mi querido

Una notte magica


Cosa avrei fatto in una qualunque città italiana il sabato sera?Il mio sabato sera a Buenos Aires è cominciato alle 20 davanti alla sede della Amia, l'Associazione mutuale degli ebrei ricostruita dopo l'attentato terroristico del 1994 che ha fatto a pezzi 85 persone. Aspettavo Patricia davanti all'ingresso, in Pasteur 633, nel barrio di Once, per vedere insieme uno spettacolo di jazz all'interno dell'auditorio, e la guardia della sicurezza mi ha tempestato di domande: lei non è un volto conosciuto, come mai è venuta qui? Lei sa che questo non è un teatro ma una sede ebraica? La sua amica è argentina? . Avevo con me il passaporto ed ero pronta a controlli da aeroporto ma non a un terzo grado sul marciapiede pubblico. Ho un interesse particolare per l'attentato alla Amia (un anno prima era stato fatto contro  l'Ambasciata di Israele a Buenos Aires), rimasto impunito e, a distanza di 16 anni , con sospetti di terrorismo libanese collegato alla figura dell'ex presidente Menem.  La comunità ebraica a Buenos Airs è antichissima ed è la seconda più grande fuori da Israele dopo quella degli Stati Uniti. Nel barrio di Once gli ebrei avevano fino a pochi anni fa il monopolio delle telerie e delle confezioni ma ora non ci sono quasi più, spodestati dai boliviani e i peruviani. Si sono spostati ad Avellaneda, ma la storia ebraica a Buenos Aires ruota nelo stessl barrio dove la Amia è stata ricostruita molto più protetta di prima ed è ancora oggi un forte simbolo di unione e identità per gli ebrei.  Nell'auditorio la Hot & black band ha fatto furore.  Jazz, soul e blues di buon livello musicale e simpaticamente eseguiti nel concerto offerto gratuitamente.Alle 22 e 30 la notte di Buenos Aires è ancora piccola. Rinunciamo a cenare e corriamo, in auto, nel barrio della Chacarita, al Centro Culturale Carlos Gardel dove alle 22 era previsto il terzo e punultimo spettacolo offeto gratuitamente nel quadro dei festeggiamenti pubblici del Bicentenario argentino. Protagonista il tango ma con un ballerino d'eccezione: Juan  Pablo Ledo, la stella del Teatro Colon.Il palcoscenico ha uno sfondo nero e i colori dei vestiti dei ballerini, scelti con grande studio estetico, brillano nel buio della sala. La coreografia, di Ledo, (a 16 anni è entrato nel balletto di Julio Boca) non ha una sbavatura. I tempi sono veloci, le quattro coppie ballano Pugliese e Piazzolla. Non tutti sono bravissimi tangueri, ma tutti sono bravissimi artisti, con una plasticità corporea e espressioni facciali di grandissimo impatto emotivo. Per la prima volta capisco la differenza tra uno show di tango e professionisti della danza. Lui, Juan Pablo Ledo, è strepitoso. La sua tecnica, la sua bravura, la sua intepretazione musicale di Piazzolla non fanno rimpiangere nessun ballerino di tango. Sento una commozione profonda, io come tutta la sala.Saluta il suo pubblico, il ballerino che ama anche il tango già da anni, lo ringrazia di tanta partecipazione emotiva, lo invita a tornare all'ultimo spettacolo di sabato prossimo. E' giovane, bellissimo e vicino alla gente, come non ti aspetteresti da una star.E' mezzanotte, andiamo a cena in un ristorante lì vicino. Tutto il menu è vegetariano e non mi piace, anzi, mi ricorda gli anni '80 le mode esotiche new age miseramente fallite in Italia ed è oltretutto caro. Decidiamo di assaggiare un piatto (non so cosa ho mangiato ma sembrava cibo per gli uccellini) e rifarci in un altro posto . Tre isolati in auto e all'1 e mezza di notte entriamo in un bar d'angolo con la televisione accesa e piatti di empanadas in bella vista. Chiacchieriamo un'ora, finchè non ci sbattono fuori dal locale che sta per chiudere. In auto percorriamo la notte di Palermo Soho con le code dei ragazzi davanti alle discoteche alla moda, i locali della movida dei giovani bene, le bellissime vetrine dei negozi illuminate, il cielo sopra Buenos Aires scuro ma mai troppo.Ci lasciamo alle 3 e 15 minuti, distrutte e cariche di emozioni per quanto abbiamo visto, ascoltato e condiviso. Tutto in una sola notte.