mi querido

I giovani tornano al tango


Le milonghe d Buenos Aires quest'anno sono piene di giovani. I turisti si contano sulle dita di due mani, colpevole la crisi economica che ci attanaglia in Europa e la super inflazione di qua, che non consente più di prendere taxi come bombon o mangiare bisteccone al ristorante. I giovani argentini hanno scoperto che il tango è bello. Prendono lezioni, si buttano nella mischia e fanno gruppo sociale. Invece di affogarsi nei cocktail degli happy hour, che fanno? Ballano tango! Provo una tenerezza infinita al vederli invitare, timidamente, una straniera, sperando che non balli tanto bene come un'argentina e che se ne voli via senza sbandierare in giro giudizi. A Milonga 10 mi ha invitata un ragazzo d 18 anni che balla da sei mesi. Al sentire  l'età mi è scappato: mi amor! come mi scappa con Milena che di anni ne ha 12 e mi chiama tia. Milena mi ha eletta spontaneamente sua zia senza secondi fini, senza civetteria, senza pensarci su. La parola mi amor ora mi esce dalla bocca con facilità anche in Italia. Non è una parola da dedicare agli uomini, bensì ai bambini. Gli argentini giovani sono bambini che ti invitano come uomini, si mettono la gommina nei capelli, si rasano le tempie e si lasciano scendere un delizioso codino sulle spalle. Se gli chiedi se sono felici ti dicono sì sono felice con un'onestà che ti lascia senza parole.  Riempiono le milonghe di sorrisi raggianti, ballano agili e spinti in avanti, attendono che il tuo piede si posi bene a terra per farti ruotare sul loro piede incrociato all'indietro. Inventano giochi di piedi e tempi inrterpretando il tango secondo il loro umore. A vent'anni sono felici, a 24 già cominciano a preoccuparsi del lavoro che non trovano. Allora cursano, cioè vanno al yoga, a fotografia, a teatro, a tango. Fanno corsi di ogni tipo, incamerano sapere tecnico, nozionismo, esperienza e intanto stanno insieme. Quando decidono di misurarsi in una milonga è perché si ritengono all'altezza degli adulti e stanno con loro per essere accettati da tali. Nella fotografia invece restano bambini. Non osano uscire dal circuito protetto degli amici, degli album da mostrare (agli amici), dei giornali politici di barrio. Se proproni loro un vero servizio fotografico se la fanno sotto e si tirano indietro. Per fare il salto devono crescere, viaggiare, uscire dal ghetto del barrio e degli amici del barrio. Il concetto di barrio a Buenos Aires è ancora forte e si tramanda di generazioni in generazioni così come il peronismo. Un avvocato, in milonga, ha interrotto il tango per raccontarmi la storia della sua famiglia cominciando dal bisabuelo materno, scendendo all'abuelo materno, al padre e ripartendo dal bisabuelo paterno fino in basso. Il tutto per dirmi che i nonni erano peronisti e perciò lui "sigue" fervente ammiratore di Cristina. Nelle milonghe si parla di politica come ovunque a Buenos Aires da qualche mese. Due schieramente opposti come il Boca e il River si fronteggiano ogni giorno e con sempre maggiore cattiveria. Nell'ambiente del tango i giovani se ne fregano della politica e anche del calcio. Sono la generazione che non saprà cosa fare dopo la scuola e sarà costretta a  studiare anche se non gliene frega niente, molto più indietro degli indignados spagnoli e lontani anni luce dalle proteste dei nostri precari. I ragazzi sono tornati al tango quasi senza rendersi conto che è un ritorno al passato. Ne hanno modificato in parte la struttura sociale, criticano aspramente le dure regole del cabeceo y mirada dei tradizionalisti senza però annullare quella cortesia cavalleresca che resta tipica della milonga portenia: se la sieda è libera tocca alla donna e non all'uomo, si invita anche con  la voce ma non ci si avvicina più di tanto, non si toccano mai le braccia, non si interrompe mai una donna che sta parlando con un'amica, non si invita una donna che sta parlando con un uomo. Sono le regole del rispetto ben inculcate nell'Argentina che fa la fila in tutti i luoghi, con regole di una durezza dittatoriale da far paura. Mi è insopportabile la ribellione degli italiani così come la sottomissione degli argentini. In fondo, due facce della stessa medaglia. Certo, la loro sottomissione mi fa gioco consentendomi dialoghi continui su qualunque cosa mi incuriosisca (e sono tante): avrò sempre una risposta a ogni domanda.