mi querido

FIGLI DI UN DIO MINORE


Camminavo sotto una cappa umida di 35 gradi schivando gli assalti dei venditori per turisti bianchi e pensavo all'Argentina. Guardavo quei bambini indiani che vivono raso terra, un centimetro al di sopra della casta degli insetti, e pensavo a los chicos de la calle di Buenos Aires che mi hanno spezzato il cuore tante volte. Non c'è confronto tra la povertà di chi ha la dignità e di chi non ha nemmeno quella. I bambini indiani  di strada sopravvivono come intoccabili e agitano la mano per salutare il tuo passaggio nella loro vita inutile. I bambini argentini stanno buoni buoni all'angolo e aspettano che qualcuno si accorga di loro senza sorridere mai. Ho accarezzato guance e piccole mani sudicie. Ho camminato per ore lasciando che mi guardassero con gli occhi sbarrati e mi si aggrappassero addosso come cavallette . Non credevo che un bambino minuscolo sarebbe stato capace di chinarsi ai miei piedi, segnarsi la fronte e il petto, strusciare sulle mie scarpe per chiedere soldi. Non credevo che una bambina mi chiedesse la banana che avevo in mano e non fosse neppure in grado di alzarsi in piedi per prenderla. Mi sono sciolta in lacrime all'uscita della stazione Constitucion di Buenos Aires quando ho lasciato Ezequiel al suo destino di bambino che aspetta qualcuno che gli compri un panino. In India mi sono sciolta in lacrime solo quando il pullman mi stava portando in aeroporto e ho visto la notte coprire corpi informi allineati su tele color della terra , ultimo posto della miseria sulla via dell'infinita periferia di Bombay.