mi querido

OTRA VEZ


CAROLINACarolina mi vede entrare e aspetta fremente che mi avvicini a lei. Non ci vediamo da un anno. I suoi occhietti neri si sono illuminati. Appoggia le sue labbra morbide sulle mie.Non si aspettava un altro regalo come l'anno passato e la sorpresa è enorme quando lo tiro fuori dalo zaino. Un altro libro con le figure e le scritte in italiano e stavolta c'è anche il mouse da passare sopra gli animali. Chi dà il latte? La pecora, la mucca o la gallina? Non è necessario che le traduca, lei vuole che io glielo legga e basta. Si siede sulle mie ginocchia, morbida come un gatto e allunga le orecchie per ascoltare. E' attenta, vorace di sapere. Quando ho letto tutto mi chiede: otra vez. Ancora.Sta tra le mie braccia tranquilla, come se ci conoscessimo da sempre. Resisto alla tentazione di riempirla di baci, di dirle che mi è mancata tantissimo. A tavola non vuole mangiare ma non dice niente e nessuno la obbliga. Le infilo la forchetta in bocca mentre parlo con la sua mamma e alla fine come per magia il piatto è pulito. Carolina non dice niente, ma ha mille occhi e mille orecchie. Un giorno l'ho presa in braccio, è leggera come una piuma, e lei mi ha raccontato con quella sua vocina sottile che sarebbe andata al circo con la zia quel pomeriggio. Vas a venir?Vieni anche tu?Il mio aereo parte, piccola Caro, devo tornare in Italia.Metterai i calzoncini azzurri con le righe bianche che ti ho comprato, leggerai mille e mille volte ancora i libri che ti ho portato dall'Italia, chiederei ancora dove sono e mi parlerai al telefono con la vocina minuscola, magrina come te. Te quiero mucho. Vorrei farti conoscere il mare limpido della Sardegna e i castelli della Val d'Aosta. Vorrei vedere i tuoi occhi spalancarsi e restare muta davanti alle cose che non conosci, tu affamata di sapere. Hai tre anni soltanto, mia piccola figlia argentina, mi si spezza il cuore a lasciarti. Inviato da: malenamil Trackback: 0 - Commenti: 15  permalink - segnala ad un amico - modifica - elimina   Messaggio N°46 01-08-2006 - 23:12  
MILONGA GAYE' mercoledì in Maipu 444, pieno microcentro. Alle undici e mezza sta per concludersi la lezione di tango, con un po' di ritardo e la gente già freme davanti alla tenda socchiusa. Il primo sorriso che ricevo all'entrata mi fa capire che l'atmosfera non sarà la solita delle altre milonghe di Buenos Aires, perchè qui la trasgressione è evidente e il machismo non avrà neppure un tavolino dove sedersi. Mi piazzo in fondo, al buio, e guardo. Uomini si avvinghiano a uomini. C'è uno con il parrucchino rossiccio e le braccia muscolose che si atteggia a femmina, un altro, giovanissimo, che accarezza il suo partner sulla guancia e butta indietro la testa ridendo. Quando la serata ha inizio i primi tanghi sono quelli vibranti di Pugliese e di Troilo. Niente romanticismo, niente anni '20. Uomini abbracciati a uomini, ragazzi che voleano con ragazzi. Alcuni sono bellissimi, con il viso pulito. Altri sono quelli che qui chiamano puto, le nostre checche. D'un tratto al mio fianco si siede una ragazza. E' arrivata trafelata, ha persino urtato in sbaglio la mia sedia e si scusa subito, gentilissima. La guardo in viso. Che bel viso. Ha i capelli neri bagnati, raccolti con un fermaglio che li lascia penzolare maldestramente ma non casualmente. E' tutta vestita di nero e si infila un paio di scarpette nere senza tacco. Non me l'aspettavo un invito secco: bailas? Yo te llevo. Guida lei. Non mi sarei persa per niente al mondo il ballo con una donna argentina anche se avevo un pi' di timore della sua guida leggera e la mia scarsità di equilibrio nel tango un po' più aperto. Invece, sopresa: avanza con un ritmo serrato, una guida energica. E' uomo, ma anche donna nel suo essere completo. I tanghi ballati con lei sono una meraviglia. Mi racconta che è del nord dell'Argentina e ama l'Italia da impazzire. Le chiedo se posso fotografarla e lei mi mostra una foto che le ha scattato un americano. Mi dice che gliene ha fatte cento. Ma lei ama l'Italia e sostiene di avere un destino: sposare un italiano. Non sei gay? No, Samantha è etero. E' una profesora di tango, guida per fare pratica ma anche perchè, lo si vede, le piace da impazzire. La cadenza delle sue parole è una musica che accompagna i suoi movimenti quando entrano i suoi amici. Sono tutti ballerini bravissimi, quasi tutti omosessuali. Me li presenta ad uno ad uno come se fossimo amiche da sempre e mi invita a non restare sola al tavolo. Vieni con noi, c'è posto anche per te. Un ragazzo mi cabecea e io accetto l'invito. Sarà gay? mi arrovello durante il primo tango. Faccio la domanda diretta per togliermi la curiosità: ma và, mi risponde, mi piacciono le donne. Non ti invitano gli uomini? Sì, ma io rifiuto. Figurati se ballo con un maschio. E' carino e mi invita altre due volte per un totale di 16 tanghi. Ha già la felpa grigia addosso e sta per andare via quando mi cabecea un'altra volta.  La musica è bellissima, in pista si sta strettissimi. Donne ballano con donne, uomini ballano con uomini, donne con uomini. I ruoli si scambiano. E' un casino infernale di gioia e mi piace da morire. Il punto di incontro degli sguardi è la porta del bagno. Entrano con movenze femminine, escono con movenze mascoline e si incontrano come per caso. Si riempiono di baci come si usa a Buenos Aires. Forse qui un po' di più.