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Post N° 89


Ancora una volta il destino azzurro è stato scritto in quello spazio di 11 metri che separa l'Italia dalla gioia o dal dolore.L'eliminazione contro una Spagna che nel torneo era parsa superiore alla nostra nazionale più di quanto si sia visto a Vienna passa dalle scelte dei rigoristi e dai loro piedi.Se Buffon e compagni si fossero qualificati ovviamente non si analizzerebbe ogni singolo dettaglio, ma in questi casi tutto finisce sotto il microscopio.E allora ci si chiede se sia stato giusto affidarsi ad Antonio Di Natale e Daniele De Rossi. L'attaccante dell'Udinese in stagione ha calciato solo due penalty, segnati entrambi. Il centrocampista della Roma, uno dell'eroica cinquina di Berlino, è andato peggio: per lui 2 errori contro Milan e Manchester United su 4 conclusioni.Ma c'erano alternative? Qualcuno si è rifiutato di calciare? Forse l'unico rigorista escluso dal quintetto è stato quel Luca Toni che - dopo un Europeo deludente - probabilmente non se l'è sentita di caricarsi di questo ulteriore peso psicologico.E quell'Alessandro Del Piero scelto come quinto della lista? Il capocannoniere del campionato, con uno score di 3 gol e di un errore dagli 11 metri,è reputato uno dei migliori al mondo: giusto metterlo per ultimo? Di sicuro il quinto è un rigore spesso pesantissimo, ma così facendo stavolta ci siamo tenuti una freccia inutilizzata nella nostra faretra. Tutte queste considerazioni, però, purtroppo non cambieranno la traiettoria dei rigori di Vienna e se si pensa che Cesc Fabregas, per sua stessa ammissione, aveva calciato il suo ultimo penalty all'età di 15 anni, allora si capisce che agli dei del calcio piace proprio giocare con la lotteria dei rigori.