mi querido

LA CATTEDRALE MALIGNA


Il diavolo lo vedi appena entri, con la sua faccia beffarda rosso fuoco. Troneggia sopra ogni cosa e danza sulle punte dei piedi dei ballerini. Nel buio infernale poche fiammelle tremano sui tavolini divelti. Assi scombinate con chiodi che spuntano. Sedili rotti di auto trasformati in divanetti. La Catedral è il regno del maligno, qui si balla il tango trasgressivo. I ragazzi che non ballano vengono a godersi lo spettacolo tra i gironi dell'inferno. Duecento persone ogni martedì, trecento il venerdì. In alto c'è un palco di legno che sembra una scala impilata senza sostegni, sopra ci sono sei chitarristi che tra rabbia e malinconia strimpellano le note della protesta di Buenos Aires. Sotto c'è la pista, un quadrato di legno vecchio e consumato. Lei è tutta vestita di nero, le calze di lana a coprire il ginocchio, la pancia scoperta, i capelli sulle spalle. Lui avvicina la guancia alla sua e piega leggermente il corpo in avanti. Lei scavalca, con un passo lieve, la sua gamba destra. Lui fa un leggero passo indietro e riavvicina la guancia alla sua. La pista è carica, loro sono soli. E' un amore giovane, non hanno nemmeno vent'anni. Freschi come rose appena colte, fragili come bicchieri di cristallo. I miei occhi li seguono a bordo della pista, quando lei si siede leggera sulle gambe di lui e lui l'abbraccia stretta sul divanetto di pelle sbucciata. Nel buio avvicinano le labbra, poi si mettono i giubbetti e se ne vanno tenendosi per le dita della mano. La musica dei Narcotango riempie la Catedral di bassi che fanno vibrare la pancia. Il suono del sintetizzatore arriva fino alla cupola di quello che oltre un secolo fa era un magazzino. Le pareti sono ricoperte di oggetti di legno e di ferro. Pezzi di lavatrice, ruote di carri, manubri, fili di ferro, cesti di paglia, quadrim, tendaggi. D'un tratto un potente faro illumina il punto più alto e da una corda appesa scende volteggiando a ritmo di tango una ragazza vestita di rosso e di nero. Quando tocca terra le luci si spengono di nuovo e un altro faro illumina il lato opposto dell'immenso stanzone. Una ragazza indossa il costume di una leonessa. Si muove sorniona a tempo di musica, agita le zampe nell'aria, si piega, si rialza, ruggisce. La fierezza dei suoi gesti lenti riempie la Catedral. I ragazzi guardano rapiti, i turisti americani scattano fotografie col telefonino, le telecamere grandi come un dito dei giapponesi filmano implacabili. Il fumo di sigaretta ha ammorbato l'aria, non si respira più. Oltre la cortina si vedono corpi che ondeggiano, ragazzi che bevono in piedi, ai lati della pista. Guardare senza toccare. Guardare, perchè chi si muove è perduto.Il 31 dicembre del 2004, il giorno dopo l'incendio della discoteca del Cromanon dove sono morti 200 ragazzi, la  Catedral è stata chiusa per ragioni di sicurezza. Lo spettacolo è finito.