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Un blog creato da malenamil il 12/10/2005

mi querido

viaggio nell'anima di Buenos Aires

 
 

AREA PERSONALE

 

BENTORNATO TANGO

"L'essenza del tango sta nel suo carattere di musica di quartiere, di marginalità.

Il tango lo canta sempre un poeta impegnato. Anche se i tanghi non hanno un contenuto esplicitamente politico, tutti i tanghi sono impegnati perchè sono politicamente scorretti. E oggi lo sono ancora di più, in questi tempi dove la sconfitta, la povertà e l'emarginazione mostrano il loro essere effetto politico. Il tango è scorretto, trasgressivo, e per questo è tornato. In questi tempi di vigliaccheria davanti alle incertezze, questa musica aiuta ad affrontare l'angoscia, a fare riflettere su noi stessi, sul nostro domani.

Dove suona un tango, si stabilisce una complicità di spazio, tempo ed emotività. E questo è il mistero dell'universale. L'energia del linguaggio al di là della lingua, il rito, la corporeità. E' il mistero che ci unisce e ci separa".

(Adriana Varela, cantante di tango)

 

FOTOTANGO

immagine
 

TANGUEANDO

“El tango, hijo tristón de la alegre milonga, ha nacido en los corrales suburbanos y en los patios de conventillo.
En las dos orillas del Plata, es música de mala fama. La bailan, sobre piso de tierra, obreros y malevos, hombres de martillo o cuchillo, macho con macho si la mujer no es capaz de seguir el paso muy entrador y quebrado o si le resulta cosa de putas el abrazo tan cuerpo a cuerpo: la pareja se desliza, se hamaca, se despereza y se florea en cortes y filigranas.
El tango viene de las tonadas gauchas de tierra adentro y viene de la mar, de los cantares marineros.

 

ESIBIRSI AL SALÒN CANNING È UN MUST

 

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C'ERANO UNA VOLTA..JAVIER Y GERALDINE

 

LA DANZA DELL'UNIVERSO

"LOS PLANETAS GIRAN, HAY UN SISTEMA EN EL UNIVERSO QUE ES CIRCULAR Y EL GIRO, LOS ATOMOS TAMBIEN ESTAN GIRANDO SOBRE SI MISMOS Y A LA VEZ EN ORBITA CON OTROS, Y TODO ESTA VIBRANDO Y GIRANDO, TODO ES CIRCULAR Y REDONDO. Y PARA MI EL TANGO COMO DANZA ES ESO"

 
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Bruna Bianchi

Bruna Bianchi Giornalista

 

 

Nel limbo dell'ingustizia terrena

Post n°683 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da malenamil
 

Le scarpe dei 194 ragazzi

Il 30 dicembre del 2004, nel barrio di Once, a Buenos Aires

sono morti 194 ragazzi durante un concerto al Cromanon.

Intrappolati dentro, mentre la discoteca bruciava.

(foto B. Bianchi)

 
 
 

Le scarpe appese

Post n°682 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da malenamil

Nella piazza Miserere di Once è come se fosse di colpo svelato il mistero delle scarpe appese sul filo che fa dannare il mondo. Le avevano ai piedi, la sera del 30 dicembre del 2004, i 194 ragazzi morti per un bengala lanciato nella folla che rese un inferno la discoteca del Cromanon. Da cinque anni sono lì, messe dai loro familiari, nel sacrario creato per loro, tra foto, frasi affettuose e altre dure di pretesa di giustizia.  Sono così vicine che le puoi toccare,  scolorite dalle intemperie, e sembrano parlare di chi quella notte le calzava, felice di essere a un concerto tra tanti giovani la penultima notte dell'anno. Una scarpa ha delle cuciture vicino alla suola, simbolo della povertà di chi non può permettersi di gettarle per comprarne di nuove. La strada che conduce al capannone della tragedia è chiusa: l'hanno imposto  i familiari che aspettano ancora la fine di un processo contro il proprietario, la polizia e l'ex sindaco Ibarra. In quel pezzetto di strada, la Bartolomeo Mitre, la polizia, da cinque anni, presenzia con un blindato l'aerea davanti all'ex discoteca. L'hotel rimasto senza clienti riceve soldi dal governo cittadino per le perdite che sta subendo da allora.  A trent'anni dalla dittatura che ha ucciso 30.000 ragazzi senza far pagare ancora nessuno,  a 9 dal massacro della polizia a cavallo nella piazza del Congreso delle proteste per il  corralito, la tragedia del Cromanion sembra solo una delle tante.

La pioggia bagna le scarpe appese nel silenzio surreale di un angolino senza vita della piazza della miseria e il cielo sembra rovesciare lacrime su suoi piccoli angeli ancora nel limbo dell'ingustizia terrena.

 
 
 

La Casa Rosada

Post n°681 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da malenamil

La Casa Rosada

 
 
 

Omaggio a Salgan

Post n°680 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da malenamil

Homenaje a Horacio Salgan

 

Salone bianco della Casa Rosada, omaggio a Horacio Salgan

 
 
 

La musica suona in Argentina

Post n°679 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da malenamil
 

C'è un amore smisurato per la musica  in Argentina. E' antico quanto l'immigrazione europea, convive da sempre con gli argentini che più di ogni altri non hanno disgiunto il popolare dal colto. Alla Bibilioteca Nacional di Buenos Aires c'è una stanza dedicata alla storia di questo rapporti d'amore per la musica che solo nel rock si è divisa dalla poesia e dal sentimento. In una terra dove la nostalgia ha sempre avuto un posto d'onore, il tango e l'Opera lirica sono stati fonte di coesione, generi ben diversi tra loro ma con qualcosa in  comune: l'espressione artistica.  Dal 1900 ad oggi gli argentini sono passati attraverso generi musicali diversi, seguendo in parte le orme delle nuove band emergenti negli anni '30, il jazz, e degli anni '60, il rock. Hanno appreso, studiato, si sono immersi e hanno generato persino un rock tutto loro, appunto il rock argentino. E' ben difficile incontrare musicisti impreparati a Buenos Aires. Dalla chitarra del folclore al violino del tango, la musica ha riconoscimenti continui e autorevoli, come se non si potresse mai dimenticare che questa terra ha una sua peculiarità nonostante sia da decenni lontana dall benessere del primo mondo europeo. E' così' che gli omaggi ai grandi continuano e approdano alla Casa Rosada, sede della presidenza argentina, gioiello ottocentesco in stile coloniale, bombardata nel primo golpe contro Peron nel '55 e ricostruita con stucchi d'oro e perfezione stilistica. Qui, nella stanza bianca, il ministro dell'Interno ha reso omaggio a uno dei più illustri compositori viventi nel mondo: Horacio Salgan. E' piccolo di statura, con occhi grandi e vivaci. Accetta il bacio di complimenti alla lunga cariera di una giornalista italiana, con un sorriso commovente. Ha compiuto 94 anni da qualche mese e non suona più il piano da anni, ma ascolta i grandi che suonano per lui, le parole d'affetto e gratitudine non solo per il tango ma anche per il jazz che lo ha fatto conoscere come uomo e artista di grande statura insieme  a Pugliese e JUlio De Caro. Canta per lui Susanna Rinaldi, risuonano le note di Sur, il bandoneon solista riempie i cuori d'armonia e fa dimenticare le proteste che fuori, sul piazzale simbolo delle contraddizioni e delle difficoltà dell'Argentina, si susseguono senza sosta. Nell'ovatta della musica colta, nella onestà intellettuale di questi grand artisti vicini al secolo di vita, è racchiuso il segreto dell'altra Europa viva e vivace nonostante tutto, che sembra essere solo casualmente in Sudamerica.

 
 
 

Il riscatto dal pozzo nero

Post n°678 pubblicato il 14 Ottobre 2010 da malenamil

Una diretta televisiva senza sosta di 24 America, il canale televisivo di Buenos Aires, tra le tante tv del mondo che hanno accompagnato la risalita dei 33 minatori intrappolati in Cile da agosto.  Le tv accese nei locali pubblici (ma non nelle milonghe) e la gente che qui, nel Paese confinante, ha partecipato all'evento con meno emozione degli europei.  Questi uomini comuni, diventati  di colpo rappresentanti del riscatto possibile, con tutte le sfumature possibili (da quelle tecniche a quelle fisiche fino a quelle psicologiche) sono solo vicini di casa e non amici per la pelle degli argentini. Quello che vediamo noi europei in tanta umiltà che attacca alla vita, qui è più normale, nonostante la gioia della riuscita dell'osperazione (mentre scrivo mancano 4 uomini da estrarre) espressa e vissuta nelle case.

 
 
 

L'italia è....

Post n°677 pubblicato il 12 Ottobre 2010 da malenamil

Pilar

 

Stand dell'Italia alla festa della Virgin di Pilar

Il tipo: il mafioso

La musica: la tarantella

Il cibo: la pizza

 

Ci vedono così....

 
 
 

Come negli anni '50...

Post n°676 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da malenamil

Pilar

 
 
 

Volersi bene

Post n°675 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da malenamil

Pilar

 
 
 

La famiglia

Post n°674 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da malenamil

Si baciano, si abbracciano, fanno figli e continuano a baciarsi con i figli in braccio. Cantano con loro sul collettivo che non arriva mai, se li mettono sulle spalle alla domenica e guardano incantati un mangiafuoco che il fuoco non ci pensa neppure ad ingoiarlo. Sono commoventi gli argentini che hanno poco. Hanno facce che esprimono tutto quello che stanno vivendo in quel momento e che hanno già vissuto prima. Del futuro non sanno niente e non se ne preoccupano. E' difficile immaginarlo quando l'inflazione è alta, quando i governi che si sono succeduti e anche l'attuale se ne fregano del loro popolo cui regalano solo tante festività (ponti lunghi) e feste per stare insieme nelle piazze. Dove non ci sono certezze, se non quelle che dà la famiglia. In Italia ogni giorno qualcuno uccide un figlio, una fidanzata, una nipote. Qui sono rarissimi i casi di omicidio in famiglia.  Nicolas ha messo incinta la ragazza per sbaglio e si sono lasciati. Il loro bambino è nato a 21 settimane di gestazione e pesava un chilo. L'hanno salvato all'ospedale italiano e adesso, che ha 4 anni, è vispo, sta bene e pesa 15 chili. Suo padre lo adora e non è nemmeno certissimo che sia suo.  Poi ci sono le altre famiglie, quelle della bassissima società. Si reggono solo sulla madre e sui figli che rappresentano soldi (350 pesos ciascuno pagati dallo Stato agli indigenti).  Qui laborto è illegale, ma se anche lo fosse sarebbe un osso duro da accettare soprattutto tra i poveri. Hanno solo i figli, se li eliminano non hanno più niente, paradossalmente.  I figli sono semrpe della madre, perchè il padre potrebbe esserci oggi e domani no. Pagare gli alimenti dopo un divorzio è un dovere poco rispettato e le lotte giudiziarie si possono concludere in un attimo quando lui si trasferisce e diventa uccel di bosco anche per il Tribunale che non perde troppo tempo a cercarlo. Ma quando stanno insieme, i figli coi genitori di qualunque classe sociale, sono un quadro di amore incondizionato. Li guardo e penso ai nostri bambini che gridano, fanno i capricci e disturbano senza pietà per nessuno. Marta dice che i bambini sudamericani nascono tranquilli e possono crescere  tranquilli se hanno accanto almeno un genitore che offre grande affettività, anche fisicamente.  In questo Paese vedo tanti baci, tante carezze, tanti nomignoli affettuosi e mai uno scapaccione o uno schiaffo. Vedo sgridare i bambini con toni misurati, li vedo più liberi di giocare lontano dai genitori. Li vedo anche viziare con schifezze in stile americano cui è difficile sottrarsi: le vendono ogni cento metri. Non  li vedo attraversare le strade trafficate senza dare la mano, nè disobbedire a bella posta per avere attenzione. Non credo che gli argentini siano genitori perfetti (nemmeno quando sono in due), ma vedo che questi bambini sorridono e si lasciano accarezzare dagli sconosciuti per ricevere "mimo", come si dice in castigliano la manifestazione d'affetto. I pedofili, che pure ci sono, non fanno paura perchè nessuno legge sul giornale o guarda in televisione che chi tocca un bambino per la strada signfica che è perverso.

 
 
 

Buenos Aires accoglie tutti, anche i topi

Post n°673 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da malenamil

Sul marciapiede di una strada al confine con Caballito c'è un topo morto. Non è un topolino, è un topone. Il ragazzo che mi segue ci passa sopra senza fare una piega. Giusto ieri sera avevo detto che i topi non mi facevano impressione perchè ancora non li avevo visti. Ieri sera, appunto,  avevo visto uno scarafaggio rosso di cinque centimetri, vivo, tagliarmi la strada, e avevo pure i sandali. Ho cacciato un grido e Ezequiel l'ha frantumato col piede, rincorrendolo mentre cercava di infilarsi in un buco. Ma Buenos Aires è tutta così? Sì, sì, in primavera ed estate pullulano, mi risponde ridendo.

 

 
 
 

Veronica la dentista

Post n°672 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da malenamil

Cinque anni fa mi sono rotta un  incisivo mangiando carne in un ristorante vicino a piazza del Congreso. Presa dal panico, e senza specchio per vedere il danno, sono entrata in una farmacia, parlando uno spagnolo orribile ma mostrando il pezzettino di dente che religiosamente tenevo nel palmo della mano. La farmacista ha scritto su un foglietto l'indirizzo di un centro medico e mi ci sono fiondata. Mezz'ora dopo ero seduta sulla sedia con in faccia una bella dentista bionda, giovane e dolce come il miele. MI chiamava continuamente per nome, come si fa dopo l'anestesia per vedere se i venerdì sono tutti a posto, e mi spiegava tutto quello che faceva. Ha aggiustato il dente (non era poi così grave), ha trovato una carie e ha aggiustato anche quella spiegando tutto quello che stava facendo, come si fa coi bambini impauriti. Veronica, quel giorno, è stato il migliore incontro. Mi avevano derubato da poco e adesso mi era capitato anche questo: potevo rispondere con un sorriso sdentato a un invito di un argentino in milonga? Poi mettiamoci pure il terrore del dentista, persino del tuo, figuriamoci in un paese del terzo mondo. Qui i dentisti non sono laureati in medicina ma in ortodonzia e studiano sei anni. Al rientro in Italia, un anno dopo, per un altro problema di denti sono andata dal mio dentista che mi conosce da quando avevo sette anni. Ha detto che non mi avevano aggiustato nessun dente perchè non vedeva niente. Io ero contenta, lui incavolato nero di fronte alla mia insistenza: mica sono scema, me l'ha aggiustato Veronica l'argentina! Anni dopo, il mio dentista ha fatto un errore madornale e mi hanno dovuto togliere un dente. Un mese fa, tornando a Buenos Aires zac! altro dente che si frantuma. Ero sull'aereo Alitalia e mangiavo carne italiana stavolta. Son tornata al centro medico Monserrat chiedendo della stessa dentista. Come si chiamava? Non lo ricordavo per niente.  L'impiegata guarda nel computer e mi trova. Ero lì anche dopo cinque anni e a fianco al mio nome quello di Veronica. Mi dice: fortunata. E' appena rientrata dalla maternità. Veronica mi viene incontro, mi bacia calorosamente, mi tranquillizza anche se ero già tranquilla, mi dice che il mio spagnolo è decisamente migliorato, ricorda il furto che avevo subito e mi cura il dente. Non sento niente per quello, per una carie che trova e per la pulizia dei denti . Mi spiega tutto, anche perchè avevo dolore alle gengive, e quel delinquente del primo mondo, medico da 50 anni,  mi ha tolto il dente invece di capire perchè l'avevo. Mi continua a chiamare per nome e mi sembra che suoni persino più bello sulle sue labbra. Sto lì un'ora e passa ma esco con una bocca nuova, senza dolore e piena di baci e abbracci di lei, dell'infermiera e anche dell'impiegata che mi chiamna reina (regina) e mi chiede come si chiama quella città italiana del quadro che hanno nel corridoio. Bracci, breccio..Penso sia Bracciano, il lago. No. E' Portofino! Però ci hanno messo le montagne e sembra un lago. Controlliamo su google e troviamo la stessa foto da cui è stato copiato il dipinto ma la montagna non c'è! Si vede che gli piacevano le montagne dice l'impiegata e ne ha messe tre invece di una sola. Esco contenta, forse anche di più quando pago: 280 pesos, cioè 55 euro.

 
 
 

La piccola tanguera

Post n°671 pubblicato il 06 Ottobre 2010 da malenamil

 

Questa bambina brasiliana passa le notti nelle milonghe di Buenos Aires

ballando con il papà. E' un piccolo talento.  Il padre le sta insegnando. Papà e

 mamma (ballano entrambi) sono qui in vacanza e non parlano spagnolo,

perciò non sono riuscita a fare altro che ottenere un sorriso dolcissimo

da questa bambina.

 Però, da buona italiana, mi sono chiesta se i bambini così piccoli devono

passare le notti ballando sin parar tra gli adulti per far contenti gli adulti.

 

(la foto è di Oscar Pereiro)

 
 
 

Uccisi come scarafaggi

Post n°670 pubblicato il 05 Ottobre 2010 da malenamil

Alle 22 di ieri Diego Rodriguez di 27 anni, modello di professione, stava andando dalla fidanzata con la sua Fiat  in provincia di Buenos Aires, a Liniers, dove viveva. Gli hanno sparato in testa per rubargli l'auto. L'auto è stata trovata abbandonata poco lontano.

Poche ore dopo, nel partido di Lanus (in provincia di Buenos Aires), un autista di collettivo di 55 anni è stato ucciso a colpi di pistola mentre stava cominciando il servizio, alle 5 di mattina. Hanno fermato un uomo di 44 anni sospettato del delitto, forse per rapina.

Gli autobus hanno dichiarato uno sciopero immediato fino alle 13 per protestare contro l'insicurezza. Ogni settimana a un autista che presta servizio fuori della capitale, viene tagliato un dito per rapina. Stavolta è andata molto peggio.

I giornali riportano le notizie con enfasi scrivendo sempre le stesse cose, cioè la cronaca con qualche supposizione: forse ha opposto resistenza.

Non si va oltre. La delinquenza della Gran Buenos Aires è armata e feroce. Si ammazzano esseri umani per poco o per niente, come se fossero scarafaggi.

 
 
 

Arte di strada

Post n°669 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da malenamil

Caminito

Ballerini di tango a Caminito

(foto B.Bianchi)

 
 
 

El Beso

Post n°668 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da malenamil

La milonga El Beso

 
 
 

Il balsamo contro il dolore

Post n°667 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da malenamil
 

La spazzatura sommerge le strade che solo l'acqua del cielo lava. Buenos Aires offre la sua faccia da terzo mondo al camminarla di sera e anche di mattina, lungo percorsi meno frequentati ma non in periferia. Ho visto un ragazzo rannicchiato in mezzo al marciapiede, in una notte sferzata da un vento gelato. E' il paco, la droga che ti brucia il cervello e ti butta per terra di colpo. Ho visto disabili, a decine, muoversi per le strade e sui mezzi pubblici. In carrozzina o zoppicando. Ciechi col bastone, facce deformate dal fuoco o dalle malattie mai curate.  Ho visto la tristezza di Ezequiel mentre vende ai turisti "imagenes" e non sa nemmeno fregarli come fanno tanti altri come lui. E' stata una buona giornata oggi, mi ha detto dopo aver contato 14 pesos. E' il costo di un litro di latte e una bistecca, qui. Più cammini, più vedi, più eviti i taxi per andare incontro alla gente e più sei sommerso da questo doloroso mondo ai margini eppure visibile, che ti viene addosso e non lo puoi evitare. C'è un vecchietto che sta sempre seduto solo, sul bordo del marciapiede guardando nel vuoto. Non so dove dorme nè dove mangia, so solo che la sua tristeza trasuda da ogni ruga e non lo farebbe contento niente. Lo saluto, quando passo, ma lui ancora non risponde. Ai bambini cartoneros non ci si abitua. Alla spazzatura non ci si abitua. Alle strade rotte non ci si abitua. La malinconia di questa città è anche questa impossibilità di sottrarsi al dolore. Alla domenica sera vado al Beso, la milonga chiusa al dolore che viene da fuori. Nessu luogo al mondo è tanto accogliente come il Beso, una conchiglia che culla solo noi, amanti del tango. Gli uomini sono bravi, rispettosi, cavalieri, contenuti e affettuosi. E' l'unica milonga al mondo dove non vivo la frustrazione del non essere invitata per tutta la sera, dove ogni domanda è posta per condividire e non per criticare o discutere, dove c'è sempre un sorriso leggero sulle labbra di tutti, dove gli abbracci sono abbracci profondi, dove ballare il valzer a occhi chiusi è come volare nel cielo. Resto due ore, a volte tre, giusto il tempo di fare agire i balsamo sull'anima che mi fa male come  se fosse stata  calpestata dai fantasmi del dolore umano.

 
 
 

Musica dell'anima

Post n°666 pubblicato il 03 Ottobre 2010 da malenamil
 

Il violinista

 
 
 

L'orchestra del tango

Post n°665 pubblicato il 03 Ottobre 2010 da malenamil
 

Ne ho ascoltate tante, in dieci anni, di orchestre di tango. Ma questa, della città di BuenosAires, coi suoi 29 elementi e un livello altissimo, mi ha lasciato senza parole. Il concerto (gratis) al teatro de la Ribera di calle Mendoza, a Caminito, era per pochi intimi. Un teatro enorme, antico, popolare, che ha richiamato solo la gente del barrio della Boca per un'esibizione straordinaria. L'orchestra del tango della città, nata nel 1980, non  è mai stata chiamata in Europa, a differenza di quelle che siamo abituati ad ascoltare e chiamare anche più volte. Peccato. Meritano una "gira" europea nei migliori teatri.  

 
 
 

Porte

Post n°664 pubblicato il 02 Ottobre 2010 da malenamil

Le porte di Buenos Aires

(foto B.Bianchi)

 
 
 
 

SU DI ME

Sono nata e vivo a Milano. Giornalista professionista dal 1989, lavoro come dipendente in Italia per un gruppo di tre quotidiani e sono specialista di crimini familiari, ricerca di scomparsi e indagini di cronaca nera nazionali e internazionali. Ballo tango argentino dal 2000. Il mio primo soggiorno a Buenos Aires è del 2004. Ho condotto ricerche sulla storia dell'immigrazione in Argentina e della nascita del tango. Sono stata intervistata in diretta alla radio di tango 2x4 (2008), alla radio culturale de la Ciudad del Gobierno di Buenos Aires (2009) e alla radio dell'Università de La Plata (2004). I post scritti a Buenos Aires sono frutto originale delle mie ricerche, quelli scritti dalll'Italia attingono da varie fonti, principlamente quotidiani argentini.

 

BUENOS AIRES VIDEO

 

LA DANZA DELL'UNIVERSO

"El tango es una danza poderosa porque es armònica con el movimiento del sistema en el que estamos inmersos. Es la danza de Shiva, la danza che le da forma al mundo y el mundo le da la forma a esa danza. Tiene todos los elementos: el hombre, la mujer, al yin y el yang, lo circular, el abrazo"

 

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MALENA, LUCIO DE MARE-HOMERO MANZI 1941

Malena canta el tango como ninguna
y en cada verso pone su corazón.
A yuyo del suburbio su voz perfuma,
Malena tiene pena de bandoneón.
Tal vez allá en la infancia su voz de alondra
tomó ese tono oscuro de callejón,
o acaso aquel romance que sólo nombra
cuando se pone triste con el alcohol.
Malena canta el tango con voz de sombra,
Malena tiene pena de bandoneón.

Tu canción
tiene el frío del último encuentro.
Tu canción
se hace amarga en la sal del recuerdo.
Yo no sé
si tu voz es la flor de una pena,
só1o sé que al rumor de tus tangos, Malena,
te siento más buena,
más buena que yo.

Tus ojos son oscuros como el olvido,
tus labios apretados como el rencor,
tus manos dos palomas que sienten frío,
tus venas tienen sangre de bandoneón.
Tus tangos son criaturas abandonadas
que cruzan sobre el barro del callejón,
cuando todas las puertas están cerradas
y ladran los fantasmas de la canción.
Malena canta el tango con voz quebrada,
Malena tiene pena de bandoneón.

 

EN LA CALLE

 

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ACADEMIA DEL TANGO

 

FOLKLORE ARGENTINO: ZAMBA Y CHACARERA

 
 
 
 

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