arrocco

aliti


  Mi sveglio ogni mattina e affacciandomi alla finestra ti dico: "Ciao papà". Lo dico alla spavalderia dei tuoi tre anni, alle tue foglie grigio argento di Leccino, ai rami flessibili e alla corteccia tenera della tua giovinezza.Una volta lessi di una donna che aveva un amante, forte e delicato, leggero e radicato. Sì, radicato. Tra i suoi rami vedeva il cielo. Era un acero cresciuto rigoglioso in un cortile di città. Gli alberi hanno coraggio, purché gli rimanga sopra uno scampolo di cielo azzurro.Credo che avrei dovuto essere una pianta o un animale. Ora sarei con il naso per aria ad annusare primavera o starei sbocciando. Sarei fremente, con il desiderio sottopelle di nuovi amori e nuovi frutti.Invece sto a chiedermi quale dannato gene estraneo alla natura mi abbia posto in questo mondo "umano" in cui non mi riconosco se non per pochissime eccezioni.