L'intollerante

L'Università, il futuro e i giovani-vecchi d'Italia


Prima di leggere la nota, vi invito a guardare questo breve ma intensissimo videohttp://www.facebook.com/video/video.php?v=1319510235419&oid=148665529854&comments&ref=mfBene, ora che avete visto ciò che dovevate vedere per "ispirarvi", potete proseguire la lettura della nota; cominciando con il dare risposta ad alcune domande: che fine hanno fatto gli studenti che protestavano con grande ardore nelle piazze di tutta Italia? Dove è andato a diluirsi quel movimento giovanile che in tanti definivano addirittura "il nuovo 68"? Soprattutto: cosa ha ottenuto di immediato e concreto per il miglioramento dell'Università italiana?Quando attraverso qualche video-editoriale mi sono permesso di suggerire un tipo di protesta alternativa agli striscioni ed agli slogan posticci, alle strumentalizzazioni più o meno sordide di certi docenti ed alle rivendicazioni vuote, mi sono dovuto sorbire una serie abbastanza variegata (e deprimente) di insulti, accuse e riflessioni prive di senso. I vari "ma chi sei per dire questo", "ma come sei ingenuo", "ma così non farai che peggiorare la situazione" e via discorrendo mi hanno letteralmente inondato. Insomma: ho avuto l'ennesima conferma che in questo paese (e non solo in questo) ci sono troppe persone che amano lamentarsi giornalmente delle regole salvo poi non avere il coraggio necessario per tentare di cambiarle sul serio. Ma cosa proponevo di tanto assurdo ed utopistico?In primis la presentazione di un progetto alternativo di riforma (da scrivere con i pochi ma buoni docenti che ancora sopravvivono nel sempre più scadente sistema accademico, con le aziende e le imprese e ovviamente con gli studenti più capaci e vispi). Il primo scoglio, dunque, era rappresentato dal non limitarsi alla perpetua protesta di piazza ma dallo sforzarsi di accendere una torcia creativa puntandola verso una strada alternativa. Preparato un progetto dettagliato e lungimirante di riforma, si sarebbe poi passati alla seconda fase: presentazione al Ministero dell'Istruzione ed all'opinione pubblica e sospensione di ogni attività universitaria (compreso il tanto prezioso pagamento delle rette) fin quando non si sarebbe ricevuta una risposta concreta e credibile da parte dell'esecutivo. Il messaggio che doveva passare era chiaro:"O cambiate sul serio ed in fretta, o non vi diamo più soldi per foraggiare uno schema d'istruzione vecchio ed incapace di preparare i giovani a vivere nel mondo globalizzato". I primi "geni" ad intervenire sono stati quelli che si sono sentiti in dovedere di difendere a spada tratta gli atenei ed i corsi di laurea che funzionano bene. Ma a cosa serve parlare delle eccellenze positive se la maggioranza del "palazzo didattico" crolla a pezzi? Ovvio che nell'opera di critica e riforma non devono essere contemplate le cose che funzionano già bene (della serie:"Sono laureato con 110 e lode in ovviologia logica"). Secondo dubbio-timore:"Eh ma sei pazzo? Cioè noi non studiamo e non ci lauriamo fin quando il governo non ci concede ascolto? E perchè io devo rinunciare allo studio?". Ora, ragazzi cari, chiunque frequenti l'Università con consapevolezza supereriore a quella di una pecora cerebrolesa, non può non notare che la situazone è drammatica, che veniamo preparati alla massificazione nozionistica e rigorosa in un mondo che ha invece un disperato bisogno di creatività, inventiva, dinamicità e capacità di adeguamento anche nei suoi settori più "tecnici" e "pragamatici". Chiunque frequenti l'Università con un briciolo di dignità, spirito critico, ambizione ed amor proprio, si rende conto che è da stolti prendersi una laurea in "Conservazione dei Beni Culturali" attendendo il mitologico "concorsone pubblico" che non ci sarà prima di 20 anni e che prevederà i soliti 30 assunti su 30.000 partecipanti. Non possiamo continuare a sfornare laureati in psicologia, sociologia, lettere, scienze politiche e via discorrendo quando non ci sono posti di lavoro che li attendono e non possiamo studiare come disperati fino a 25 anni per poi renderci conto, magicamente, che saremo disocuppati o precari per altri 15. Non è possibile subire una presa per i fondelli così colossale e plateale e non sentire dentro la voglia di ribellarsi in maniera decisa e decisiva, fuori dagli schemi, fuori dalla paura di perdere le briciole che ci lasciano. Se non si vive la vita con passione, fame e follia quando si hanno 18-20 anni, allora quando? Se si pensa e si agisce come ottuagenari rassegnati e demotivati quando si è così giovani, allora quanto tempo resta a questo paese prima di sprofondare in un abisso senza fine? Possibile che ci siano ancora così tanti ragazzi pronti ad essere inerme carne da macello? Pronti ad accettare questa cultura ignorante e standardizzata? Ci spengono i sogni quando siamo bambini, ci spezzano le ali quando siamo adolescenti e ci mettono le catene una volta che siamo diventati adulti. Siamo schiavi che giocano a fare i ribelli ma che tornano prontamente in riga quando il Kapò di turno li richiama all'ordine e ricorda loro la possibilità di perdere quel nulla che hanno. Io voglio riprendermi l'Università ed il mio futuro e voglio farlo con ogni mezzo ed il più rapidamente possibile. Non scappate, non fuggite con la coda fra le gambe; restate qui e combattete per non lasciare in mano ai demoni il paradiso nel quale siamo nati.