mi querido

CAROLINA


Carolina mi vede entrare e aspetta fremente che mi avvicini a lei. Non ci vediamo da un anno. I suoi occhietti neri si sono illuminati. Appoggia le sue labbra morbide sulle mie.Non si aspettava un altro regalo come l'anno passato e la sorpresa è enorme quando lo tiro fuori dalo zaino. Un altro libro con le figure e le scritte in italiano e stavolta c'è anche il mouse da passare sopra gli animali. Chi dà il latte? La pecora, la mucca o la gallina? Non è necessario che le traduca, lei vuole che io glielo legga e basta. Si siede sulle mie ginocchia, morbida come un gatto e allunga le orecchie per ascoltare. E' attenta, vorace di sapere. Quando ho letto tutto mi chiede: otra vez. Ancora.Sta tra le mie braccia tranquilla, come se ci conoscessimo da sempre. Resisto alla tentazione di riempirla di baci, di dirle che mi è mancata tantissimo. A tavola non vuole mangiare ma non dice niente e nessuno la obbliga. Le infilo la forchetta in bocca mentre parlo con la sua mamma e alla fine come per magia il piatto è pulito. Carolina non dice niente, ma ha mille occhi e mille orecchie. Un giorno l'ho presa in braccio, è leggera come una piuma, e lei mi ha raccontato con quella sua vocina sottile che sarebbe andata al circo con la zia quel pomeriggio. Vas a venir?Vieni anche tu?Il mio aereo parte, piccola Caro, devo tornare in Italia.Metterai i calzoncini azzurri con le righe bianche che ti ho comprato, leggerai mille e mille volte ancora i libri che ti ho portato dall'Italia, chiederei ancora dove sono e mi parlerai al telefono con la vocina minuscola, magrina come te. Te quiero mucho. Vorrei farti conoscere il mare limpido della Sardegna e i castelli della Val d'Aosta. Vorrei vedere i tuoi occhi spalancarsi e restare muta davanti alle cose che non conosci, tu affamata di sapere. Hai tre anni soltanto, mia piccola figlia argentina, mi si spezza il cuore a lasciarti.