L'intollerante

Scassinatori di menti


L'inverno che diventa coperta. Foglie sparite dai viali come i pensieriscomodi dalla sua testa. Daniele avvolge la mano sinistra intornoall'accendino per proteggere la fiamma dal vento debole e pungente chesoffia sotto al porticato della stazione. Le sue labbra lasciano che lasigaretta si pieghi leggermente verso il basso. L'accendino, dopo unpaio di fiammate mancate, fa il suo dovere e brucia il tabacco; Danieleaspira, poi caccia fuori il fumo e lo osserva fin quando non sidisperde completamente. Sono le due del mattino e, in quella stazione giallo piscio, non c'ènessuno. 'I luoghi vuoti sono meravigliosi perchè puoi riempirli conciò che vuoi'. Daniele ripensa alla frase che gli disse la sua miglioreamica prima di partire per L'America. Passeggiavano in una Casertadesolata alle 3 del mattino, alla vigilia della sua partenza. 'Ladistanza uccide ogni cosa', le aveva risposto lui come se, la frase dilei, non l'avesse nemmeno sentita. Daniele odiava gli addii, odiava le cose definitive, che avevanocontorni ben visibili. L'idea di farsi un tatuaggio, ad esempio, loripugnava oltremisura. Per lui era inconcepibile condannare la propriapelle a qualcosa che non potesse cancellarsi facilmente, che dovesserimanere a marchiarla per sempre. Lo aveva scritto anche nel suo libro,anche tra quelle pagine aveva infilato tutta la sua idiosincrasia versoil senso statico, l'antidinamico. Era per questo, probabilmente, che non riusciva ad ultimare il suoromanzo: l'idea di finirlo lo angosciava. 'Io non sono un tipo daromanzi, io sono un tipo da storie interrotte', ripeteva a chiunque glichiedesse del suo libro. Eppure, da diversi mesi, Daniele non pensavaad altro. Voleva finire quel testo, dargli un senso; pensare ad unastoria che potesse avere una fine, che fosse un cerchio e non il solitorecinto aperto. 'I grandi scrittori sono abili scassinatori di menti:si introfulano nella tua testa di soppiatto e, rubandoti i pensieri, tiarricchiscono l'anima'. Questa frase letta su una manuale di scritturacreativa era diventata un'ossessione per Daniele; la ripeteva a mo dirosario ad ogni capoverso, ad ogni pagina scritta; anche soloimmaginata. Il vento aumenta di intensità, le mani cominciano adinfreddolirsi e la condensa del fiato si mescola con il fumo. Daniele si chiude nel suo lungo cappotto nero e china il capo; il suo treno staper arrivare...presto le luci gialle che si riflettono sui muri lurididella stazione lasceranno spazio alle lampade bianco spento dellacarrozza. La voce annuncia orario e binario; zaino sulle spalle,sigaretta spenta su un manifesto attaccato alla colonna sulla quale,fino a qualche istante prima, Daniele si era appoggiato e porte dellacarrozza numero 3 che si aprono. Piede destro sul primo gradino,sinistro sul secondo ed è fatta: si parte, si osa; si vive.