L'intollerante

la meta a metà


Vivere di consolazioni così magre da sembrare anoressiche e sentir pronunciare frasi così fatte da doverle disintossicare. Incontrare persone che sono talmente vuote da farti venire le vertigini. La mia vita è diventata un eterno appuntamento con il potenziale; una sorta di attesa infinita per qualcosa che potrebbe accadere ma che, poi, non si realizza mai. E' come star fermi alla partenza di una gara di centometristi ed essere pronti a scattare; essere anche sicuri di vincere e non sentire mai lo sparo che dà il via. Mi sento come un atleta imbalsamato...con i muscoli che vorrebbero essere utili e che, invece, vengono lasciati inattivi, ad atrofizzarsi. Tensione al nuovo e ancoraggio al vecchio: sensazione di strappo imminente ma mai abbastanza vicino per essere rassicurante. Oggi mi sentirei più figo con una sigaretta tra le dita. Non fumo però. Non bevo nemmeno. Mi limito ad essere uno abituato a sognare e costretto, essenzialmente, a limitarsi a vivere. Ultimamente ho la spiacevole sensazione che qualcosa mi stia sfuggendo tra le dita. Non so cosa sia, non so se sia vita (wow anche la rima). Il fatto è che riesco a vedere le mete solo a metà; la stessa mia esistenza pare una meta a metà. I libri che scrivo li lascio a incompleti, i lavori che faccio mi stancano quasi subito. Del resto, ogni cosa è interessante se fatta per un po' di tempo...se la trasformi in lavoro diventa automaticamente noiosa. Persino il mio amore è a metà. Amo una donna a metà, la "quasiamo" e so che lei "quasiama" me. Anche se, per dirla tutta, son quasi certo che il suo quasiamore sia meno forte del mio. Non c'è niente da fare: sono sempre in svantaggio con le donne che mi piacciono. Ma, oramai, mi sono abituato anche a questo. Però non va bene: mi sono reso conto di essermi abituato a troppe cose negative, o comunque neutre; nessun uomo dovrebbe mai abituarsi a qualcosa, figuriamoci se, questo qualcosa, lo fa sentire male. E' che sono stanco dei "potrei" e dei "mi piacerebbe molto". Vorrei scorrazzare un po' tra i "l'ho fatto e mi è piaciuto". Vorrei (oh cazzo di nuovo) smetterla di "zompettare" tra passato e futuro e vivermi un po' di presente. Alla fine, il poco tempo che abbiamo, ci costringe il più delle volte a vivere una vita di rimandi e...di rimpianti! Se ci riflettete, i "vorrei", ci mettono poco a trasformarsi in "avrei potuto ma non ho avuto le palle". Poi arriva, inesorabile, la prima volta che ti dici:"Ho bisogno di una vacanza". In quel preciso istante, ti rendi conto di essere diventato, anche tu, uno schiavo del tempo, del denaro, del lavoro; di ciò che "va fatto per sopravvivere". Infine entri nel circolo vizioso delle chiacchiere qualunquiste da bar e, giorno dopo giorno, il mondo ti emoziona sempre meno; tutto diventa più prevedibile e inevitabile. I tuoi gesti diventano vecchi, tristemente automatici. I baci che dai ad una donna non ti emozionano più e, anche il mutismo atletico dei tuoi rapporti sessuali occasionali, ti svuota; trasferisce la sordità di quei momenti nella tua anima e la ammutolisce. Lo stare con una sola persona a lungo, può farti stancare di lei, lo stare con tante persone, ti fa stancare di te stesso. Alla fine non hai scampo: in un modo o nell'altro ti stancherai. Tuttavia, sono convinto che, se gli uomini potessero invecchiare vivendo e non limitandosi ad esistere, sarebbero paradossalmente felici nell'incontrare la morte. Al contrario, la maggior parte di loro, si limita ad essere un semplice coito interrotto...un'eiaculazione mancata di vita. Non credo ci sia un modo preciso per vivere in maniera "piena", se non quello di desiderare perennemente di vivere in maniera migliore. E io, adesso, da bravo uomo a metà, parto alla ricerca dell'intero. Spero solo che lei deciderà di accompagnarmi nella stesura del libro della mia esistenza, poichè, come scrive Pennac:"L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale". Ho una voglia di vivere vergognosa ma non riesco proprio a farmi bastare me stesso!