steps to success

Post n°11 pubblicato il 19 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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" i giocatori che amano il gioco cercano in ogni modo di migliorarsi poichè ambizione e buoni fondamentali sono la base del successo nello sport, soprattutto nel basket, sport nel quale l'eccellenza individuale è richiesta indispensabile del gioco di squadra."

 
"...A dispetto dell'altezza, delle condizioni ambientali e del talento individuale il successo dei giocatori di oggi è ancora legato all'eccellenza dei fondamentali individuali."

 
"...Larry Bird, Magic Johnson e Michael Jordan sono esempi di giocatori dalle grandi qualità fisiche che hanno raggiunto quei livelli di eccellenza che tutti gli ricosciamo grazie al duro e costante lavoro che ha permesso loro di acquisire l'assoluta padronanza di ogni fondamentale del basket che hanno poi girato a vantaggio delle loro squadre."

 
"...I fondamentali del basket da curare sono, la rapidità dei piedi, il tiro, il passaggio e la ricezione, il rimbalzo, i movimenti offensivi con e senza palla, la tecnica difensiva."

 
"...Molti giocatori si innervosiscono quando non riescono in qualche aspetto del gioco, ci vuole pazienza in questi casi, perchè solo con la costanza e la tenacia si ottengono i risultati sperati ed inoltre occorre sapere che le tecniche dei fondamentali con palla prevedono tempi di apprendimento più lunghi rispetto a quei fondamentali che non ne prevedono l'uso."

 
"...E' tuttavia attraverso la competizione più dura e le gare più impegnative che si ottengono altri grossi miglioramenti, perchè solo attraverso di esse si evedenziano i propri limiti e le proprie carenze."

 
"...Nello sport il fallimento è spesso dovuto soprattutto ad una mancanza di fiducia in se stessi e nella propria capacità di miglioramento piuttosto che a veri e propi limiti; tanto più che, se ben gestito, ogni piccolo miglioramento non farà che incrementare sempre di più la propria fiducia."

(Hall Wissel - steps to success -)  

 
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CHI E'

Post n°10 pubblicato il 19 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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ARNALDO TAURISANO detto TAU Nasce a Milano il 18 novembre 1933, scopre il basket nel 1948 portato in italia dagli alleati alla fine della seconda guerra mondiale e a 18 anni scopre la propria vocazione all'insegnamento.
La sua prima esperienza cestistica è la squadra del CSI dell'oratorio di San Nereo e Achilleo ma smette di giocare a 22 anni per dedicarsi interamente alla sua passione.
Per cinque anni allena il Centro Giovanile Pavoniano dal quale lancia Longhi, uno dei giocatori emergenti dell'Olimpia Milano e Charlie Recalcati manina d'oro del basket italiano degli anni 70-80
Nel 1960 fonda con Emilio Tricerri, uno dei padri del basket italiano, il Centro Addestramento Minibasket di Milano ed inizia a collaborare con la Federazione Italiana Pallacanestro come Presidente Regionale del Comitato Allenatori Federali presso il quale svolgerà anche funzioni di Istruttore Nazionale
Nel 1964 viene chiamato a Cantù dove allenerà le giovanili e in seguito farà da assistente in prima squadra a Boris Stankovic, uno dei primi grandi esempi di professionalità cestistiche che hanno lascito un'impronta indelebile nella pallacanestro italiana.
Nel 1969 vince il titolo italiano juniores e all'abbandono di Stankovic viene nominato capo-allenatore dove, oltre a Recalcati, De Simone e Farina lancia in serie A l'intera squadra juniores che comprende Marzorati, D'Addezio, Bertuol e Della Fiori.
Nei dieci anni di permanenza a Cantù vince 1 scyudetto, 3 Coppa Korac ed 1 Coppa Intercontinentale lanciando in serie A molti altri giocatori tra i quali Viola, Venemmini, Lazzari, Cattini, Tombolato, Innocentin e Riva.
Chiusa la parentesi canturina gli toccano 3 anni piuttosto difficili e alla Libertas Rimini ed alla Lazio Roma prima di conoscere ancora 6 belle stagioni con 3 promozioni ed altrettanti approdi ai play-off con Napoli e Brescia.
Le sue ultime stagioni di panchina sono a Pavia.

Le sue pubblicazioni: 1965 - Pallacanestro, 1971-1974 Basket Boom Story, Il Minibasket, IL Mangiabasket e l'Antologia del Basket Italiano.

Dal 1988 è Istruttore FIBA per i corsi internazionali di Olimpic Solidarity

 
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SARA'VERO?

Post n°9 pubblicato il 17 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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" apprendere, costruire, insegnare e scrivere sono i più incisivi strumenti di evoluzione e comunicazione. I risultati del campo passano nel momento stesso in cui li ottieni, ciò che ricevi e dai alle persone non passa mai perchè, mentre la gloria è effimera, buoni sentimenti e cultura sono un patrimonio indelebile "

"Il sogno di ogni allenatore è quello di costruire la squadra perfetta, quella nella quale i giocatori sappiano interpretare ogni momento del gioco in modo logico così che, durante la partita questi possa dedicarsi alla sola gestione del rendimento dei singoli e delle decisioni strategiche. Non è un sogno impossibile, si tratta di riconoscere ai giocatori quel ruolo di protagonisti che appartiene loro per intrinseca prerogativa. Questo riconoscimento necessita, però, dell'applicazione di un metodo di insegnamento che consenta ai giocatori di esprimere autonomamente le conoscenze che vengono loro trasmesse; e poichè il basket è un gioco complesso la trasmissione delle conoscenze deve avvenire in maniera progressiva e questa progressione necessita di strumenti attuativi organicamente ordinati

(ArnaldoTaurisano.Coach)

 
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LA BIBBIA DEL TAU

Post n°8 pubblicato il 17 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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L'ALBERO DEL BASKET
Arnaldo   Taurisano
2000 -  DATAPROJECT

ultima fatica editioriale del Tau, due splendidi volumi con CD-ROM che sono il risultato di un ben riuscito remake tecnologico, aggiornato ed arricchito dei suoi celebri libri " La Pallacanestro " e " Basket Boom Story" così articolato

VOLUME PRIMO - LA SEMINA
i fondamentali individuali e collettivi del basket offensivi e difensivi illustrati dai suoi divertenti fumetti e arricchiti da diagrammi e fotografie didattiche

VOLUME SECONDO - LA FIORITURA E LA FRUTTIFICAZIONE
oltre 10.000 esercizi tra libro e CD per insegnare il basket

 
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RADICI PROFONDE

Post n°7 pubblicato il 10 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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"...l'immagine dell'albero che affonda le sue radici nella terra, si erge, ramifica, fiorisce e offre generosi frutti a chi lo coltiva, mi ha costantemente accompagnato, quasi ossessionato, per tutta la mia vita di insegnante e di allenatore; forse perchè il mio immaginario è molto limitato o forse perchè zappare la terra e seminarla è sempre stato fondamentale per la soppravvivenza del genere umano..."

Lo sport, per quel poco di cultura umanistica che basta a spiegarne le origini, è nato come aspirazione ad emulare le gesta dei grandi guerrieri e, come implicito surrogato della battaglia, si è rivelato un positivo atto liberatorio dell'aggressività ancestralmente insita nell'animo umano, indispensabile prerogativa, questa, per la sopravvivenza della specie; esattamente come lo sono gli stimoli della fame, della sete e della riproduzione.
Non è certa la ragione per cui gli antichi greci organizzarono i giochi olimpici: se per ragioni di propaganda eroica, come mera speculazione dell'aggressività, come religioso avvicinamento dell'uomo all'onnipotenza degli dei o perchè già filosoficamente illuminati dalla consapevolezza che, surrogando la battaglia, potesse in qualche modo incanalare l'aggressività in situazioni  non pericolose per la società umana.   Resta il fatto che da quel momento nasce l'idea di utilizzare la rappresentazione della battaglia come pubblico spettacolo ludico/competitivo e che, da quell'idea, è nato ciò che noi tutti, oggi, identifichiamo come " disciplina sportiva ". L'accezione dello sport come "disciplina" ha una grande importanza perchè ci aiuta ad accettarne le regole ed a mantenere l'esercizio entro i limiti della "lealtà" ( rispetto delle regole ) e delle "correttezza" ( rispetto per l'avversario ), ma ci aiuta anche a comprendere che la sua evoluzione può essere data soltanto dalla " precisione logica" con cui le regole devono essere stabilite e che il "comportamento" specifico, relativo ad ogni specialità, necessita sempre di adeguato " rigore scentifico".   Infatti, perchè una disciplina riscuota e mantenga un vasto consenso popolare, è necessario che possieda forti prerogative di richiamo all'istinto competitivo ed affascinanti qualità spettacolari, che sia supportato da valide strutture organizzative e promozionali e che, per adeguarsi all'evoluzione dei tempi, riscuota costante interesse da parte degli studiosi del comportamento tecnico e tattico.

Il basket è certamente uno degli sport di squadra che, per contenuto competitivo, spettacolarità, diffusuione, organizzazione, promozione e letteratura tecnico-scentifica, ha dimostrato di riscuotere sempre maggiori consensi nel mondo intero.   Ma il mantenimento di una conquista necessita di continuo "studio evolutivo" e questo può essere ottenuto solo se ogni singolo operatore vi apporti il proprio contributo anche modesto.

 " ...un seme cade dal grande albero e germoglia assieme a mille altri nel bosco; ne nasce un forte virgulto che si nutre di humus e di luce e comincia a crescere e svilupparsi; ma il suo destino sarà di produrre solo piccoli frutti selvatici se non interverrà la mano esperta dell'agricoltore che lo trapianterà dal bosco al frutteto per innestarlo con una talea di buona qualità, potarlo e coltivarlo a dovere in modo che possa divenatre a sua volta un grosso albero e produrre frutti in gran quantità e di ottima qualità..."

Sappiamo tutti che per eccellere in un qualsiasi campo delle attività umane, da quello scentifico, letterario, artistico o imprenditopriale a quello sportivo, occorre avere " talento " cioè quellla particolare vocazione innata per riuscire ad eccellere in una  attività megli che in qualunque altra.   Sappiamo però che il talento di per sè non è sufficiente ad eccellere se non supportato da una adeguata "cultura" cioè dal quell'insieme di  conoscenze e nozioni organicamente legate tra loro che forniscono all'individduo i mezzi per esprimersi.

Potrebbe mai un romanziere, uno scultore, un musicista, uno scienziato produrre un'opera degna di passare alla storia se privo di vocazione, ispirazione, applicazione pratica e assoluta padronanza dei fondamentali delle propria attività che gli permetteranno di esprimersi e trasmettre agli altri il significato della propria opera?
Negli sport di squadra, però, le nozioni teoriche ed i comportamenti del gioco non sono solo riferiti all'attività del singolo ma estese all' interazione con i compagni; il gioco di squadra, infatti, consente di esaltare al massimo le qualità personali del giocatore e la sua capacità di armonizzarsi nel collettivo.
Non occorre essere  dei fanatici del basket per riconoscerne quelle prerogative di dinamismo, libertà espressiva e di integrazione tra individuo e collettivo da questo sport massimamente esaltate, tuttavia,  la cultura del collettivo non è altro che la capacità del giocatore di armonizzare il proprio comportamento individuale al comportamento dei propri compagni per il perseguimento degli obbiettivi comuni.
 

 
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Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 10 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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ANTICO  TESTAMENTO

100ANNI DI BASKETBALL
DARIO COLOMBO  -   OSCAR ELENI
1991 -  ARNOLDO MONDADORI EDITORE

Ricchissimo di spettacolari fotografie e di rari documenti storici, il libro racconta e celebra i primi cento anni di storia del Basket e vuole essere un aiuto per tutti coloro che hanno amato, amano e ameranno il basket per una più approfondita conoscenza delle vicende umane e sportive legate ai protagonisti più significativi della nascita e dell'affermazione di questo sport meraviglioso.
Eccone un indice sintetico. 1891, James Naismith - 1892, I primi sucessi e il basket femminile - 1898, Le mille leghe USA - 1932 La federazione mondiale - 1936 Il basket alle olimpiadi - 1946 nasce l'NBA - 1957 la Boston Dinasty - 1964 la leggenda di UCLA - 1969 Belov il siberiano - 1970 IGNIS VARESE la valanga gialla - 1979 Bird & Magic - 1982 il principe Sabonis - 1987 Atene e Indianapolis, la rivoluzione - 1989 bye bye Kareem - 1990 Dino Meneghin - 1991 i campioni del duemila

 
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perchè il basket ?

Post n°5 pubblicato il 06 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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" Dottor Gulick - disse Naismith - credo che il segreto stia tutto nel combinare tra loro le caratteristiche più interessanti degli sport che conosciamo. "

 La prima considerazione di Naismith fu che tutti gli sport di squadra usavano una palla ed anche il nuovo sport doveva averne una. Optò per una palla grande, sia per tenerla in vista di tutti, sia per non dover ricorrere a qualche tipo di attrezzo che avrebbe reso il gioco più difficile da insegnare. Poi riflettendo sul successo del football americano Naismith arrivò alla prima fondamentale deduzione che avrebbe poi fatto la fortuna del nuovo sport. " Perchè il football non può essere giocato al coperto? - Perchè gli scontri erano inevitabili ed in un luogo chiuso sarebbero stati più frequenti e quindi più pericolosi. E perchè gli scontri erano inevitabili? - Perchè i giocatori potevano correre con la palla in mano; ma se i giocatori non avessero potuto correre con la palla in mano non ci sarebbero stati contrasti e si sarebbe potuto giocare al chiuso" Adesso, se un giocatore non poteva correre con la palla in mano, bisognava comunque trovare il modo di farlo avanzare per il campo. Ripensando a quanto accadeva negli altri sport, e volendo evitare nasi rotti e sbucciature decise che la palla potesse essere passata tra i giocatori ma non colpita con calci e pugni.

A questo punto restava l'ultimo decisivo passo: lo scopo del gioco. Alla mente del professore canadese, non si sa per quale misterioso collegamento, venne il ricordo delle lunghe ore passate al Bennie's Corners, nell'Ontario, a giocare con i compagni a Duck on the rock: ( colpire con un sasso un oggetto posto in cima ad un grosso masso ) ecco l'idea giusta! Se la meta del gioco fosse stata messa in verticale i giocatori sarebbero stati costretti a lanciare la palla ad arco per infilarvela ed a quel punto sarebbero contati più l'abilità e la precisione che la forza. Per evitare che una squadra si schierasse compatta ad impedire alla palla di entrare nella zona di meta decise di posizionarla ad una ragionevole altezza comunque fuori dalla portata dei difensori.

 Finalmente Naismith aveva un gioco di squadra ed un obbiettivo; non rimaneva che trovare il modo di farlo iniziare e ,ricordandosi delle rimesse laterali del rugby, pensò che alzare il pallone tra due giocatori, avrebbe certamente evitato scontri fisici. All'inizio il palleggio non era previsto ma ben presto divenne una necessità per agevolare lo smarcamento degli attaccanti, si cominciò con uno solo, anche con due mani, per arrivare via via alla formula attuale.

 Furono però le regole a subire i mutamenti più radicali nel giro di pochi anni. In quelle prime partite il canestro valeva un punto, ed un punto veniva assegnato ad ogni tre falli dei difensori, la rimessa veniva assegnata alla squadra che per prima riusciva a prender la palla ( immaginate le risse specie quando la palla finiva sulle balconate che spesso circondavano le palestre ), Quando un giocatore commetteva fallo veniva messo a sedere finchè la squadra avversaria non avesse segnato un canestro. Grande rilievo assunse sin dagli inizi la figura dell'arbitro, da subito oggetto di critiche e controversie tanto che, racconta lo stesso Naismith, un arbitro di nome Fields gli confidò che la prima cosa che controllava, una volta arrivato in palestra, era la finestra del suo spogliatoio e si assicurava che rimanesse sempre aperta per poter fuggire indisturbato in caso di incidenti.

 ( nella foto - un pallone da calcio ed un cesto per la frutta per una delle prime partite di basket all'aperto )

 
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1891 - ho inventato il basket !

Post n°4 pubblicato il 06 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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..." forse è un segno della giustizia divina il fatto che sia toccato ad un uomo di grande integità come James Naismith il privilegio di inventare un gioco di così grande valore e significato come il basketball, creatura che è il simbolo della sua intera esistenza"...

Con queste parole il reverendo Theodore Aszman, il 1° dicembre 1939, commentava la fine dell'esistenza terrena di James Naismith, l'inventore del basket, spentosi il 28 novembre per un'emorragia cerebrale e, proprio quel giorno, negli Stati Uniti cominciava un'altro campionato di basket.

James Naismith nasce il 6 novembre 1861 in una fattoria di Almonte, Canada, rimane orfano prestissimo e viene affidato dapprima alla nonna e successivamente allo zio Peter. Il lavoro nei mesi estivi e la scuola di Almonte non impediscono al piccolo James di mettersi in luce nel pattinaggio su ghiaccio, dove non ha rivali, come pure nel nuoto e nelle lunghe regate di canoa lungo il fiume Indian River.

Non altrettanto poteva dirsi per il suo rendimento scolastico cui, tuttavia,  si impegnò sempre allo spasimo, in virtù della promessa fatta allo zio Peter di diventare pastore presbiteriano. Nell'autunno del 1884 inizia la sua "love story" con il rugby che durerà ben sette anni senza, però, impedirgli di diventare un personaggio di spicco anche nei tornei di calcio, lacrosse e lotta. Gli allenamenti alle 6 del mattino, spesso con temperature al di sotto dello zero, non gli impediscono di completare gli studi perfettamente nei tempi dei corsi ed il 30 aprile 1887 si laurea in lettere

Ma la sua fama è legata soprattutto alle sue imprese di atleta e così, quando si iscrive alla Presbyterian Colllege, sono molti gli insegnanti che gli rimproverano le sue attività sportive, considerate immorali e poco adatte ad un giovane che studia per diventare pastore; ma James tiene duro e, quando nell'estate del 1889, gli viene offerto il posto lasciato da Frederick Barnjum, il più celebre insegnante di educazione fisica del Canada, si butta a capofitto nel nuovo incarico senza tuttavia abbandonare gli studi di telogia, anche se, in cuor suo, ha ormai deciso che il suo futuro sarà nell'insegnamento dell'educazione fisica.

Scriverà anni dopo nel suo libro "...capivo che c'erano altri modi, altrettanto efficaci, per fare del bene oltre alla preghiera..." Laureatosi con il massimo dei voti e con una tranquilla rendita come pastore davanti a se, Naismith prende il treno che lo porterà a Springfield, Massachusetts alla School of Cristian Workers, in seguito YMCA, dove entra in un programma destinato a formare istruttori da inviare per il mondo per diffondere, assieme al messaggio cristiano, anche adeguate nozioni di amministrazione ed attività sportiva, sotto la guida del dottor Luther Halsey Gulick Jr, e proprio il dr.Gulick sollecita  un giorno i suoi insegnanti di educazione fisica ad inventare un nuovo gioco per i mesi invernali. Per 13 giorni Naismith si arrovella alla ricerca di uno sport adatto ai turbolenti allievi dell' YMCA, quindi presenta al mondo la sua creatura il basketball. E' , con ogni probabilità, il 21 dicembre 1981.

( nella foto - James Naismith con pallone ( da calcio ) e canestro ( da frutta )

 
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1983 - la prima contesa

Post n°3 pubblicato il 03 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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Appena un anno dopo, e precisamente il 22 marzo 1893 si disputa a Northampton, Massachusetts il primo incontro di basket femminile aperto al solo pubblico femminile; un anno di allenamenti aveva convinto quelle ragazze che bustini e gonne alle caviglie non erano proprio comode per quel gioco ed ecco che per quel debutto comparirono più pratici mutandoni di lana e bluse vaporose a condizione che i maschietti non fossero ammessi ad assistere.

Fu Senda Berenson, insegnante di educazione fisica allo Smith College, che ebbe modo di conoscere personalmente Naismith e di apprendere le prime nozioni di basket proprio dal suo inventore, ad introdurre al nuovo sport le ragazze della buona borghesia del New England, mentre, nel 1895, Clara Bauer dovette scrivere una lunga lettera al professor Naismith chiedendogli istruzioni e consigli per poter insegnare anche alle sue allieve del Newcombe College di New Orleans quello sport che si stava diffondendo così rapidamente in tutti gli Stati Uniti. Naismith non si limitò ad inviarle le nuove regole ma le tracciò su un foglio le posizioni migliori da far tenere alle giocatrici sul campo. Clara Bauer, che non aveva mai assistito di persona ad un incontro di basket, pensò che tali posizioni fossero da ritenersi fisse e quindi iniziò a sviluppare un basket tutto suo fatto di pedine quasi immobili che chiamò alla francese " Basquette " 

A quel punto le regole di Naismith e della Bauer iniziano a fare il giro degli Stati Uniti creando non poca confusione e mille dubbi ed incertezze soprattutto legate al numero dei giocatori in campo. Fino al 1899 le squadre femminili potevano schierare da 5 a 10 giocatrici per volta, più tardi si passò a 5 e 9 e dopo il 1922 a 6 e 9 e nel 1937 si decise per 6 ma di queste 3 dovevano stare in difesa e 3 in attacco. Bisognava attendere fino al 1938 per vedere il parquet diviso in sole due metàcampo e dovevano passare altre 30 anni prima che in tutti gli Stati Uniti anche le ragazze dovessero giocare in 5, tranne nello Iowa dove fino al 1990 ( e forse ancora oggi ) il campionato delle Higth school si gioca con 6 giocatrici in campo.

( nella foto - Senda Berenson, allo Smith, College alza la palla a due della prima partita di basket femminile )

 
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1892 - nasce il basket femminile

Post n°2 pubblicato il 03 Agosto 2007 da ardorbasketfemminile
 
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..." Le possibilità di arrecare un danno permanente alla bellezza ed alla salute, nonchè la maligna influenza che può esercitare l'eccitazione del gioco sulla sfera emotiva femminile, rendono questo sport assai poco adatto alle donne."...
Lucille Eaton Hill, Wellesley College.1903

Fortunatamente non la pensavano così alcune insegnanti della Buckingham Grade School che, incuriosite da quei tonfi che provenivano dal seminterrato della YMCA, all'ora di colazione, decisero di andare a vedere cosa mai succedesse in quella palestra. Entrate da una porta laterale che dava sulla balconata, alla quale Naismith aveva fatto appendere i suioi primi canestri in legno, rimasero sorprese e meravigliate dallo spettacolo che si svolgeva sotto i loro occhi. ( A tutt'oggi sono ancora molte le incertezze su cosa avesse davvero interessato e meravigliato quelle signorine, nè si è mai riusciti con certezza a stabilire quanto entusiasmo fosse suscitato dalla spettacolarità ( peralto pittosto scarsa di quei tempi ) del nuovo gioco e quanta, piuttosto da quei giovanotti in canotta e mutande alle prese con quella palla tanto rumorosa quanto ballerina ). La storia ci assicura comunque che da allora la palestra dell' YMCA divenne la meta fissa durante la pausa pranzo di quelle insegnati che un giorno, preso il coraggio a due mani, chiesero a Naismith di poter provare anch'esse quel nuovo gioco.

Anche se, in quei giorni, ad Atlanta si stava lanciando sul mercato la rivoluzionaria Coca-Cola erano ancora ben lontani, per le donne, i giorni delle rivendicazioni e delle emancipazioni; figuratevi quindi la sorpresa di Naismith e dei suoi allievi a quella richiesta ed immaginatevi le loro facce quando le videro entrare in campo per il primo allenamento con i loro abiti da passeggio: maniche lunghe, scarpe coi tacchi, gonne pesanti e qualcuna addirittura col bustino. Era l'inverno del 1892, erano passate solo poche settimane dall'invenzione del basket e, pochi mesi dopo, presso l' YMCA di Springfield vennero formate già due squadre in una delle quali, giusto per non farci mancare un po' di gossip,giocava tale signorina Maude Sherman che più tardi sarebbe diventata la signora Naismith.

( nella foto - la tenuta femminile per il basket da una illustrazione di un giornale di fine secolo )

 
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