L'intollerante

L'isterismo emotivo collettivo "post-moderno"


L'altro ieri, verso le tre di notte, uno spaventoso terremoto ha colpito a devastato l'Abruzzo, causando un numero imprecisato di vittime e di feriti; lasciando tanti cittadini senza un tetto. Immediate sono state la reazione e la gara di solidarietà per aiutare i terremotati. E' stato bello, veramente bello osservare la maratona che è subito partita, tanto per fare un esempio, per le donazioni di sangue. Comprendere che esistono ancora persone in grado di un sentimento altruistico così forte da essere inarrestabile. Tutta la vicenda, però, vista dal mio probabilmente insensibile e "mostruoso" punto di vista distaccato, dal mio "laboratorio" d'analisi antropologica perenne, mi ha fatto inesorabilmente puntare la lente d'ingradimento sul marcio, sul finto, sul farlocco e sull'insopportabilmente ipocrita modo di essere di tante, troppe persone.Oltre all'implicito plauso e al sentito grazie che rivolgo, dal profondo del cuore, a tutti coloro che hanno, fanno e faranno qualcosa di concreto per le vittime e/o che si sentono effettivamente e profondamente colpite emotivamente da tale, tristissima e drammatica vicenda, vorrei soffermarmi brevemente sull'analisi di quella parte "emotivamente isterica" della popolazione che, purtroppo, aumenta e cresce giorno per giorno e, a mio avviso, rappresenta il vero male da estirpare dalla società moderna. Per meglio esprimere il mio facilmente fraintendibile concetto, utilizzo le parole di un grande come Kundera e "rapisco", per l'occasione, la sua teoria sull "Homo sentimentalis/homo Hystericus"."L'Homo sentimentalis può essere definito come un uomo che ha innalzato i sentimenti a valori. Nel momento in cui un sentimento viene innalzato a valore, tutti vogliono averlo; e poichè tutti amiamo vantarci dei nostri valori, abbiamo la tendenza ad ostentare i nostri sentimenti [...] Nel momento in cui decidiamo di sentire (perchè il "sentire" ci innalza ad esseri ammirevoli, buoni, belli e bravi ndr) il sentimento non è più un sentimento ma un'imitazione di un sentimento, la sua rappresentazione. Il che si chiama comunemente isterismo. Perciò l'Homo Sentimentalis (cioè l'uomo che ha innalzato a valori i suoi sentimenti) equivale in realtà all'Homo Hystericus". Kundera riesce con incredibile accuratezza e con impeccabile chiarezza, ad illustrare un male moderno che io noto da quando ho iniziato a farmi certe domande e a cercare la spiritualità, oltre il materialismo: la volubilità e la falsità di certe ostentanzioni di sensibilità e di certi isterismi emotivi collettivi indotti. Conclude il suo paragrafo con un magistrale:"Perciò l'Homo sentimentalis, che ci fa vergonare con i suoi grandi sentimenti, subito dopo ci sconcerta con la sua inspiegabile indifferenza". In quest'era povera di valori e di autenticità, in quest'epoca dove, l'imitazione del vero, è diventata la regola di interazione tra gli uomini, si sente la paradossale esigenza di inventarsi persino i sentimenti.E' per questo che, nei miei commenti precedenti, parlavo di "teatranti" e di "sentimentalisti momentanei"...perchè vedo sempre più "attori" in giro: persone che recitano con grande trasporto e realismo un ruolo e che, terminato lo "spettacolo", rientrano nel loro "personaggio" reale. Il contatto con questo reale, noi "giovani", lo stiamo perdendo inesorabilmente e questa cosa mi spaventa, mi spaventa tantissimo. Sono figlio dell'era moderna...sono tra i tanti abituati alla violenza e alla sofferenza. Sono tra i tanti che ieri, dopo aver saputo dell'accaduto, hanno detto qualche preghiera, ricordato a se stessi che gli dispiaceva e poi hanno visto la propria giornata andare avanti tranquillamente, senza nessuno stravolgimento. Sono tra i pochi che si chiedono il perchè! Che si domandano come mai, oggi, il male che capita agli altri, ci scuote sempre meno (al di la delle dichiarazioni di dolore che occorre fare per non apparire dei mostri). Come mai siamo così assuefatti a scene di distruzione e morte. Come mai non ci fa impressione un cadavere disteso sull'asfalto con un telo bianco sopra. Sono tra i pochi che si chiedono chi ancora si preoccupa delle vittime dello tsunami e chi si preoccuperà degli abruzzesi tra un mese...quanti, di quelli che oggi urlano:"Io sono vicino alle vittime", saranno ancora così vicini ai terremotati tra 10, 20, 30 giorni. Sono tra quelli che vorrebbero fare un po' di pulizia di ipocriti e "atteggiati"...che si sente un egoista abituato a vedere in tv la sofferenza del prossimo e a non lasciarsi scuotere e colpire più di tanto. Che ha le palle piene di un mondo che reclama verità ed autenticità ma che poi si ostina a voler continuare a recitare liturgiche dichiarazioni di intenti per scaricare coscienze che non possono nemmeno definirsi sporche...perchè sono semplicemente anestetizzate; spesso inesistenti.