arrocco

sottopelle


 Questo abbandono di foglie a terra che chiama a sè ogni ferita. Salvami da questo letargo che indosso come maschera fasulla ai desideri. Trattienimi i capelli per cercare la mia bocca. Lasciamoci ubriacare da questo nettare violaceo, liquido approdo da cui salpare. Conta le mie ossa e conta le stelle, mentre precipito in un altro firmamento. Ridiamo ebbri, lascia che sudi sangue il fiele, siamo oltre la pelle, invincibili cristalli. Quel che resta lo indosserà ignaro qualche passante, straordinario straniero. Non saprà nulla, nessun segno, polvere del capolavoro che siamo stati per un attimo.