mi querido

Lutto per forza


Una milonga sì, altre dieci no. Da due giorni e fino a sabato sera non si sa quale milonga sarà aperta. I tre giorni di lutto nazionale scattati ieri per la morte dell'ex presidente Kirchner hanno mostrato anche un'altra faccia del tango in Argentina e degli organizzatori delle milonghe. Di avvisare nemmeno se ne parla. Qualcuna mette un bigliettino scritto a mano davanti alla porta e lo vedi solo quanto sei arrivato lì, qualcuna apre (sì, ma quale?) fregandosene sia del lutto nazionale che impone di non fare feste pubbliche (ma le strade sono piene di ragazzi che si scolano bottiglie in mezzo alle solite montagne di spazzatura) o perchè non sono peronisti o perchè si fregano le mani facendo più del tutto esaurito. Facebook serve solo per tempestare con annunci di lezioni e show, non certo per avvertire di non pagare il taxi per andare fino a lì e poi dover tornare indietro senza nemmeno capire perchè non si balla tango (è pure una musica un po' da cimitero, a me sembra adatta anche alla circostanza) . Martedì sera, per il Censimento del giorno successivo, le milonghe erano chuse per legge. Una sola era aperta: Milonga 10. Davanti alla porta c'erano 150 persone che facevano i turni per ballare (è una stanza quadrata, un club di barrio) dopo aver fatto il giro dele altre, tutte chiuse in rispetto alla legge. Mercoledì, a digiuno di tango, altra proibizione e stavolta per tre giorni, cosicchè fanno quattro in tutto. I turisti che son venuti fin qui per 15 giorni hanno preso la batosta, gli organizzatori delle milonghe che di turismo vivono non hanno incassato il becco di un quattrino. Questo paese è sempre più strano. Annuncia il 9 per cento di disoccupazione (cioè meno dell'Italia che oggi segnala l'11), piange per un ex presidente che ha trasformato eroe in un giorno (ovviamente dopo morto),  rispetta le regole del lutto, quelle del censimento con arresti domiciliari per un giorno e mezzo, niente guadagni per i negozi e i ristoranti in un normale giorno feriale, fa stare a casa i ragazzi da scuola per due giorni (il secondo per permettere agli addetti al censimento, quasi tutti insegnanti, di riposarsi dalla fatica), non fa una grinza di fronte al degrado, ai poveri che ficcano le mani nei sacchetti della spazzatura ogni santa sera davanti ai loro occhi, convive coi ladruncoli e coi ladroni (ho visto, personalmente,  due scippi in tre giorni), accetta tutti gli aumenti senza battere ciglio e se chiedi loro il perchè ti rispondono sempre, ma proprio sempre, questa è l'Argentina. Oppure ti dicono di guardare in casa tua che hai Berlusconi e le sue puttanelle. Tutti dicono in coro di non leggere il Clarin che spara solo stupidaggini e non puoi leggere la Nacion perchè anche quella è del Clarin (e anche molto più conservatrice e bigotta) e quando speri di trovare in Pagina 12  qualche critica costruttiva leggi anche lì che Kirchner è stato un grande presidente e quindi  zitti tutti. Strano, prima che morisse solo il 30 per cento lo gradiva. Ieri viene fuori che in Argentina ci sono 9 milioni di cani con padrone e non so bene dove sia stato ricavato il dato ma lo prendo per vero (per la fonte da cui arriva) e per il numero imprecisato di cacche che evito di pestare per la strada ad ogni passo che faccio. Tutti i miei amici e conoscenti posseggono un cane o anche due. Qui dicono che è una moda, che agli argentini piace pettinarli, lavarli e portarli in giro per farsi vedere con la razza all'ultimo grido. Mantenere un cane costa. Quanto guadagna allora un terzo degli argentini che possiede il cane? La media degli stipendi è valutata in 2200 pesos ma con questi soldi, e con affitto da pagare, non si fa una grande vita. Il carrello della spesa settimanale è almeno di 300 pesos. Per uscire al venerdì sera e al sabato  vanno in un soffio almeno 150 pesos. Il cellulare è caro come il fuoco: con 60 pesos (30 di carica e 30 regalati) si mandano sms per 15 giorni ma se si parla a voce la ricarica dura due giorni. I furti più comuni qui sono quelli dei cellulari ai ragazzini che ovviamente ce li hanno. Tutti sanno che verranno rivenduti nei negozi dell'usato (a centinaia qui) e naturalmente il sistema funziona perfettamente: furto e riacquisto, magari dallo steso venditore. In una  capitale che non sa nemmeno tenere puliti i giardinetti davanti alla casa del governo, che dice bugie e le alimenta, che finge di essere europea ed è definitivamente sudamericana, non ci si deve aspettare proprio niente. Nemmeno di venire qui a ballare tango.A milonghe chiuse io ho passato due serate straordinarie: la prima con un gruppo di ragazzini di barrio, conosciuti casualmente per la strada. Dopo due ore di divertentissime chiacchiere e di Fernet e Coca e Gancia e Sprite condivisi, ho scoperto che Diego, 17 anni, era fratello di Fernando Sanchez, il ballerino che è attualmente in giro per l'Europa e amico da anni. La seconda con otto tanghi memorabili ballati a piedi scalzi con Adrian, bello, giovane, bravo, casualmente incontrato nel salone di tango del Dandy (chiuso), dove stavo bevendo un tè con Amalia.