mi querido

L'ANGOLO DEL POETA


L'esquina Homero Manzi è difficile da trovare. Il taxi mi ha portato al barrio di Pompeya e mi ha lasciato davanti al santuario della Madonna. Sul muro c'era una targa che ricordava il quartiere dei poeti del tango e così sotto un sole caldissimo e una giornata limpida di primo autunno ho camminato per scoprire dov'era l'angolo di Manzi. La strada era deserta, di macchine nemmeno l'ombra. Un lungo murales ricopriva tutto il muro di cinta di una scuola elementare e un signore dipingeva di verde la cancellata. Al suo fianco, sdraiato per terra, c'era un ragazzo malconcio. Il signore, quando gli ho chiesto se per caso quel ragazzo stesse male, mi ha guardata come una turista che fa domande strane. Poi si è scusato: non sta male, è che noi ci siamo abituati a vedere di tutto, non ci facciamo più caso. Mi ha indicato la scuola dove Manzi studiava dicendomi: la riconoscerà dai dipinti. L'ho vista subitoUn pedazo de barrio, allá en Pompeya.Barrio de tango, luna y misterio, calles lejanas, como estarán!Viejos amigos que hoy ni recuerdo que se habrán hecho, que es lo que harán!Poesie di tango scritte a lettere cubitali su un muro pennellato con cura di celeste, ritratti, suonatori, note musicali. Era un murales fantastico, senza fronzoli, pareva una pergamena incollata al muro. Di fronte c'era una trattoria e siccome era gia l'una e mezza mi ci sono infilata. Si chiamava il Buzòn. Dentro c'erano un sacco di fotografie d'epoca e anche quella del buzòn rosso, che sarebbe la buca delle lettere che adesso non esiste più. Lo scrittore Manzi se ne andava lì, quasi un secolo fa, a scrivere parole di nostalgia del suo barrio natio. Nel ristorante c'era gente normale, anche un po' sempliciotta, che si mangiava il suo bife di chorizo con patate fritte giganti. Nessun turista. Ho attaccato discorso con un signore al tavolo a fianco e lui subito mi ha invitata a sedere tra lui e la figlia, una bella ragazza bionda di 25 anni, perchè non è bene, ha detto, mangiare soli. Ci siamo scambiati le ricette, quasi come una gara. Lui le sapeva tutte, anche quella del pesto alla genovese, che tanto facile non è. Tanto chiacchieravamo di gusto che non mi sono nemmeno accorta che mi ha pagato il pranzo. Poi ha voluto che visitassi la sua casa. Aveva teste di animali appese al muro e una cameretta minuscola dove dormiva. La figlia mi ha raccontato che, dopo la separazione, si era costruito da solo la casetta e lì ci stava bene. Lei lo va a trovare tutti i sabati e vanno sempre al ristorante. Poi hanno insistito per accompagnarmi dall'altra parte della città con l'auto e anche se lei era grande e guidava veramente bene, suo papà ancora le diceva quando doveva frenare e mettere la seconda. Lei sorrideva e un po' lo sgridava e lui, ridacchiando con voce roca perchè era stato operato al cuore da pochi mesi, le ripeteva la ramanzina sulla guida.