mi querido

LA MISSIONE DI MARGARITA


La bimbetta si appoggia con tutta la testa sull'enorme, comodo seno, al sicuro dal mio sguardo estraneo e un po' indagatore.  La donna che ho di fronte ha l'aspetto di una mamy con la pelle color del tek e sorride docilmente come una matura indio delle tribù sterminate dai bianchi. Per venire da Margarita Barrientos ho dovuto trattare faticosamente con i tassisti di Buenos Aires perchè al sentire del quartiere di Villa Soldati, l'ultimo nato di Buenos Aires, hanno immaginato malefatte e ruberie della peggior specie. Il tassista si è portato l'auto fin dentro il cancello e solo quando ho detto che l'avrei pagato se stava con me tutto il tempo della visita ha accettato e ha mollato il volante. Il comedor è una grande mensa dove ogni giorno 1500 poveri vengono sfamati. In verità è ben più di una mensa.  Qui tutti sono volontari. I bambini dell'asilo mi saltano addosso e lasciano per qualche minuto i loro giochi. Margarita mi porta a vedere le cucine dove si sta preparando il grande pasto collettivo del mezzogiorno. Poi c'è la sala dove gli anziani ricamano, cuciono, aggiustano e preparano oggetti in cotone e lana da vendere. In cima a una scalinata esterna c'è la biblioteca dove Florencia che ha otto anni sta studiando geografia insieme con un giovane insegnante. Mi interroga curiosa: <Come si chiama in Italia la città che porta il mio nome?>. Margarita ha messo in piedi questo immenso comedor 10 anni fa , tutto da sola. I politici la corteggiano perchè ora è diventata potente. E' nata a Santiago de l'Estero, una delle terre più povere al nord dell'Argentina,  42 anni fa e non si è mai sposata, nè ha avuto figli. Ha scelto di dedicare tutta la sua vita agli altri, mi racconta <perchè ho visto tantissima povertà nella mia vita. Troppa> . Il tassista mi segue nella visita e quando ormai siamo vicini allìuscita ammette: <L'avevo vista in tivù e non mi era piaciuta. Mi sembrava una delle tante furbastre che mettono in piedi mense per avere soldi, ma adesso ritiro tutto. Questa donna è formidabile>. Umile come i poveri lo sono, sveglia come chi deve trovare aiuti per 1500 persone ogni giorno deve esserlo. Florencia si affaccia alla finestra della biblioteca e cerca di attirare la mia attenzione con la mano: <Come hai detto che si chiama la città italiana?>. La bimbetta è sempre aggrappata al collo di Margarita, il suo piccolo volto sfiora i grandi seni accoglienti. Margarita mi dà la mano ringraziando per la visita. Penso che con duecento euro posso comprare ai suoi poveri la macchina per la dialisi, l'unica cosa che Margarita mi ha detto che ancora manca nell'ambulatorio medico. Glieli faccio scivolare nella mano e alzo gli occhi. Piange. La donna che ama gli ultimi sta piangendo.