mi querido

LE DUE CAMINITO


Per tre pesos Samantha posa con i turisti nell'abbraccio del tango. All'ingresso di Caminito, dove si dipanano le due strade più famose del tango, è un mercato all'aperto di ogni cosa vendibile. La prima volta mi era sembrato un luogo così ricostruito e falso da irritare i veri amanti del tango che non sono certo i turisti che si fanno fare la foto con i ballerini impomatati. La seconda volta avevo gironzolato un po' inseguendo la storia della Boca, barrio genovese di fine '800 dove niente ti lascia immaginare i delinquenti e i poveracci italiani che appena sbarcati si sono costruiti le case di lamiera utilizzando le fiancate delle navi. Eppure Caminito attrae irresistibilmente perchè ha un'anima che al primo sguardo non si nota. E' Samantha che ha aperto la tenda del palcoscenico e mi ha fatto entrare dietro le quinte in una limpida e tiepida giornata di inverno. I ballerini fermi nella piazza in perenne posa di tango, i ballerini del ristorante che si esibiscono per i turisti. I musicisti, i ragazzi che volantinano per i ristoranti. Il furgoncino che rifornisce i negozi, i venditori delle bancarelle. Me li ha presentati tutti e tutti si sono fermati a chiacchierare con me. Uno di loro mi ha offerto un caffè, un altro si è premurato di accompagnarmi a scattare fotografie, un altro ancora mi ha invitata a ballare davanti ai turisti, chiedendo scusa alla sua partner che con lui lavora ogni giorno. Un piccolo circo di umanità  si muoveva come su un filo conosciuto senza cadere. Quello che mi era apparso falso e in vendita, di colpo si è trasformato in un luogo familiare e affettuoso dove tutto era possibile. Per quel giorno io sarei stata protagonista, l'ospite intoccabile. I musicisti hanno suonato per me. Puoi chiedere il tango che preferisci, mi ha suggerito Samantha. Ha ordinato il pranzo, tra un ballo e l'altro, tra un appaluso e l'altro dei commensali. Ho ballato con gli stivali di camoscio senza tacco su un pavimento di parque antico mentre il cameriere serviva i clienti cercando di evitare pedate di voleo e sacadas. Heidi ha un sorriso semplice e pulito. Dà i volantini ai turisti del ristorante che la fa lavorare per 400 pesos al mese. A lei per lo meno la pagano, i ballerini e i musicisti no, sono costretti a fare la questua ai clienti che mangiano, o a ballare con loro che non sanno nemmeno mettere un piede dietro l'altro, per raggranellare qualche pesos. Oggi è andata bene, tutti sono stati generosi. C'è aria di festa rilassata, intima, e io mi sento bene. Samantha, che vive di qualche lezione di tango e di esibizioni per turisti, mi ha offerto il pranzo senza che mi accorgessi. Non so come ricambiare e allora tiro fuori dallo zaino la maglietta dell'Italia che volevo regalare a un ragazzo fanatico della Juve che fa anche lui il volantinero per un ristorante, ma oggi è di riposo, è andato a trovare la sua famiglia a Santa Fè. Scatto un sacco di fotografie e il mio entusiasmo contagia tutti, come il loro ha già contagiato me. Sono le 5 del pomeriggio e voglio portare un libro per bambini scritto in italiano in un hogar, una specie di centro diurno per i poveri che so esserci alla Boca, ma non ho idea di dove sia. Ecco che appare Heidi, la volantinera, che si offre di accompagnarmi con quel bel sorriso raggiante che non l'abbandona un attimo. E' qui, a due quadre, mi dice, facciamo presto che devo tornare al lavoro. Lasciamo Caminito e il suo turismo di dollari e penetriamo nella Boca dei poveri. C'ero già stata, ma non avevo visto altro che case chiuse. Abbiamo solo girato l'angolo e lo squallore delle strade sporche e dei bambini che corrono a piedi nudi cozza violentemente contro il luccichio di Caminito, le sue case coloratissime e i suoi ristorantini a prezzi tutt'altro che modici. Heidi mi racconta che ha 22 anni e un bambino di 5. Non vivo più con mia mamma - mi dice raggiante - sono riuscita ad affittare un localino per me e Agustin. Ho anche la lavatrice e la televisione. Non vorrei fare questo lavoro per sempre però è un buon lavoro per noi due. Le chiedo di farmi vedere Agustin, e come tutte le mamme argentine ha un lampo di orgoglio negli occhi. Vieni, mi dice, è a casa di mia mamma. Apre una porta e gli occhi mi si socchiudono d'istinto. C'è un lungo e stretto corridoio di terra battuta con un rigagnolo di acqua ferma in mezzo. I cani e i bambini giocano insieme. I panni stesi pendono sopra le teste. Le porte degli appartamenti si aprono tutte sulla sinistra. Sono entata nelle vecchie case dei genovesi, qui non è cambiato niente. Un secolo di vecchiume si vede tutto. Non c'è niente di ridipinto, niente di turistico. Qui si sopravvive.Heidi mi fa entrare in casa di sua mamma. La stanza è di tre metri per quattro e ci sono due donne, cinque bambini, un cane, un pappagallo libero, un ragazzo che si lava le scarpe di tela strofinandole davanti alla tazza del water. Le sue gambe non ci stanno, è mezzo dentro e mezzo fuori. E' tutta la sua famiglia, di uomini nemmeno l'ombra. Dove sono? Hanno fatto figli e se ne sono andati. Heidi mi presenta suo figlio, suo cuginetto, suo fratello, sua mamma e Chiara, la bambina che sua mamma ha appena avuto. Per sbaglio, ammette. Tutti sorridono, tutti mi sembrano incredibilmente felici. I bamini giocano, si abbracciano, rincorrono il pallone e si strofinano contro cani di strada. Heidi ha fretta, deve tornare al lavoro. Gentilmente mi invita a seguirla nell'hogar che io cercavo. E' giusto nella porta accanto. Due belle stanze tenute in ordine, con la cucina e un grande armadio senza ante pieno di vestiti usati e ripiegati con cura. C'è una bambina piccolissima che beve il suo latte. La mamma di Heidi con altre donne si occupa di gestire l'hogar. Racconta: il governo ci dà il latte per i bambini, ma a tutto il resto pensiamo noi. Vede? Quando tornano da scuola non abbiamo nemmeno i tavoli per farli sedere. Se vuole fotografi pure, mi dice sorridendo quando nota la mia titubanza a scattare. I poveri aiutano i poveri alla Boca, uno dei quartieri più malconci di Buenos Aires, a due quadre dal vicolo del tango di  Caminito, uno dei più conosciuti al mondo, dove chi guadagna sono i ristoranti e tutti gli altri hanno solo avuto in concessione uno spazio. E pensare che senza di loro, gli artisti di strada, Caminito non attirerebbe nessuno.Lascio il libro per i bambini e anche i soldi sufficienti per comprare i tavoli che mancano. E forse qualcosa in più.Quell'espressione commossa sulla faccia dei poveri che ricevono qualcosa che non si aspettano mi ha già fatto rabbrividire altre volte a Buenos Aires. Heidi torna al lavoro baciandomi e stringendomi forte le mani e io torno nel mio residence dove un fottuto bastardo con lavoro fisso e sicuro, giacca e cravatta e modi di fare amichevoli mi ha sfilato 1000 euro da un portadocumenti entrando di soppiatto nel mio appartamento.