bahamas so cool

Erection days

Cari amici,

consentiteci di scrivere qui ed ora che se a vincere le elezioni quando le cose vanno male -e malissimo- è la stessa parte che sta al governo, non siamo certamente difronte ad un buon segno per la democrazia.

Si potrebbe obiettare, fors'anco correttamente, che dalla parte avversa non veniva alcuna seria proposta politica.

Ma se vi è zero da una parte e dall'altra qualcosa forse di meno, saremmo comunque difronte ad un'operazione aritmetica che, qualunque fosse il segno, non darebbe mai un risultato positivo: non è quello dunque un buon argomento per replicare all'amara constatazione del suddetto incipit.

Oggi Repubblica titolava che la destra "vince sul carro di Bossi". Un titolo che, abilmente, adombra come un tetro monito la discesa inesorabile verso gli inferi della vita sociale nostrana, ed in risposta, carica di sarcasmo, alla definizione del premier circa la manifestazione per la libertà di stampa, ricorderete: un lugubre carro di Tespi.  

Serve però equilibrio e capacità di discernimento. In questi ultimi tempi la trasversalità dovrebbe accreditarsi come un valore oggettivo. Divenire una regola aurea di condotta, nel vuoto generalizzato di idee e di proposte.

Cioè a dire, se Zaia sembra un personaggio di buone intenzioni, va votato. Lo stesso dicasi per Bonino. A prescindere insomma dalle oramai del tutto inutili appartenenze a qualsivoglia consorteria politica.

Se Bresso ha ben governato, perchè votare Cota? Abbiamo seguito il dibattito tra i due. Onestamente, pur non avendo alcuna simpatia per il cosiddetto centrosinistra (a proposito ma che c'ha di sinistra il centrosinistra, forse piuttosto ha un qualcosa di sinistro a giudicare dal consolidamento nel permafrost della sua classe dirigente) abbiamo dovuto prendere atto che il contendente la poltrona usava argomenti più simili a slogan livorosi che a messaggi politici verso una qualche proto proposta. Nonostante la povertà dei suoi argomenti, e senza che gliene si voglia fare una colpa personale, egli ha vinto. Su quali basi? Sostanzialmente mandare a casa chi aveva governato prima di lui. Il punto, come riconosciuto da molti, è che ha ben governato, questa Mercedes Bresso.

Tirando le fila del discorso, pare che a guidare le scelte degli elettori possa essere un quid di imperscrutabile, una sorta di chimica appartenenza epidermica ad uno schieramento.

Esattamente la trappola pensata da Qualcuno per legare al caravanserraglio, ed ancora una volta, tanta, troppa gente innocente.

Tradotto in lingua commestibile, sarebbe forse il caso di chiedersi perchè tanta acritica faziosità. Perchè insomma abbia vinto queste elezioni la candidata del centrodestra nel Lazio. Per quali meriti? Per quali programmi? Qualcuno di voi può dire, in coscienza, di averne mai sentito la voce? E le idee?

Quando invece dall'altra parte vi era una persona, che nel bene o nel male, ha un sicuro, innegabile merito: la coerenza con delle battaglie, che possono piacere o non piacere, ma che, è innegabile, sono state portate avanti con coraggio, passione, dedizione, senza sconti e senza scorciatoie. Insomma, signori, la politica. Il resto, solo interessi o ambizioni personali.

Vince la chiesa, insomma. Ancora una volta. Dietro lo schermo dei suoi predicatori: tutti per la famiglia, le tradizioni cristiane, i giudizi di irreprensibilità morale. Si intende. 

Vince la Chiesa, la quale annuncia, tramite il braccio armato cl: in Veneto si voti per Zaia. E l'indomani, lo stesso candidato: introdurremo, in caso di vittoria, le radici cristiane nello statuto del Veneto. Cioè mischiare il sacro al profano, del che non vi sarebbe davvero di bisogno quando si volesse veramente progredire. Un rumore sinistro, che suona tanto azzeccato quanto l'idea di fare ministro qualche ballerino. Tuttavia,...ma non era già successo?

Salutiamo allora questi nuovi messaggi di modernità che ci giungono dai risultati elettorali, con un brano, eloquente e calzante nel contesto dedotto. 

Cari saluti da Valentino Mascarato, in uno dei suoi ultimi interventi, se non, obtorto collo, fors'anco l'ultimo.