L'intollerante

IL FENOMENO MARCO MARFE'


A dispetto del titolo, cari miei, questa nota non parla del carissimo Marco Marfè (ci sono già troppi siti dedicati all'allevamento del bestiame e io non voglio esser accusato di plagio). "E allora perchè hai intotolato la nota:"Il fenomeno Marfè" ", potreste voi esimi giustamente osservare. Beh ma è logico: come "esca". Se avessi titolato questo pezzo:"Nozioni di antropologia sismoidea parasaffica", nessuno di voi si sarebbe azzardato a leggere. Stesso discorso sarebbe valso per un maggiormente discernibile:"Fenomenologia della saturazione scrotale post marfeica". Andando al dunque, in questa nota, mi piacerebbe parlare con voi di un problema; diciamo pure un problemone: l'Italia e gli Italiani. Discutendone con il professore di "Storia delle Istituzioni politiche", sono infatti dovuto arrivare ad una triste conclusione e, cioè, che la situazione in questo "bel" paese non cambierà mai. Inutile auspicarsi rivoluzioni, stravolgimenti governativi, riforme istituzionali ed amministrative, programmi universitari meno inutilmente nozionistici e più pragmatici. Gli Italiani, vano prenderci per i fondelli, sono da sempre un popolo di pecore (ovviamente, superfluo precisarlo, con le dovute e sacrosante eccezioni). Chi fa politica mescola ideologia ad opportunismo e, chi di ideologia sana vive (o meglio sopravvive), è penosamente ed inesorabilmente isolato, umiliato; quando va bene illuso di poter sul serio cambiare qualcosa solo per il tempo necessario per rendersi conto che, questo qualcosa, non lo cambierà mai. Nel corso dei secoli siamo passati dalla monarchia assoluta al governo "repubblicano". Dal governo repubblicano allo stato fascista. Dallo stato fascista nuovamente al repubblicano. Siamo arrivati ad oggi: con una democrazia farlocca e un sistema societario che premia l'inutile, il goffo, il fenomeno da baraccone. La verità, triste e dolorosa, è che siamo fondamentalmente un popolo di criticoni maicontenti. Di invidividui che si illudono di scaricare le proprie patetiche coscienze sputando merda e commenti qualunquisti su chiunque. E ci dichiariamo stanchi del conformismo, ma poi critichiamo gli anticonformisti perchè lo ostentano, perchè ai nostri occhi si sentono "diversi";"fighi". Non facciamo distinzione tra chi vive di attegiamenti emulativi e chi, invece, in quello che è, ci crede. Per il semplice fatto che non è per apparire, ma appare per ciò che è. Eppure a me par finito anche il tempo dello scandalo, della lotta, del proclama, del remar controcorrente in attesa della fantomatica isola del contrario dove, il contrario, è in realtà il giusto. Dove non si premia il povero sfigato patologicamente esibizionista e troppo preso dalla smania d'apparire per preoccuparsi di come apparire! Che la vita non è un sms: non puoi scrivere abbreviato per risparmiare i caratteri. Che spesso, l'esistenza di un uomo, è come l'interno della carta del Kinder Bueno: c'è scritto "ritenta". Però qui non c'è spazio per ritentare, per riprovare. Io non lo so dove finiremo...non lo so quando e se si smetterà di proclamarsi ipocritamente pro-talenti dimostrandosi, nella realtà dei fatti, pro-cazzoni. Il punto è che sono stanco di essere stanco di essere stanco e, per fare una "citazione colta" e concludere questo mio testo:"faccio una preghiera ai pensieri affinchè non mi tengano sveglio fino all'alba e una a Dio affinchè preghi i miei pensieri di non interrogarmi sul perchè dovrei rivolgere loro delle preghiere".