L'intollerante

Il dirupo narcisista del web 2.0


Sono circa 10 anni che bazzico su internet; nel 2000, quando la connesione a 128kb era un lusso per pochi, avevo già un sito web tutto mio. All'epoca avevo 13 anni e sentivo già esplodermi dentro la necessità insopprimibile di comunicare con il mondo. Per questo motivo, è semplice intuirlo, il web per me è diventano ben presto un compagno di vita fondamentale; "padre" ed insieme magister, oltre che palestra dialettica e luogo di crescita intellettuale. La rete, inoltre, può diventare per chi la frequenta assiduamente anche un ottimo banco di prova per testare la propria autostima e...il proprio egocentrismo.A proposito di questo non posso non guardare con un po' di fastidio all'incremento esponenziale di quelle che potrebbero definirsi"suffragette dei new media"; con stuoli di sedicenti "reporter-giornalisti" dell'informazione libera che spammano in maniera ossessivo-compulsiva i propri blog, i prori siti, i propri gruppi e le proprie pagine sul sempre più saturo Facebook.La sacra iperdemocrazia internettiana, così, degenera nella dittatura della mediocrità e della vanagloria frustrata e frustrante di chi vuol giocare a fare il rivoluzionario; magari rimanendo anonimo e violando, in aggiunta, qualche regola deontologica del giornalismo (al pari dei cosiddetti "cronisti di regime"). E così, giorno dopo giorno, sbucano siti di pseudo-confroinformazione (con il loro bel bannerino per le "donazioni") che intendono proporre un tipo di stampa libera limitandosi, però, ad un posticcio copia-incolla di articoli presenti sulle edizioni on-line di riviste come "Il Corriere della Sera", "La Stampa", "Il Messaggero", "La Repubblica", "L'Unità", "Il Fatto Quotidiano" ecc... questa pratica è utilizzata in maniera lampante dal sito www.nuoveresistenza.org che, sulle ali degli umori antigovernativi che in rete trovano sempre larga (e spesso isterica) accoglienza, si autoconferisce il fregio di "testata libera" ed ovviamente alternativa.Non paghi, i due copia-incollatori professionisti che gestiscono il sito, millantano anche il titolo di "editori"; salvo poi firmarsi con nick e pseudonimi onde evitare qualsiasi riconoscimento immediato. Il portale in questione, graficamente orripilante, non è altro che un calderone nel quale si raccolgono gli articoli dei quotidiani precedentemente citati e si richiede, sotto ogni post, un'offerta in denaro per aiutare gli editori nel loro difficile, coraggioso ed impegnativo lavoro di replica acritica.Di esempi come "nuova resistenza" se ne possono trovare tantissimi in giro per il world wide web e, i gestori di tali siti, sono nel 90%  dei casi dei boriosi cialtroni che ricordano molto da vicino il tanto criticato Berlusconi ed elargiscono "ban" a chiunque osi sottolinerare la loro insulsa pateticità. Altri, invece, fondano gruppi su facebook nel tentativo di "creare un nuovo movimento (rigorosamente "dal basso") per cambiare le cose in questo paese" (e possibilmente ottenere la pace nel mondo)....Un tipo di attività che, fin quando non viene spammata in ogni dove, può anche essere tollerata. Il punto è che, a queste persone (spesso ragazzetti sotto i 20 o ultratrentenni fallitti con il pugno chiuso sempre in alto), non frega un tubo di "cambiare le cose".Il loro unico scopo è quello di sciacquar via qualche frustrazione schiacciante facendo a gara a chi ha più "iscritti" e lettori. La situazione, su facebook, sta diventando ingestibile e rischia di oscurare o comunque limitare causa caos gruppi e pagine fan che fanno informazione alternativa ed indipendente in maniera seria e credibile. L'appello, dunque, è quello di non riversare sul web le proprie manie di protagonismo attaccandosi alle cause antigovernative e proponendo, pur di risultare "clamorosi" nei contenuti, anche fotomontaggi ed autentiche bufale. Soprattutto, a questi rivoluzionari da tastiera, andrebbe fatto comprendere che esiste una professionalità nella gestione e nella diffusione delle notizie e che, l'informazione seria e slegata da logiche di partito, non può essere affidata ad un gruppo di dilettanti allo sbaraglio cresciuti a pane e Marx e pronti ad imporre il loro distorto concetto di "collettività" criticando chiunque proponga un progetto serio e giornalisticamente plausibile.