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Quando la prescrizione vale come un'assoluzione: in Italia


H. 2.30 AMCarissimi amici,mi ritenevo - con definizione obbrobriosa - un cosiddetto garantista.Sinceramente  mi sono reso conto che andando avanti di questo passo rischiavo però di prendermi in giro da solo.Pertanto mi sono visto costretto a rivedere le mie posizioni.Essere garantisti significa sostanzialmente rispettare la presunzione di innocenza sino a che non intervenga una sentenza.Cosicchè si dovrebbe dire che la variegata umanità che affiora dietro questi ultimi scandali dovremmo considerarla come un sodalizio di semplici indagati e non certo di corrotti matricolati.Tuttavia, perchè questo discorso risulti accettabile e non suoni, diversamente come una presa per il culo, sarebbe necessario poter confidare ragionevolmente nel fatto che una sentenza prima o poi arrivi a definire il processo.Come spesso accade in Italia, le cose in concreto assumono però un significato diverso da quello che dovrebbero avere. La realtà non sempre è rispettosa della semantica. E molte cose perdono di valore rispetto ai postulati enunciati. In definitiva semplici parole.Naturalmente stiamo generalizzando, perchè poi ogni caso in definitiva fa storia a sè. Mica tutte le inchieste di cui parlano i giornali sono fondate. Che anzi alcune volte si sviluppano delle indagini ridicole, coordinate da inquirenti che hanno più voglia di finire sui giornali che di perseguire gli autori dei reati.Però, gli scandali trapelati dalle intercettazioni pubblicate in questi giorni dovrebbero far riflettere. E non poco.Se infatti, come troppo spesso accade, il processo si chiude con la prescrizione (prescrizione che nei telegiornali di oggi viene tranquillamente contrabbandata per un'assoluzione ..e poi vaglielo a dire alla gente cosa significa il conflitto di interessi), è del tutto evidente che assumere posizioni garantiste non può più essere un dogma inderogabile.Date le premesse, si potrebbe infatti essere facilmente ridotti al silenzio in eterno. Con una magistratura che non funziona che senso avrebbe infatti coltivare qualsiasi speranza di poter esercitare -almeno in futuro dopo la sentenza- il diritto di critica?Siamo insomma al corto circuito poichè non funziona praticamente nulla.Passando all'anedottica, una sera di qualche tempo fa, in compagnia di un mio cliente ebbi a lamentarmi di come (non) funzionino le cose in questo paese.La sua risposta fu scontata e, per quanto cinica, purtroppo ineccepibile. Se vogliamo comprensibile.Egli disse. Ma sta scherzando? Questo è uno dei migliori paesi del mondo. Abbiamo grande libertà di muoverci e di fare quello che ci pare e piace, senza che alla fine ci controlli nessuno.Dimenticavo di dirvi... il mio cliente è un delinquente.Saluti.Notte. VM