mi querido

NESTOR E IL TANGO


Pioveva a dirotto, uno di quegli acquazzoni sudamericani con raffiche di vento che fanno pensare che forse non ti salverai. Gli unici pantaloni che avevo erano inzuppati fino a metà polpaccio e allora mi sono detta: devo correre ai ripari. In San Telmo il lunedì i negozi di antiquariato sono chiusi e le strade di ciottolato senza la gente che brulica nel fine settimana sembrano deserte e scomode. Mi sono infilata nel grande mercato pubblico coperto. Stile coloniale di inizio secolo, come la maggior parte delle case del quartiere. Ho attraversato il salone dove vendono frutta e verdura, e prima di uscire dall'altro lato ho visto un negozietto minuscolo, una vecchia merceria a meno di una luce, se così si può dire. All'esterno c'era un appendiabiti girevole con pantaloni di velluto, data la stagione invernale, e ne ho agguantato uno che mi pareva facesse esattamente al mio caso. All'interno c'era Nestor, che riponeva nelle scatole le magliette, prendendole con due dita  per non stropicciarle. Lo spazio del negozio di merceria sarà stato di due metri quadrati per tre però aveva il  suo bel camerino, una tenda nera per proteggere l'intimità del cliente. Il signor Nestor mi ha invitato a provare i pantaloni anche se erano con l'elastico che va sempre bene a tutti, e io all'inizio mi sono sentita  un po' a disagio, sola con un signore straniero che avrà avuto una sessantina d'anni, all'interno di un bugigattolo che stava all'interno di un mercato semisederto di frutta e verdura. Sapevo pochissime parole di spagnolo perchè era l'inizio del mio soggiorno e, lo si capirà, qualche difficoltà in più c'è sempre. Il Signor Nestor, contento che gli avessi comprato i suoi pantaloni, prima mi ha mostrato le foto delle sue nipotine che aveva attaccato al muro e poi, naturalmente, mi ha chiesto di dov'ero, quanto mi sarei fermata e perchè mai ero finita a Buenos Aires se non avevo parenti da visitare. Gli ho detto che ero lì per ballare tango e allora al signor Nestor sono brillati gli occhi. Ha preso una scaletta minuscola, data anche l'ampiezza del locale, ed è salito in cima al terzo gradino fino ad aprire un armadietto dove io supponevo tenesse mutande e calze da vendere. Invece se ne scende con un libro un po' malconcio. Questo è un libro di tango, mi dice sorridendo, le parole del tango sono bellissime, le legga, vedrà che capirà perchè noi lo amiamo tanto. Io sono di origine turca ma quando ero giovane ballavo il tango qua a Buenos Aires, dove si è trasferita la mia famiglia, e ancora adesso questa musica mi commuove. Ecco, questo libro che avevo comprato tanti anni fa, glielo regalo perchè si ricordi di me, Nestor il turco che ama il tango.