Preferirei di no

Elaborazione teorico pratica


 [omissis] ...gentili colleghi, sulla scorta di quanto riportato da John Dewey nella sua 'Scienza dell'educazione' circa l'elaborazione teorica dello stato precosciente dell'infante, aggiungo ora tutta una serie di considerazioni nate dall'esperienza sul campo maturata, come è noto, negli ultimi mesi. Se il bambino-l'infante-il neonato piange, ciò significa che sta sperimentando a contatto col mondo il legame causa/effetto; quindi sa che un dolore improvviso al pancino scatena un pianto catastrofico, la cui intensità è direttamente proporzionale al dolore provato al pancino medesimo. Ora, questo pianto altro che sommesso scatena la reazione di un'entità che, inter nos, chiameremo essere-umano-di-stazza-mediamente-robusta. Va da sé, sempre inter nos, che il neonato non possieda cognizione esatta di cosa sia la stazza, né saprebbe dire, pur se messo alle strette, cosa sia esattamente un essere umano. Il Coso (immaginate fatidiche virgolette a trattenere il lemma), tale è di fatto la percezione del neonato, accorre e lo solleva dalla posizione raccolta e mette in atto tutta una serie di movimenti ondulatori/sussultori che hanno come effetto il cessare del dolore al suddetto pancino. Nella relazione con il predetto Coso, il neonato coglie altresì: che il predetto se accostato al viso produce un senso vivo di fastidio: potesse elaborare in termini di linguaggio comune, il neonato direbbe che il predetto Coso punge (altre fatidiche virgolette). Il predetto, il Coso, diciamo, si relaziona al neonato attraverso un linguaggio primordiale fatto di sssccc sssst ciccci ccciiiccc pepè sssccc, che il neonato non comprende, ovviamente, eccetera ... [omissis]Pare evidente che, se questo è il legame causa/effetto, dolore al pancino, accorrere del Coso, movimento rotatorio/sussultorio, fine del dolore, questo primo fondamentale legame con la realtà non può essere spezzato da ritardi nell'accorrere: se infatti il Coso ritarda, in particolare nelle ore notturne, ma pure in altri momenti della giornata, il delicato equilibrio psicofisico del neonato risulterà inevitabilmente compromesso. Altresì, il delicato legame e la costruzione teorico-pratica sulla quale il neonato costruisce il proprio mondo e la relazione con esso, si sfalda e con esso si sfalda il mondo reale tout court, che assume presto le sembianze brute di una non-cosa, non esperibile in alcun modo, non regolata da leggi riproducibili, quindi in definitiva un ritorno al caos primigenio, nonché al dolore e al dolore del pancino in particolare. Va aggiunto come ai neonati manchi del tutto il senso del tempo, del suo fluire, del concatenarsi di eventi; fa loro difetto la memoria del passato e la prospettiva futura; essi neonati, vivono un eterno presente fatto di fame (quella sensazione di vuoto che provano e che li porta a piangere), di dolore ai pancini, di corse del Coso, di avvicinarsi di un'altra Cosa, più gentile, più profumata, meno pungente e di solito dai modi meno spicci, che riesce a relazionarsi al neonato altrimenti che con quel linguaggio primordiale, riesce a modulare un canto, una prosodia, benché costituita di pochi elementi, che si strutturano attraverso forme ricorrenti quali ninna nanna ninna oh questa bimba a chi la do; oppure anche, in casi molto particolari, prendono la forma di un addio lugano bella o dolce terra pia scacciati senza colpa gli anarchici van via eccetera. Dicevamo che questo eterno presente presuppone che se il legame causa/effetto si rompe e quindi il dolore non si  riversa nella corsa delle Cose, e del Coso soprattutto, e il dolore persiste, questo dolore è il dolore eterno, è per sempre e non vi è scampo alcuno. Di qui l'effetto devastante sulla vita psicofisica del neonato dovrebbe essere a questo punto chiaro a tutti ... [omissis](Tratto dagli atti del convegno "L'infante, il coso, il pianto e il pancino nella percezione psicosomatica delle cose ultime", a cura di Associazione Studi Bartelici, 2010, Bergamo) (nella foto, Alice, in uno dei suoi molteplici travestimenti: qui impersona Hattie McDaniel, meglio nota come Mami, in Gone with the wind, 1939)