L'intollerante

Radio Onda pazza e l'antimafia insegnata ai figli dei camorristi


NAPOLI - Si può mettere in piedi un circolo culturale antimafia intitolato a Peppino Impastato proprio in uno dei luoghi simbolo della camorra? Può, un giovane nato a San Giovanni a Teduccio e cresciuto a Taverna Del Ferro, portare avanti un’autentica battaglia contro la malavita organizzata a due passi da rioni, quartieri e strade che sono considerate da sempre proprietà quasi esclusiva dei clan? A sentire la storia di Radio Onda Pazza e dei volontari meravigliosamente folli che la tengono viva pur possedendo risorse economiche ridottissime, a quanto pare si. A parlare con noi, in particolare, è stato Michele Langella; presidente del circolo culturale “Peppino Impastato”, laureato in sociologia e con un sogno del cassetto: rendere un posto migliore il luogo in cui vive recuperando, con un instancabile (e non retribuito) lavoro giornaliero, proprio i figli, i nipoti e i fratelli di uomini che stanno scontando il 41 bis o che, magari, sono stati uccisi durante un regolamento di conti tra bande rivali. Orfani che portano un cognome che pare destinarli ad una vita nella malavita, ragazzini di 11-12-13 e 14 anni che hanno sulle spalle fardelli e pregiudizi schiaccianti ed umilianti e che, grazie ad Onda Pazza, posso avere qualcosa che per i ragazzi più fortunati è praticamente scontato: un’opportunità di scelta; un'alternativa alla carriera nel terribile mondo della camorra. Michele, come molti altri dei componenti del suo circolo, è cresciuto giocando a pallone con quelli che sarebbero poi diventati boss, piantoni e spacciatori. Ancora oggi, magari proprio dopo una manifestazione anti-camorra, incontra qualcuno dei "pali" prima di rincasare. “E’ una strana sensazione – ammette – ci salutiamo anche ma loro sanno che non abbiamo nulla da condividere e che siamo agli antipodi”. Grazie a Radio Onda Pazza, che opera a San Giovanni a Teduccio con costanti attività ricreative, culturali e soprattutto di doposcuola, molti giovanissimi letteralmente emarginati da una società etichettante e frettolosa, hanno trovato stimoli ed obiettivi che la frequentazione “ordinaria” dei vari istituti scolastici non riusciva in alcun modo ad incentivare. Nella sede di San Giovanni, infatti, sono ospitati studenti ripetenti delle scuole medie che, grazie ad un paziente lavoro di affiancamento scevro di preconcetti  e carico di passione, sono riusciti non solo a preparare l’esame per l’ultimo anno ma, addirittura, a sentirsi desiderosi di continuare gli studi iscrivendosi alle scuole superiori. Tutti ragazzini dati per “persi” ed affidati, in molti casi, ai servizi sociali o alla vita in strada; in balia degli adescatori che lavorano quotidianamente per trovare “nuove reclute” da inserire nei plotoni della mala. Nella sede di Piazza Pacichelli, tra trasmissioni radio, escursioni e lezioni di storia, matematica e letteratura, quelli che in tanti considerano già futuri camorristi, riescono così a trovare le basi per costruirsi un futuro meno tetro e disumano. Come quasi sempre accade per gli esempi virtuosi ed eroici di cittadinanza attiva e dotata di enorme senso civico, le istuzioni (ed i fondi) latitano, condita da un desolante e colpevolissimo silenzio degli organi d'informazione. “Per far sopravvivere Radio Onda Pazza basterebbero circa 10.000 euro all’anno – sostiene sicuro Langella -. Noi non pretendiamo uno stipendio per quello che facciamo ma abbiamo dei costi, tra fitto del locale, bollette ed attività varie, che non possiamo sostenere perché non abbiamo un lavoro e quindi una fonte di reddito”. Inizialmente il progetto aveva riscosso non poco interesse, con media locali e nazionali che si erano interessati di raccontare il piccolo grande miracolo sociale di San Giovanni a Teduccio. Poi, dopo le prime pacche sulle spalle, i primi plausi, gli articoli di giornale e persino un invito ad Annozero, il silenzio ed il disinteresse hanno fatto scivolare nello scontato un lavoro che si può definire senza troppe remore eroico. Del resto, come osserva ancora il presidente, non ci sono state bombe, lettere minatorie con proiettili allegati e soprattutto nessun morto a far notizia e garantire il giusto clamore. Eppure, la miopia di gran parte della stampa, risulta ancora più assurda se si guarda ai risultati ottenuti da un gruppo di giovani innamorati della loro terra, liberi da ogni spirito di protagonismo e da anni capaci di sradicare letteralmente numerosi giovanissimi dai territori della mafia. Nessun nobel richiesto, nessuna prima serata in qualche patinata trasmissione tv, nessun best seller da vendere; a Langella e agli altri volontari basterebbero quei 10.000 euro annui per portare avanti, con umiltà e basso profilo, un lavoro antimafia svolto direttamente sul territorio e con chi, la camorra, l’ha respirata e la respira giornalmente. Nello speciale allegato a questo articolo, si trovano numerosi altri dettagli sull’esperienza straordinaria e scandalosamente ignorata di Radio Onda Pazza; al lettore non resta che valutare con coscienza ed attenzione quanto meriti di essere conosciuta e soprattutto sostenuta.