arrocco

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 Piove sull'erba verde, mentre io faccio il demiurgo sul bianco di un foglio virtuale. Un mondo disegnato in cui tutto torna, preciso al millesimo di millimetro. Decido il dove, il come, il quando. Spessori di linee e colori. Tanto più sgargianti, tanto più grigio è il mondo oltre il vetro, in letargo dalla sua primavera.Non è valido quel che attraversa Piero, colpito a morte. Non è più facile morire in inverno. E' più consolante, la primavera, per chi resta, forse. Il dolore in parte alleviato dalla rinascita di ogni cosa (ma chi muore non rinasce). In inverno tutto muore due volte. Forse è più coerente morire in inverno. Il coraggio per farlo, quello manca sempre. Perchè poi, giunti a un certo punto, il coraggio non è più un affare personale e privato, ma diventa pegno nei confronti di chi resta. Chi può avere il coraggio di abbandonare i propri cari, nella presunzione di non trovare alcuno che possa amarli più di quanto noi li amiamo?