arrocco

muri


  Ti ho guardata su quella lastra fredda. Ti ho cercata in quel sorriso lontano. Un posto in quel muro di speranze ormai sopite, orizzontali. Muri tutt'intorno. Nomi, date, fiori, immagini sbiadite, bianco e nero, colori. Colori che ormai non conservano nulla, colori di vite passate, andate, finite. Non si vedeva nulla oltre, si poteva guardare solo in su, verso quel cielo pallidamente azzurro. Lontano si sentivano anche i rumori di un cantiere. L'udito cercava altrove ma la vista stava lì prigioniera. Ti ho guardata, ho guardato le lettere che scrivono il tuo nome e i tuoi anni. Ho guardato la frase che serve a consolare, a ricordare... che non serve a nulla. Ho guardato i fiori, un letto di rose bianche già un po' appassite. Ho pensato che ti sarebbero piaciute. Mi fanno pensare ad una sposa le rose bianche. E nella foto eri davvero una sposa, con il sorriso più radioso e già la dolcezza di mamma nello sguardo. Non mi è piaciuto il muro. Preferirei la terra o l'aria o l'acqua. Il tornare a mescolarmi con qualcosa che sia vita. Credo che avresti scelto la stessa cosa anche tu, se solo ci fosse stato il tempo di chiedertelo. Se solo ci fosse stato meno stupore. Se solo qualcuno quel giorno avesse guardato in un'altra direzione.S. t. t. l., dolce B.