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manovra... a tenaglia

Post n°1285 pubblicato il 13 Giugno 2010 da bahamascool

Alcuni commentatori, in questi giorni di afa estiva, hanno, forse in preda a qualche colpo di calore, celebrato il rigore della "manovra lacrime e sangue" appena varata dal governo.

Pare che la manovra di rigore sia stata caldeggiata nientemeno che dalle Istituzioni europee, per evitare altri rischi default dopo il collasso ellenico. Tale rischio peraltro, onestamente parlando, il nostro Paese lo sta correndo, più di qualsiasi altro Stato, da almeno trent'anni.

Tuttavia sembra un po' azzardato sostenere che codesta manovra, che peraltro ufficialmente non alza le tasse, sia lacrime sudore e sangue.

Una tale definizione avrebbe un senso se le tasse, che nominalmente sono al 50/ 60% sul reddito, effettivamente la gente le pagasse. Però ci si rende ben conto che, su queste basi, se si pretendesse il rispetto delle norme fiscali, anzichè limitarsi a spezzare le reni ai pochi che vengono scovati, le regole, peraltro labili, che giustificano (ancora per quanto?) il nostro stare insieme, salterebbero da un momento all'altro. Peraltro grossomodo quel che sta succedendo.

Infatti ci è ben tristemente noto che la politica per mantenere la plancia di comando ha in pugno la società civile, sostanzialmente finanziandosi con manovre espansive, in definitiva nocive per i cittadini e lo Stato, poichè distribuisce a pioggia lavori ed incarichi pubblici del tutto inutili con gravissimo danno all'Erario. Sono cose che non interessano a nessuno. Ciò però si verifica ben oltre ogni immaginazione, al di là di ogni soglia di sopportazione, anche per le finanze esosissime del vorace stato italiano. Caso Atene docet?

A fronte di tale modo scriteriato di agire, si sente dire sempre più spesso ed ormai concordemente come un mantra, che si deve combattere l'evasione fiscale. Quasi come se la questione tasse fosse veramente un affare serio e non la pagliacciata che è per davvero. Perchè pensare che qualcuno possa prendere sul serio uno Stato che pretende che il cittadino paghi in definitiva i due terzi di ciò che percepisce, senza avere in cambio servizi di eccellenza, non si può altrimenti che definire come una charada. Insomma o è uno scherzo, o una follia. Oppure, più verosimilmente le due cose drammaticamente insieme.

E' raro sentire qualche politico (perchè dovrebbe essere un politico senza clientes: una vera contraddizione in termini, almeno a queste latitudini) che invece di proporre il solito ritornello (bisogna combattere l'evasione con un fisco più pressante - ancor più di così?), proponga allo Stato di fare un passo indietro, una sorta di moratoria nelle assunzioni, quelle inutili, tanto per capirci. Un bel taglio dei forestali, delle tre quattro dieci polizie varie delle quali siamo dotati, delle auto blu, dei dipendenti imboscati nei ministeri che non rispondono nemmeno al telefono, dei consiglieri comunali, provinciali, regionali, pagati per farsi strada in politica. 

La manovra di recente varo non porta elementi di novità nella situazione difficile in cui siamo, giacchè, con atteggiamento un tantino pilatesco fa fondamentalmente solo tre cose: tagliare i trasferimenti alle Regioni, che significa meno servizi (ancor meno); aumentare i controlli del fisco in danno di coloro che, non lavorando con lo Stato, tirano a campare cercando di evitare i colpi di maglio di uno Stato aggressivo (leggi Gerit,  equitalia e ridicole sanzioni varie); tagliare i fondi alla cultura... perchè, con tutti i briatori, i costantini, le belen ed i corona che ci sono in giro... effettivamente ce n'è già abbastanza.

Non vi è per il resto, come da qualcuno correttamente rilevato, alcuno scatto, alcun progetto, alcuna proposta per rilanciare l'economia; ciò che in realtà doveva fare il governo, oltre a tagliare dei costi, tagli che in concreto ha solo delegato.

Bisogna peraltro anche ammettere che il governo, e più in generale i nostri politici, non sembrano avere nemmeno una lontana idea di quello che dovrebbe essere il loro compito: creare le condizioni per un presente ed un futuro migliori, più felici come si direbbe in filosofia.

Quando li vediamo apparire in televisione  ed asserire con aria compita e toni funerei che  "la crisi sta finendo, anche se è ancora dura ed il peggio deve venire". Ci vien quasi voglia di toccarci....sono infatti quei momenti in occasione dei quali puntualmente un brivido un tantino freddo corre lungo la schiena: ma dovevamo veramente pagare anche questi per sentirli andare in giro a sparare certe cazzate?

Dicono, i politici, la crisi è figlia della speculazione e dei nemici dell'europa. Balle colossali. Nessuno ammette che la crisi è prima di tutto strutturale e riguarda in definitiva più che altro lo stallo (la fine?) del ciclo proprio delle dottrine del capitalismo selvaggio. Infatti ...quante macchine possono ancora riuscire a farci comprare? quante cucine cambiare? quanti motorini inquinanti a prezzi incentivati a far circolare? Quante sono insomma le possibilità di sperperare in nome del dio consumo nell'arco di una vita? Non molte ancora se ci accorgiamo che nulla, o pochissimo, di tutto quello che ci hanno convinto ad acquistare ci serviva realmente.

L'idea della possibilità dell'espansione all'infinito dei consumi pare allora segnare il passo, per consunzione, purtroppo, più che per un cambio spontaneo di mentalità. Tutto ciò, anche se vorrà forse dire meno posti di lavoro, potrebbe però incarnare l'occasione per qualche cambiamento nel modello culturale dominante, di cui alcuni sentono davvero la necessità.

Non siamo in fin dei conti liberi, ma dei servi globalizzati, al più dei liberti insomma. Capita infatti impunemente che uno prenda un jeans e ci sgnacchi sopra un marchio, un po' anglofono che fa sempre figo. Se poi ti chiede 300 euro e per giustificarsi dice che è perchè è made in italy quindi cool (perchè?) a nessuno viene il sospetto che si tratti di un pacco; anzi tutti prontamente pensano che è sacrosanto e giusto. Il made in italy..... Sta a vedere che non c'è un limite alla dabbenaggine degli uomini.

Fino a ieri, e fors'anche oggi, vi erano frotte di poveracci pronti a spendere soldi, praticamente tutto quel che ricevevano dai genitori, per consentire a questa farsa di perdurare. Ma ora (forse sol perchè manca il denaro?) alcuni stanno facendo un passo indietro, perchè forse non serviva quel jeans, ma ne bastava uno da 50 euro. Che poi non è molto dissimile da quello marchiato.

Si sono scritti fiumi di inchiostro sulla dipendenza da droghe. Non sarebbe forse il caso di parlare della necessità di disintossicarci un po' tutti da questa società del marchio che abbiamo creato? I cosiddetti drogati da stupefacenti almeno provavano lo sballo, l'evasione, a caro prezzo certo. Ma tra quegli esempi negativi "I drogati", forse ce n'erano molti che volevano solo sfuggire da una società drogata, quella in cui tutti noi quotidianamente viviamo, quella di un'altra forma di schiavitù, strisciante ed accettata perchè fa arricchire un altro tipo di spacciatori, gli spacciatori di stupidi insulsi e inutili sogni.

Infine la questione mondiali e tivvù, che molto ha a che fare con quanto è stato scritto poc'anzi. Vogliono il canone ma non ci fan vedere i mondiali. Però i soldi per pagare le trasmissioni davvero poco interessanti con i soliti noti impiegati della tivvù del magna magna romano li han trovati. Bravi. 

Centocinquant'anni dell'unità d'italia. Ma al di là dei mille e dello scoglio di quarto, al di là di quell'inno (cambiatelo please che non se po' sentì)...un bel chiedersi se abbiamo fatto un bel Paese oltre al made in italy....no, eh?

Con orgoglio e pregiudizio. Vostro Valentino Mascarato

 
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