arrocco

dispersioni (fallen angel)


 C'era una volta un castello che dominava una valle amena e soleggiata, dove l'armonia poggiava delicata sopra le cose. Un giorno, un principe illuminato vide nel castello i segni del tempo e la pesantezza greve delle sue pietre. Così decise di costruire una torre sul lato nord, a seguire il vento, con pietre luccicanti di quarzo e ridenti. Quella torre era in realtà un ponte segreto tra mondi, quello austero di regole fatte da uomini e dei e quello sconfinato dei sogni e del possibile. Ogni giorno il principe scendeva per quella torre, che glielo consentissero le sue gambe o le sue fantasie.Un giorno quel principe, colmo delle discese fatte, decise di riposare gli occhi e il cuore, preparando un ultimo viaggio da cui tornare nuovo di zecca, leggero come piuma nell'aria. Così il castello languì un poco, come languono le pietre che hanno l'instancabile memoria di mille e mille più passi. La torre rimase inerte, non fu più ponte, ma solo cimelio sconsolato di possibilità incrociate e abortite.Un giorno giunsero al castello nuovi principi. Si riaprirono sale e danze e il trono fu lustrato come mai prima (all'antico principe non piaceva sedervicisi). Si fecero erigere scale, siepi, steccati. Si etichettarono i fiori e si tolse impalpabilità a nuvole e vento. Ogni cosa avrebbe dovuto inchinarsi al nuovo potere. L'armonia sbiadiva affranta sui prati verdi. I principi a consiglio, discutevano, progettavano e pensarono che la torre color dell'argento fosse un'inutile torre che non conduceva in nessun posto e che avrebbero potuto riempire il buco lasciato, una volta demolita, con pietre e catene.La torre gemette quando il primo colpo di mazza ne minò le fondamenta. Dall'altra parte del suo viaggio, l'antico principe sorrise amaro. Non si voleva ricordarlo. Poi l'amarezza scomparve: era libero dal ricordo di chi non contava per lui più nulla. Il suo ponte era salvo, altrove, con l'emblema di una torre d'argento abbattuta.