Preferirei di no

Habanera


ieri pomeriggiotra le stazioni di pioltelloe treviglio ovestho visto stefanoera seduto due posti più in làrivolto verso di meaveva una felpa blucon la scrittapresaro alcantero qualcosa del generenon si leggeva beneun paio di jeans chiariun filo di barbail cellulareil player mp3ogni tanto riceveva messaggisorrideva e rispondevauna volta ha pure risoera da tanto che non lo vedevolui mi ha guardato più voltesenza riconoscerminon ho detto nientec'era il sole basso che entrava dritto negli occhiuna signora seduta davanti a merispondeva in russo o qualcosa del genereaveva i capelli rossi piatti che sembravale avessero messo una fetta di prosciutto crudosopra la testa più in là qualcuno parlava in inglesema molto stentatopeggio di me giuroera tanto che non lo vedevostefanoda circa ventitré annida quando una macchinalo aveva steso a quell'incrocio di nottelui e la motoricordo ancora la telefonata mia madre piangevamio padre non sapeva che direio confuso dal sonnonon c'è più niente da faredicevano dall'ospedaleaveva diciannove annila mia età di alloraquando l'ho visto nel soggiorno di casanon sembrava nemmeno luiera giallo in facciae gonfioe un talecieco gridavache non era colpa di diodio bastardosono uscitonon stavo benema questa non è una poesia tristeperché stefano era lì davanti a meaveva in mano il libretto dell'università e controllava gli esaminon aveva le unghie nerequesto non tornavaperché vent'anni fa faceva il meccanicoda mio zio e questo non tornavama le cose cambianosi sami sono avvicinatogli ho dettociao stefanolui mi ha detto ciaomi riconosci - gli ho chiestosono tuo cuginoalessio ti ricordioh sì alessiocome stai - mi ha chiestobene e tusi tira avanti - ha dettovolevo dirti due cosesai che non ti ho mai dettoe forse questo è il momento giustodimmi pure - ha dettouna volta ti ho guardato il pisellomentre dormiviil pisello - ha chiestosì il piselloeri in camera con me e mia sorellaeri rimasto a dormire da noie quando si è fatto buioe voi dormivateio mi sono alzatocon una piccola torciaho sollevato le tue coperteti ho abbassato le mutande e ti ho guardatoil piselloma perché lo hai fatto mi ha chiestonon so - ho rispostoero stranoforse volevo solo saperese era come il mioo più lungo o più cortoma ero stranogià - ha detto sei arrabbiato - gli ho chiestoma vah - ha dettosuccedesai non lo avevo mai dettoa nessuno e ora mi sento megliobene allora - ha dettoe com'era - ha chiestocosa - ho chiestobeh il mio pisello - ha dettoera piccolo un pisellinopiù o meno come il mioabbiamo riso quando è successol'incidentevent'anni fa mia zia era lontanaera a medjugorjequel posto dove appare la madonnaera andata a farle visitae abbiamo dovuto chiamarladirle di tornareche la madonna non esistevamadonna bastardapoi stefano mi ha guardatoe ha dettoqual è la seconda cosaeh - ho detto questa la sai pure tema te la racconto lo stessoricordi quella volta che io e saulo ti aspettavamo in cortile per giocarema tu non uscivi e poi è uscita tua mammaè venuta verso noi duee ci ha sgridatoha detto - stefano non esce perché ha paura che voilo picchiate così ha dettoe tu ti eri inventato tuttolo sai ma quando sei uscito io e saulo ti abbiamo picchiato davverote lo meritavi non trovilui mi ha guardato e ha detto - sì e sorridevaera tanto tempo faha dettocosì tanto che sembra successo a un altro vero - ha chiestoera vero e non c'era molto altro da aggiungeresotto il rumore del trenoche ci portava in un altro postoun altro posto ancoraora devo andare ho dettomi ha fatto piaceregli ho stretto la manoaveva una stretta bellae fortemi sono incamminatoverso l'uscitasono scesoho accesoil mio playerc'era una habanera e le parole dicevano quante vite haie quanta strada fatta di notte senza lampionia rotoloniquante vite haifra quelle dita una ti sfugge e la rincorrié già passata fuori il cielo aveva fatto neroc'erano lampi lontanie non avevo l'ombrellosi è messo a pioverecon una furia che non avevo mai visto