L'intollerante

Università Italiana, quando il 3+2 fa 4


Partorisco questo editoriale dopo essermi fatto ingravidare da un'immagine divenuta molto popolare in questio giorni (e che vedete allegata al mio pezzo): da un lato c'è Renzo Bossi, figlio d'arte di chi d'arte non ne ha mai avuta che, con le sue tre bocciature consecutive da guinnes dei minorati, rappresenta l'Italia che lavora (e ruba). Dall'altro, invece, c'è la ragazza studiosa da 110 e lode con il suo bel contratto a progetto in un call center. Il primo subumano citato guadagna circa 10.000 euro al mese mentre, la seconda "sfigata", se tutto va bene, arriva ad 800.Ora, ogni volta che attacco l'Università Italica c'è qualche predicatore di saggezza che parla della volpe e dell'uva o che intona il solito ritornello:"Eh ma quel pezzo di carta serve e, se non lo vuoi è solo perchè non sei capace di prenderlo". Amici cari ma il sottoscritto di Università ne ha frequentate due (Economia e Scienze Politiche) e, ironia della sorte, ogni docente ad eccezione di due al termine dell'esame gli ha chiesto:"Vorrebbe preparare la tesi con me"? Viaggiare sull'onda dei 28-29 e 30 vuol dire che hai mezzi per prenderla con molta facilità quell'uva e che quindi non hai motivo di disprezzarla.Anzi, vi dirò di più: io quell'uva l'ho assaggiata ed assaporata con gusto; innamorandomene per un lungo periodo di tempo...poi però ho visto che risultava sempre più insipida e, soprattutto, che veniva gettata ai porci senza ritegno. Già il fatto che si consideri la Laurea come qualcosa di "burocraticamente utile" per me rappresenta uno scandalo indicibile. La laurea non dovrebbe mai essere una sorta di lasciapassare, di pezzo di carta utile per non morire di fame. Il percorso di studi accademici dovrebbe essere elitario (e qui temo diventerò impopolare) e per pochi capaci e volenterosi che vogliono fare dell'intellettualismo una professione (ovviamente eliminiamo le facoltà di Ingegneria, Medicina e le poche altre che servono per un risvolto pratico). Non si può massificare l'alta cultura e renderla inevitabilmente dozzinale, cialtrona e quindi vuota e poco interessante.Non si può continuare ad illudere i neo-maggiorenni facendoli inscrivere a facoltà che dovrebbero essere uffici di collocamento e dove, puntualmente, si fa a gara a chi ha la memoria migliore e la capacità critica inferiore. Io sognavo la vita d'Ateneo come una sorta di competizione intellettuale e stimolante tra professore e studente.  E invece? Un ammasso di carne umana ansiosa e pappagallesca che studia, si specializza, si "masterizza" per poi vedersi scavalcata da un bamboccio padano. Il conseguimento della laurea dovrebbe essere, a mio avviso, un traguardo personale per entrare a far parte di un'elite ma, nel momento in cui il titolo accademico diventa solo "un pezzo di carta" che può prendersi anche Del Piero con Cepu, perdonatemi, la mia più ampia ed efficace forma di protesta dovrebbe essere proprio quella di dire:"O CAMBIATE IL MODO DI FARE E CONCEPIRE L'UNIVERSITA', O IO COL CAZZO CHE PAGO LE TASSE".Bisogna convincersi che, per fare il 90% dei lavori, una laurea non è necessaria...persino per giurisprudenza ed economia, se si è portati per tali ambiti, basterebbe un anno di studio approfonditissimo con i basimenti e poi via; subito a tirocinare. E invece? Studi per 5 anni economia e diritto per poi uscire dall'Università e non essere capace nemmeno di scrivere un atto di citazione o tenere la contabilità di un tabaccaio. E così, il massimo che possono offrirti, nonostante i tuoi roboanti (ma massificati) titoli, è un contrattino da massimo 1000 euro al mese. In italia sono triplicati i laureati ma non i posti di lavoro; ergo, senza essere un genio della matematica, si intuisce che nel sistema c'è qualcosa di profondamente sgangherato e squilibrato che va riaggiustato prima possibile e con metodi drastici. Come? Non sono io il ministro dell'Istruzione; purtroppo :D