mi querido

I "pro" di Buenos Aires


La prima cosa che mi viene in mente è il cielo. La seconda è l'architettura. La terza è la formalità cavalleresca, la quarta la libertà di fare festa, la quinta l'offerta di spettacoli di teatro, musica, arte. Mi riferisco solo alla capitale, perchè sull'Argentina in generale so solo per sentito dire, visto foto, film, eccetera. La natura è straordinaria, non c'è dubbio, e nessuno torna deluso da un viaggio, sia al Nord, sia al Sud. Il cielo. Ma anche il clima, che provoca fenomeni incredibili. Colori che cambiano ad ogni tramonto o luci spezzate, chiaroscuri, riflessi inimmaginabii, striature e senso di ampiezza e lontananza che fa guardare in alto continuamente o per terra, nei giochi di luci ed ombre che si susseguono. Può diluviare a catinelle e sono disastri, ma non dura mai a lungo la pioggia. Può fare freddo da cappotto e il giorno sucessivo caldo da maglietta e shorts. Le mezze stagioni sono fantastiche, a differenza dell'estate (da dicembre a febbraio) che è di caldo torrido e afoso. Peggio che da noi. L'Argentina però è grande e il clima cambia considerevolmente al sud, dove c'è sempre vento già a Mar del PLata (che è ancora provincia di Buenos Aires), ma si affaccia sull'oceano, e al Nord, che è più vicino al Brasile e perciò sempre più caldo. Gli italiani, per ragioni ovvie, tendono ad andare ad agosto e trovano l'inverno, che non è mai un inverno paragonabile al nostro, nè nevica, e anche in inverno, olre ad avere il vantaggio della quasi assenza di piogge, hanno i cambi di temperatura per non annoiarsi mai e vestirsi sempre a strati. L'architettura è un miscuglio ben riuscito di vecchio, nuovo, malconcio, antico, decadente, modernissimo con modelli francesi, spagnoli, italiani, tedeschi e americani. Ogni casa è diversa dall'altra pur nella stessa epoca con una creatività che non ha eguali nel mondo.Buenos Aires è immensa e alla domenica mattina, quando ancora dorme e non è invasa dalle auto e dai lavoratori del conurbano e delle altre provincie, è uno spettacolo da ammirare senza stancarsi mai. Le grandi vie, prima fra tutte la 9 de Julio, hanno un respiro imponente e nel contempo mantengono quel non so che di nostalgico, romantico, delicato e gradevolissimo all'occhio umano. Quello che rende a prima vista tanto affascinante questa città è un volo d'uccello che ti obbliga a penetrarla, ti chiama, ti seduce, ti invita. Una specie di magia conseguenza del colonialismo spagnolo, dell'800 della rivoluzione per l'autonomia e della grande immigrazione (anche interna) degli inizi del '900. Tanto c'è di italiano e francese e spagnolo perchè l'Argentina e i suoi architetti desideravano una città europea, secondo un modello in totale rottura con il Sudamerica. E ci sono riusciti grazie anche al benessere, alla manodopera dei nostri artigiani, all'oro che mandava il re d'Italia e a quel fermento culturale, teatrale, intellettuale e musicale che l'ha fatta diventare in pochi decenni una seconda Parigi.  La sua decadenza in decenni ben diversi le offre comunque un fascino unico e la rende una sorta di crogiuolo non di culture diverse, come è accaduto da noi, bensì di mantenimento dello status quo. Cade a pezzi? Lasciamolo cadere... Per contro, le nuove costruzioni sono ingiustamente poco considerate tra le più belle del mondo. Grattacieli altissimi coi vetri a specchio che si affiancano a vecchi "bodegòn" o autobus scassati che gli sfrecciano davanti, sono contrasti forti e catturano l'attenzione. In sostanza, niente passa inosservato e niente non ha almeno la capacità di suscitare qualche emozione. Resterà sempre così? No, è destinata a cambiare per diventare più vivibile, per ineressi immobiliari e perchè i vecchi muoiono portandosi via gli artigiani, i modelli, il modo di lavorare antico che le nuove generazioni non accettano più. E cambierà anche per le regole che fino ad oggi sono state di manica larghissima e noncuranza totale del bene pubblico. Plaza de Mayo, sede della Casa Rosada e del presidente della Repubblica è ancora oggi una piazza gazzabuglio, simbolo talmente forte delle proteste del popolo e della memoria peronista da diventare quasi intoccabile. La polizia schierata davanti ai cancelli di difesa del palazzo presidenziale, è inguardabile. Ravviva memorie di dittature e governi sudamericani, di sparatorie e sangue. Vesitit di nero e con giubbotti antiproiettile, coem dovessero essere pronti a scontri che in efetti non sono rari. Sembrano cercarli gli uni e gli altri... La forma non è sostanza, ma fa bene all'anima e al corpo. Essere sempre salutati dai commercianti, dagli inquilini di un palazzo, da chiunque si venga a contatto è un bellissimo modo di porsi. Venire aiutati dagli uomini, se si è donna, sempre, a sollevare qualcosa di pesnte senza quasi bisogno di chiederlo e se si chiede mai si sentirà dire un no o girarsi dall'altra parte, ristabilisce quei comportamenti antichi che hanno un senso: la donna ha meno muscoli dell'uomo. Ma la donna è rispettata anche sui collettivi, appena possibile e sicuramente se è anziana; chiunque si alza per lasciarle il posto. Per contro però, proprio perchè la forma non è sostanza, la tratta delle ragazze,la violenza sessuale, il maschilismo psicopatico fino all'omicidio più cruento hanno statistiche impressionanti, non di molto minori di altri paesi sudamericani che non si considerano tanto europei ed avanzati come l'Argentina. Anche la violenza ha connotazione tipicamente maschile e dire violenza in Argentina significa qualcosa che poco conosciamo per la rabbia incontrollabile che sa manifestare per cose anche irrisorie. Droga e alcol la fomentano, ma la rabbia è particolarmente diffusa e pronta ad esplodere. I bambini sono tutti ben disposti verso gli sconosciuti, così come i loro genitori. Benchè la paura sia notevole (rapimenti, violenza, pericoli, ecc,) crescono molto più liberi dei nostri bambini e vengono abituati dagli esempi degli altri e fidarsi degli estranei e rispondere ai sorrisi e comunicare. Raccontano a chiunque le loro piccole storie. Del resto gli argentini sono un popolo che non nasconde niente: le mamme allattano in pubblico ovunque e spesso senza neppure coprirsi troppo e nessuno ci fa caso, i baci sensuali sono comuni per la strada, anche di coppie non giovani. L'afettività in generale non è considerata intima e un po' come accade nel tango in milonga, i protagonisti si isolano completamente dal resto del mondo a nche se passano centinaia di persone. Il rovescio della medaglia è che tana abitudine a vedere tutto ed esporre tutto, porta anche a ignorare i poveri che vivono in mezzo alla strada con decine di infanti. Ho visto fare la carità ai musicisti, ho visto comprare ai venditori sui treni, ma non ho mai visto portare cibo o fermarsi di fronte ai derelitti. Sono un popolo invisibile. La libertà è tanta e coinvolge incredibilmente. Anche questa è forma, non sostanza. Figlia del populismo e dela religione dei popoli (divertimento gratis, che chiamano cultura), fare festa è parte integrante della vita argentina. Le classi sociali meno abbienti si accontentano di spettacoli e teatri e ferias di strada, le più alte di gite fuoriporta, ristoranti e viaggi. Le regole in realtà ci sono e sono anche forti ma non si capisce mai bene quando si e quando no e questa ambiguità genera proteste e rabbia. Ovvio. Se un sindacato riesce a fermare tutto il paese pur rappresentandone uno scarso 40 per cento, hai voglia a pensare che sia un popolo capace di conflittuaità e libertà, regole e doveri, diritti e giustizia. Il retaggio politico e culturale ha lasciato segni indelebili e incolpare l'ultimo governo di ogni malefatta paragonandolo a quelli precedenti è una logica conseguenza. Il cambiamento è in atto e viene contrastato con un ritorno al passato più sicuro, non a un futuro. La paura di chi è passato da crisi economiche acute può far sragionare. E poi ci sono i chioschi sempre aperti, le sporchissime parrillas dove la carne è straordinaria e chi la vende è contento di venderla anche alle 11 di sera e sarà sempre gentile anche se è stanco morto. A Buenos Aires si può sempre mangiare e non ci sono orari da rispettare nè per forza avere qualcosa in casa. Con due empanadas si cena e anche i ristoranti le vendono da portare via. E c'è una scelta incredibile d bar, stile francese, stile novecento, stile modernissimo nord Europa che sono una delizia. Per i dolci, per il luogo, per la musica, per la gente. Il caffè bisogna chiederlo ristretto, finalmente hanno imparato a farlo bene.