Creato da stellina20092 il 29/11/2009
il sito di bagnoli..un quartiere come tanti..ma dentro dentro un po' diverso come altri.

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« BagnoliItalsider »

Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 29 Novembre 2009 da stellina20092

A BAGNOLI IL CEMENTO E' DI CASA
03 novembre 2009



Reportage
Fulco Pratesi: «Mobilitiamoci per la difesa delle città». Sulle quali incombe il rischio di speculazioni


La giunta comunale di Napoli ha aumentato il numero di case che verranno costruite nell'ambito del piano di riqualificazione dell'area ex Italsider.
Gli alloggi passano da 1.300 a 2.000, mentre diminuisce la superficie destinata ai servizi.
Il motivo? «La fame di case». Ma a Napoli «il numero di vani ha superato quello degli abitanti», dice l'urbanista Aldo Loris Rossi.
La densità abitativa è tale che gli spazi pubblici per ogni napoletano sono pari a 81 mq/ab. Ogni romano ne ha a disposizione 468, un berlinese 500. Ambientalisti in trincea: «Ancora case? Una follia».
A guardarla dall'alto, in una giornata di splendido sole, Bagnoli appare come un enorme territorio in lento divenire, stretto tra il mare e le colline e cinto d'assedio dalla selvaggia invasione urbanistica dell'area ovest di Napoli.
Una pianura segnata dal passato venefico dell'Italsider, che ora "urla" un'enorme potenzialità di sviluppo.
La distesa di verde, il waterfront (sebbene l'acqua sia ancora contaminata da idrocarburi policiclici aromatici), i monumentali scheletri d'archeologia industriale, la bonifica in corso. Luogo ideale a cui affidare le speranze di rinascita di una città piegata. Un'idea, una prospettiva, e, perché no, un sogno. Che, però, rischia di essere compromesso dal lavorio ai fianchi delle lobby dell'edilizia. E dell'affare facile. Su questa superficie di oltre un milione di metri quadrati il Piano di riqualificazione prevede una vasta area verde, il Parco dello sport, i Napoli Studios, nuove infrastrutture e il Polo tecnologico dell'ambiente. E, ancora, attracchi per centinaia di barche, alberghi, strutture di terziario. E, naturalmente, case. Che, dopo una decisione della giunta comunale, ora saranno ancora di più.
Infatti, secondo la recente modifica del piano urbanistico attuativo, il Pua, adesso «il volume di nuova edilizia residenziale è passato da 300mila a 515mila metri cubi». Più case, quindi, ma non - almeno ufficialmente, e almeno per ora - a scapito del verde, ma solo dei servizi e del commercio.
La quota di superficie destinata alle residenze è stata aumentata al 36,7% (625.904 mq dai precedenti 440.205, pari al 24,1%), mentre quella destinata ai servizi e al commercio è calata da 1.142.215 (66,9) a 926.516 (54,3). Ma in una città dove l'espansione urbanistica non ha pari nel mondo, dove gli abitanti calano di seimila all'anno e la mancanza di prospettive e di lavoro (a Napoli e provincia il tasso di disoccupazione nel 2007 è salito al 41,1%, fonte Istat) ha rimesso in moto un fortissimo fenomeno migratorio che non ha pari in nessun'altra metropoli italiana, c'è davvero «fame di case?».
A sentire l'urbanista Aldo Loris Rossi la risposta è assolutamente no.
«Dal 1971 la popolazione è diminuita progressivamente da 1.226.594 abitanti ai circa 960mila odierni mentre i vani sono aumentati da 1.033.418 a circa 1 milione e mezzo.
Oggi Napoli, per la prima volta nella sua storia, ha più vani che abitanti. E, secondo l'Istat, la popolazione della Campania nei prossimi 42 anni comunque diminuirà. A Bagnoli, ora, c'è una situazione esplosiva. Davvero non si sa dove si può andare a finire».
Una prospettiva che allarma molto anche il geologo Riccardo Caniparoli. «Napoli - spiega - è l'unica città al mondo che "implode" da un punto di vista urbanistico. Circa un milione di abitanti che insistono su un territorio di 117 km/q e una cinta di paesi confinanti con una densità abitativa ancora più alta rispetto al centro della città».
E', ad esempio, il caso di Portici: 13.246 abitanti per chilometro quadrato. Un valore inferiore solo a megalopoli come Manila, Parigi e Shangai. «Troppi abitanti su una superficie fisica», con tutte le conseguenze in termini di erogazione di servizi, di consumo del suolo. E anche di rapporti sociali, di vivibilità urbana, di fruizione dello spazio pubblico, di aree a verde necessarie per svincolarsi dall'assedio selvaggio del cemento. Che non di rado, da queste parti, impedisce anche la semplice vista del cielo.
«Il Comune di Napoli ha 118 mq per abitante. Considerando che 37 mq/ ab sono destinati a scuole, attrezzature pubbliche, verde pubblico, parcheggi, la superficie utile netta per ogni cittadino napoletano è ridotta a 81 mq/ab. Ogni cittadino romano ha a disposizione 468 mq/ab, un berlinese 500. Peraltro, lo standard europeo considera che ogni abitante deve avere 24 mq di verde pubblico. Verde che, peraltro, a Napoli è scarsissimo. E allora come si può pensare di mettere più case nel territorio comunale? è follia pura», sbotta il geologo.
Ma, allora, cosa fare? «Non è possibile costruire altre volumetrie abitative. C'è bisogno di verde, verde e ancora verde. Si dovrebbe attuare un piano di riduzione della pressione urbanistico-residenziale per avvicinarsi il più possibile agli standard urbanistici di una città europea e non scivolare verso agglomerati urbani da terzo mondo. Ma c'è troppa arretratezza mentale.
Si vogliono fare i soldi sempre nella stessa maniera: rapinando il territorio.
Bagnoli rischia di diventare solo un affare per i soliti noti. I soliti palazzinari che vogliono fare speculazione». A fare capolino è lo spettro degli affari per pochi. Magari sublimato dalla spinta di un moderno concetto di "sfruttamento pubblico". «La modifica di destinazione è un'operazione che, di fatto, serve a fare cassa. I suoli, una volta venduti, rendono di più se ci si possono edificare sopra delle case. E purtroppo abbiamo necessità di più fondi per portare a termine la riqualificazione di Bagnoli. Non tutte le risorse, infatti, arrivano dalla Regione o dall'Europa», dice Casimiro Monti, per molti anni presidente cittadino dei Verdi, poi assessore all'Ambiente e ora vicepresidente di Bagnolifutura spa, la società di trasformazione urbana, i cui azionisti sono Comune (90%), Provincia (2,5) e Regione (7,5), che realizza gli interventi previsti dal Piano urbanistico esecutivo.
Più che un sogno, il rischio di un compromesso al ribasso. «Quello di investire nelle case è un ragionamento a perdere», incalza Gennaro Migliore, a lungo capogruppo del Prc al Comune, ora in Sinistra e libertà. Il suo tono è preoccupato. «Si sta imboccando la strada di un utilizzo intensivo del suolo. Il crinale è quello che vede prevalere la rendita fondiaria. E questa decisione del Comune potrebbe essere solo un primo passo. La priorità assoluta deve essere il parco, il vero volano per Bagnoli. Ma temo possa diventare preda di interventi edilizi. E sarebbe gravissimo ».
Un pericolo in nuce, che però fa già sobbalzare dalla sedia il presidente onorario del Wwf, Fulco Pratesi. Troppi blitz contro il territorio ha visto nella sua lunga carriera di ambientalista. E infatti su Bagnoli si dice «preoccupatissimo. Bisogna mobilitarsi in ogni maniera. Così come a Napoli, anche a Roma c'è la stessa malattia: stanno continuando a cementificare l'agro romano, nonostante in città ci siano migliaia di case vuote».
Il rischio, anche stavolta, è che la crepa diventi un crepaccio. Profondo. Buio. Intanto le elezioni, nel 2010 alla Regione e l'anno successivo al Comune, sono sempre più vicine. E chissà che qualcuno non abbia già fiutato l'affare

 
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