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Infinito Inzaghi


La fame è una molla potente. E’uno stimolo che ti spinge a superare anche gli ostacoli più grandi e ad andare oltre i propri limiti. Se aveva fame, Filippo Inzaghi dovrebbe averla placata abbondantemente. Ma la sua fame di gol diviene ogni giorno più grande, è ferocia allo stato puro, istinto predatorio, pulsione al cannibalismo. Filippo Inzaghi è il trionfo dell’uomo normale: madre natura non gli ha dato lo spunto irresistibile, né l’arte dribblatoria del 10. Non gli ha dato il dono del talento purissimo, né le stimmate del fuoriclasse. Gli dei del calcio gli han regalato, però, qualcosa che nessun centravanti prima di lui ha mai avuto: istinto purissimo, sublimato al punto da avvicinarlo più alla specie animale che agli umani: è lo stesso dono dei rapaci, dei grandi predatori, è la capacità di non fallire il colpo nell’attimo fuggente. Può somigliare a Paolo Rossi, a lui piace l’accostamento con Gary Lineker. Ma Inzaghi è unico. Unico e solo. Perché la sua fame non è avidità di danaro, ma la gioia sincera e infantile del giocare del calcio.In lui scorre adrenalina pure, quella che spande nell’aria a ogni esultanza. Filippo Inzaghi nella vita ha fatto esattamente ciò che sognava di fare e oggi è un uomo pienamente appagato, realizzato, soddisfatto. Ma non un uomo finito. Il pensiero della pensione non lo sfiora affatto e se gli chiedi di fissare una scadenza non ti dà una risposta precisa, semplicemente perché non la conosce. E’grato al Milan almeno quanto il Milan è grato a lui, perché non scorda quel rinnovo contrattuale arrivato a sorpresa prima di volare ad Anversa per la seconda operazione. La fiducia è merce che non si compera né a metri, né a peso. Lo sa il Milan, lo sa Superpippo. Che non ha più niente da dimostrare, ma ancora molti traguardi da inseguire