mi querido

La terza via dell'Argentina


Ai giornali italiani non interessa più quello che succede in Argentina. Eppure la protesta contro il governo di Cristina Fernandez è un fenomeno politico e sociale piuttosto rilevante e forse nuovo. Sui numeri della manifestazione che ha coinvolto anche le comunità di argentini che vivono all'estero, Italia compresa, ci sono ovviamente discordanze: il numero che a mio parere potrebbe essere quello più vicino alla realtà è intorno alle 800.000 persone. Gli argentini in patria sono 40 milioni e, di questi il 54 per cento ha votato l'attuale presidenta per la seconda volta un anno fa. Quando è stata rieletta, però, Cristina, aveva dalla sua l'onda emotiva della morte del marito Kirchner, avvenuta nel 2010, e una novità: la nascita della Campora, una sorta di gruppi di sostegno ispirati a un peronista, ex presidente di transizione, e capitanati dal figlio di Cristina e Nestor. La Campora è formata per lo più da giovani che, come sta accadendo in tutto il mondo, sono tornati a fare politica con la differenza però che in Argentina i giovani della generazione degli anni '80 sono stati decimati dalla dittatura. Al vederli la prima volta, durante i funerali di Kirchner del 2010, mi avevano colpito per il loro pianto a dirotto davanti alla Casa Rosada. Li ho rivisti a due anni di distanza, nei centri allestiti per loro dal governo e sparsi un po' in tutti i quartieri, ma soprattutto in San Telmo e vicino al Congresso (avenida Rivadavia). L'impressione che mi hanno fatto è stato un ricordo incancellabile: i fanatici leghisti sostenitori di Bossi. Certo è un paragone azzardato perché in realtà questi giovani sono militanti a tutti gli effetti e credono fermamente nel peronismo e in parrticolare nel Fronte della Libertà, partito della presidenta fondato da suo marito Nestor. La politica argentina è estremamente complessa e non potrebbe che essere contradditoria data la sua particolare storia riassunta in duecento anni, cioè da quando ha sconfitto gli spagnoli e ottenuto l'indipendenza.Il cacerolazo organizzato per la seconda volta in due mesi da voci dell'opposizione, in particolare quella del giornalista Lanata, fondatore del giornale pagina 12, è stato definito e contrastato a suon di slogan piuttosto forti, uno dei più ricorrenti è stato questo: è un fronte di destra golpista. Quelli più morbidi hanno tacciato i manifestanti di contrapposizione al governo per interessi personali da difendere, cioè non pagare le tasse, portare i capitali all'estero e in una parola essere capitalisti e oligarchi o per lo meno sostenitori di vecchi governi liberisti. Probabilmente è vero che molti manifestanti non vogliono pagare le tante tasse imposte sulle proprietà o sui viaggi all'estero, nè vogliono sottomettersi alle restrizioni sull'acquisto di moneta straniera per poter viaggiare liberamente o acquistare beni provenienti dall'estero. E' anche vero però, osservando meglio chi sono questi manifestanti, che rappresentano la parte della società argentina più aperta e nel contempo più spaventata di venire rinchiusa in Sudamerica con regole latinoamericane protezionistiche da un lato e dall'altro senza spiragli per il futuro. Se si guarda indietro di 10 anni si ritrova il corralito e una manifestazione di altre cacerolas davanti al Congreso, il 21 dicembre del 2001: la polizia in quell'occasione ha ucciso 19 manifestanti. E storia talmente recente che non basta, nemmeno a Cristina Kirchner, rassicurare il popolo sostenendo di aver pagato tutti i debiti esteri (non però quelli del default, verso gli italiani compresi) e di averree raggiunto un Pil da fare invidia all'Europa e ai paesi emergenti. Secondo i dati ufficiali l'Argentina si colloca al quinto posto in America Latina e al 23esimo nel mondo. Un'ottima escalation se i dati fossero reali e confutati e se l'inflazione interna non fosse vicina al 30 per cento. Le restrizioni imposte dal governo hanno fatto arrabbiare dunue quella parte di società che certamente ha interessi, ma ha anche bisogno di lasciarsi defintivamente ale spalle il pericolo costante del default, l'ansia di non sapere dove vivere (gliargentini fanno avanti e indietro con Italia e Spagna per assicurarsi un futuro da qualche parte) e di avere una moneta ballerina a differenza del dollaro e dell'euro che sono invece piuttosto stabili nonostante la crisi delle due monete. Certo nn si può pensare che un popolo abituato a comprre dollari e pagare in dollari le case, in quanto moneta rifugio ufficialmente riconosciuta per decenni, da un giorno all'altro possa fidarsi di una moneta, il peso, che appunto slo dieci ann fa è diventato di colpo carta straccia. La presidenta dal canto suo ha le idee piuttosto chiare, anche se, va detto, prosegue nella politica iniziata dal marito senza averne la stessa forza e deve compensare le sue mancanze con un'aggressività che viene definita, a volte non a sproposito,da "montoneros".  Di certo ha fomentato l'aggressività negli argentini, da un lato dall'altro. Prova ne è la difesa a spada tratta che i suoi sostenitori compiono da alcuni mesi (e non certo tutti della Campora) con argomentazioni affatto politiche  economiche, piuttosto invece patriottiche e di vago ricordo castrista. L'Argentina è indubbiamente alla ricerca di una terza via che non è nè il liberismo americano nè il comunismo di Cuba. Prende esempio da Chavez, ma anche dal Brasile e si conforma a un modello americano di consumismo e appiattimento culturale ben visibile nei programmi televisivi e nell'insegnament scolastico. La propaganda, parola che a noi mette i brividi perché ricorda periodi oscuri della nostra storia, non lascia  nulla di intentato: i libri scolastici hanno riesumnato Evita, ai ragazzi delle scuole pubbliche è stato donato un notebook ciascuno, gl spettacoli artistici del fine settimana sono gratuiti, il volto della presidenta troneggia ovunque e il futbol per tutti ha permesso di controllare quella grossissima fetta di popolazione che, più degli italiani se possibile, resta incollata alla tivù per le partite vedendo in sottoimpressione messaggi pro K. La legge dei media che entrerà in vigore il 7 dicembre, se da un lato voleva giustamente fare piazza pulita della concentrazione dell'infornazione televisiva, dall'alltro la riconcentra nelle sue mani, senza però nessuna garanzia visto che l'opposizione in Argentina è praticamente senza potere. Il modello, apparentemente democratico,sembra piuttosto dettato da una ricerca spasmodica di fare quadrare il cerchio,che però resta cerchio, dell'economia. Se ppi parliamo di diritti civili ne vediamo delle belle: mentre in poche ore è stata approvata la legge per i gay che non costava nessuna vera rottura politica, quella sull'aborto, una vera piaga in Argentina, non riesce a fare un passo avanti perché proprio la presidenta non la vuole, confermando il suo appoggio alla Chiesa che, se ben ricordiamo, è la stessa che ha appoggiato la dittatura. La delinquenza è aumentata. Ed è di vario tipo. Va dal narcotraffico che ora ha forti cartelli argentini mescolati con quelli colombiani fino al microcrimine perpetrato da bande organizzate (anche non argentine) e da giovani argentini non necessariamente poveri. Ogni 5 minuti in capitale viene rubato un cellulare che viene poi rivenduto in canali ufficiali (negozi bene in vista su strada). Sul fronte delle opere strutturali non è stato fatto niente: i treni sono carcasse pericolose, gli autobus pure. I campi coltivan soya e prodotti trasgenici, con orgoglio della presidenta che li sostiene e li diffonde. Chi  è stato in Argentina recentemente si è accorto che neppure la carne è buona coe un tempo: i campi in cui le mucche pascolavano libere si sono via via ristretti e gli allevamenti stanno modificandosi di pari passo. Frutta verdura sono belli a vedersi e insapori al gusto. Quante vitamine contengono? Le distanze enormi costringono oltretutto a far viaggiare i camion con prodotti ancora acerbi. C'è un capitolo a parte che riguarda le medicine: con la restrizione sulle importazioni e il privilegio dei prodotti nazionali, l'Argentina si ritrova senza droghe base, quelle che non si possono produrre se non si fanno grandi investimenti tecnologici. Conseguenza ovvia è che mancano medicine anche salvavita di cui invece dispongono lEuropa e gli Usa con i quali la Kirchner non intende avere relazioni commerciali.Questo stato di cose aiuta a spiegare la spaccatura degli argentini di cui si è visto solo un assaggio l'8 novembre. Nessuno vuole ritornare ai governi precedenti, ma questo lascia intravedere persino l'incapacità di sostenere l'idea che lo muove: il socialismo di peronista memoria.