il terrore di sentirmi così, tra due o tre anni, ma, in un certo senso, ho dentro questa profonda sensazione di non appartenenza già adesso. L’università che frequento, da un po’, è diventata una gabbia terribile e non più “un’opportunità fondamentale per realizzarmi” come i tanti, troppi saggi del villaggio mi ripetono. La vedo, ormai, come un luogo che imprigiona il mio spirito volitivo, ambizioso e ingordo di una conoscenza e di un sapere che non siano istituzionalmente imposti(e verificati con tanto di voto)ma spiritualmente e naturalmente sentiti. E’ come se, giornalmente, una parte di me morisse tra gli sbadigliosi volumi di “Diritto regionale”, “Statistica”, “Diritto amministrativo”, “Politica economica” ecc…se penso agli altri esami che dovrò dare, alle preghiere che dovrò fare per trovare il professore di turno ben disposto e non pregiudizialmente ostile ai quei poveri coglioni/scansafatiche che, come me, decidono di trovarsi un lavoro prima ancora di laurearsi, mi prende un’angoscia senza fine e mi vien voglia di urlare, semplicemente: “Affanculo voi e i vostri libri inutilmente complessi, scritti in maniera criptica solo per auto-incensarvi e sentirvi smargiassamente dotti. Affanculo i programmi accademici, le scadenze, gli esami che si accavallano e i verbali persi in segreteria...affanculo il vostro modo burocrate e “vecchio” di concepire la cultura, le persone, i titoli; la vita. La cosa che mi fa più rabbia, è dover assistere impotente alla contraddizione intrinseca al nostro mercato del lavoro: aziende che selezionano, quasi esclusivamente, laureati in ingegneria con minimo 105 (rigorosamente under 30) e, ciliegina sulla torta, con almeno 1/2 anni di esperienza lavorativa sulle spalle. In pratica, non hai speranze: se non ti sei laureato entro i 30 in ingegneria e, durante quel periodo, non hai anche lavorato, è quasi impossibile che, un’azienda seria che possa darti qualcosa di meglio di un odiosissimo “contratto a progetto” da 800 euro mensili, si degni anche solo di considerarti “idoneo a presentare domanda di ammissione”. Mi dite voi, a questo punto, quali dovrebbero essere le motivazioni di uno studente che ha la sfortuna immensa di non volersi iscrivere ad ingegneria, sacrificando buona parte della propria vita sociale e, in generale, della propria gioventù?!