mi querido

BALLA, BALLA ARGENTINO


Sono stata invitata a parlare di tango a una trasmissione radio in Argentina. Io, italiana, dovevo spiegare perchè noi siamo più di diecimila e loro meno di cinquemila. Loro, che il tango l'hanno inventato. Alla radio Universidad de La Plata ho lanciato l'appello: ballate, ballate, non vi farete mica fregare dai tedeschi e dai giapponesi, dagli yankee e dagli italiani che il tango lo insegnano addirittura e si fanno pagare fior di soldi senza avere l'anima portena.Mi sembra che abbiano capito bene, perchè un anno dopo, Buenos Aires brulicava di maestri di tango, i giovani per primi hanno preso la palla al balzo. Come fare soldi? Basta inventarsi il mestiere di ballerino. Le voci sono girate vorticosamente. Un'ora di lezione in Europa vale dai 40 ai 70 euro? Bene, adesso insegnamo noi, che siamo anche più bravi. E così insegnano tutti e tutti ballano e la moda del tango impazza. Arrivano dall'Europa e dagli States e naturalmente dal Giappone, a prendere lezioni dai grandi e i grandi alzano i prezzi senza pudore. Ma anche i piccoli, che ballano da tre anni e basta, quelli che pensano che tanto gli altri hanno l'euro, si improvvisano insegnanti scafati. La legge della domanda e dell'offerta in un paio d'anni di boom di richieste, ha perso i connotati e dà i numeri. Che gli argentini siano grandi improvvisatori lo si vede a occhio nudo, in una città in cui si tocca con mano la scarsità di lavoro stabile. I vecchi milongueri, i puristi del tango sentimento, storcono il naso di fronte a troppe esibizioni sfacciate e a volte senza alcuna qualità.  Ma è quel tango che porta palanche, da Buenos Aires all'Europa e ritorno. Come si può non approfittarne? La televisione europea rimanda immagini di donne che fanno spaccate, volcada, boleo e ogni sorta di acrobazia? E via con le richieste di imparare quel tango, proprio quello (e di pretendere anche di diventare una fotocopia!). Spettacolare, da mostrare. A Buenos Aires lo chiamano il tango for export. Adesso anche gli argentini puristi lo snobbano un po' meno perchè è quello che porta tanti soldi alla capitale del tango. Dietro i maestri ci sono le milonghe, dietro le milonghe gli spettacoli e i musicisti. Poi ci sono i dischi, i film e fiumi di lezioni, collettive e private. Ci sono le case di tango che affittano agli stranieri, le agenzie di viaggio che fanno il tour del tango inclusivo di show e lezioni, i negozi artigianali di scarpe da tango. Nessuno andrà via da Buenos Aires senza comprarsi almeno due paia di scarpe. Non appena uno si fa un nome, ha un sito internet, è stato chiamato in Europa o in Asia a esibirsi,  ecco che spara cifre da capogiro anche a casa sua, dove la vita vale zero, si fatica a pagare l'affitto e anche la carne, il piatto base, sta diventando per ricchi. Chi era povero conta i dollari e si sente ricco. Chi non era nessuno diventa improvvisamente il professor, come li chiamano qui. Il ballerino che le donne vorrebbero per dodici minuti di tanghi (e lui naturalmente non le invita) e  che gli uomini ammirano invidiosi, si libra in alto e sorride senza più naturalezza. Ricorda Maradona, ma forse quella è un'altra storia.